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Arnautovic: "A Shangai il momento più duro della mia carriera. Non sono un ragazzo d'oro"

Arnautovic: "A Shangai il momento più duro della mia carriera. Non sono un ragazzo d'oro"TUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
giovedì 9 novembre 2023, 17:23Serie A
di Simone Lorini

Anche Marko Arnautovic è stato tra i protagonisti di 'New Brothers', format confezionato da InterTv. Di seguito tutte le dichiarazioni dell'attaccante austriaco.

A quanti anni ha iniziato a giocare a calcio?
"Sei o sette".

Chi le ha trasmesso la passione per questo sport?
"Mio papà. Giocava sempre con mio fratello, che è più grande di me. Ho iniziato così".

Se non fosse stato calciatore, cosa farebbe oggi?
"Non lo so... Anche mia mamma me lo chiede spesso, ma non so rispondere. Sono contentissimo e fortunato a fare questo mestiere".

Segue anche altri sport?
"Sì, seguo un po' di basket. Con due figli a casa, però, non è semplicissimo guardare la televisione".

È sempre stato attaccante?
"No, inizialmente facevo l'esterno. Poi al West Ham Moyes mi spostò al centro".

Qual è il giocatore che l'ha ispirata di più?
"Javier Zanetti, il capitano. Ma anche il Fenomeno Ronaldo".

Qual è invece il ricordo più bello della sua prima esperienza all'Inter?
"Entrare nello spogliatoio e vedere tutti quei campioni. Rimasi sotto choc: non sapevo nemmeno dire il mio nome, ero troppo nervoso. Certi giocatori li vedevo solo in televisione, e tutto d'un tratto mi trovavo ad allenarmi con loro".

Che emozione ha provato a tornare, invece?
"Oggi è diverso. Ma le emozioni sono le stesse, sono contentissimo di essere qua".

Qual è stato invece il momento più difficile della sua carriera?
"In Cina, quando ero a Shanghai. All'inizio andava tutto bene, volevo portare lì anche la mia famiglia. Poi è arrivato il Covid, e in due anni e mezzo ho visto la mia famiglia tre volte. È stato un periodo difficilissimo: ero da solo in Cina, con otto ore di fuso orario".

Cos'ha imparato dai diversi Paesi in cui ha vissuto?
"La cultura. In Cina, come ho detto, ho vissuto momenti difficili, ma ho anche capito l'importanza della vita. Se hai tutto, ma ti mancano famiglia e salute, è difficile...".

È il recordman di presenze con l'Austria. Quanto è importante la Nazionale per lei?
"Ho sempre sognato di arrivare a cento. E magari di fermarmi dopo quel traguardo. Ma l'amore per il calcio e per il mio Paese è troppo forte, e mi dà ancora voglia di andare in Nazionale".

Qual è stato l'insegnamento più importante che ha ricevuto?
"Mio padre mi ha sempre insegnato a rispettare tutti".

Il carattere l'ha aiutata nella sua carriera?
"A volte sì, a volte no. So di aver sbagliato tante cose, non sono un ragazzo d'oro. Ma non ho mai perso la mia personalità: mi è capitato di non pensare prima di agire, ma quando sbaglio me ne rendo conto e ci penso tanto".

Tre caratteristiche per descriverla tecnicamente?
"Forza, tecnica e discreta velocità".

Quanto conta la vita da spogliatoio?
"Tanto. È importante condividere dei momenti anche fuori dal campo, stare insieme, anche quando le cose non vanno bene. All'Inter è così, e la strada è quella giusta".

Nel calcio conta più il talento o la determinazione?
"La seconda. Il talento serve, certo. Ma la determinazione conta di più".

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