Bojan Krkic lascia il calcio: il bimbo prodigio schiacciato da Messi e passato pure in Serie A
A soli 32 anni Bojan Krkic ha annunciato il ritiro dal mondo del calcio professionistico. Arrivata alla conclusione, la sua carriera ha offerto molto meno di quanti in molti si sarebbero aspettati da un attaccante brevilineo che al mondo (forse troppo) ricordava quel Messi che nel frattempo stava diventando leggenda e schiacciando sotto il peso della sua immagine quante più cose gli capitavano a tiro. Valanghe di gol con le selezioni e record di precocità (era il più giovane di sempre in gol per il Barcellona) il biglietto da visita di un talento sicuro, preannunciato come Bojan. Qualcosa, invece, è decisamente andato storto: dopo i blaugrana, con cui è stato comunque parte integrante di una Champions League vinta, e l'apoteosi chiamata Guardiola ogni esperienza è andata male.
Partenza dall'Italia, fine in Giappone
La prima tappa post-Barca, tra l'altro, è stata l'Italia. Nell'estate 2011 lo prende la Roma del ds Sabatini, l'allenatore Luis Enrique lo conosce già avendo un trascorso nelle giovanili blaugrana: sotto le attese ma annata tutt'altro che disastrosa, 7 gol in dote. Non ci sarà però per lui una seconda chance: l'estate successiva va in prestito al Milan e in rossonero le cose iniziano ad andare storte. Qualche infortunio di troppo e a fine stagione deve ripartire da zero. La successiva destinazione sarà comunque un altro grande club d'Europa, l'Ajax, ma anche in quel di Amsterdam non riesce a guadagnarsi la conferma. Approderà poi in Inghilterra, a titolo definitivo allo Stoke, e sarà per lui l'inizio dell'inarrestabile e triste discesa: dopo un paio di annate così così in Premier League, inizia un girovagare che lo porta al Mainz, in Germania, di nuovo in Spagna nell'Alaves prima di cambiare continente due volte, prima in Canada (al Montreal Impact) e poi in Asia, dove ha concluso la carriera nei giapponesi del Vissel Kobe. Con un malinconico punto di contatto che gli avrà forse riportato alla mente i suoi anni migliori, la condivisione dello stesso spogliatoio con Don Andres Iniesta. Lui sì, però, che ha saputo cogliere le occasioni capitate in carriera.