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Milan: 4 o 5 cose inaccettabili. Inter: i corteggiatori di Inzaghi. Juve: certi stucchevoli paragoni. Il bello di Napoli-Como. E il paradosso arbitrale del “doppio regolamento”

Milan: 4 o 5 cose inaccettabili. Inter: i corteggiatori di Inzaghi. Juve: certi stucchevoli paragoni. Il bello di Napoli-Como. E il paradosso arbitrale del “doppio regolamento”TUTTO mercato WEB
Oggi alle 00:00Editoriale
di Fabrizio Biasin

La sosta è tra noi e che ci volete fare. Speriamo che passi in fretta.

E andiamo con la raffica di frasi, frasette, cose qualunque.

Signore e signori, siamo al paradosso arbitrale: in Italia esistono due regolamenti, uno in area di rigore e uno fuori. E infatti i fischietti non ci stanno capendo più una mazza, perché “fuori” certi interventi da quattro soldi li lasciano (giustamente) correre, ma “dentro” non possono, perché il regolamento dice “codesto è rigore! C’è lo steponfut!”. E allora finisce che un arbitro coerente con il suo metro faccia la figura del pirla perché oh, dentro l’area quello è fallo. Morale: i nostri arbitri forse non sono perfetti, ma di sicuro aver generato sto po-po di “tariffario” in area di rigore non li sta aiutando.

L’ammutinamento sui calci di rigore in casa Milan è una roba non banale. Cioè, si può perdere una partita e figuriamoci contro la bella Fiorentina dell’altra sera, ma non è ammissibile tutto il resto. Non è ammissibile vedere un capitano che sbaglia un rigore fregandolo al compagno di squadra e si fa cacciare a partita archiviata. Non è ammissibile vedere un difensore che salta per acchiappare un pallone da offrire al suo “amichetto” (Abraham) ma non salta abbastanza quando si tratta di non far segnare un gol ai suoi avversari. Non è ammissibile che Fonseca non riesca a farsi rispettare. Non è ammissibile che nessuno parli nel post gara se non Gabbia, tra i pochi giocatori rossoneri che sembra aver capito cosa significa essere un giocatore “da Milan”. Se i tifosi del Diavolo in questo momento sono delusi non è tanto o solo per i risultati (in fondo la classifica è cortissima), ma per una sensazione di “disordine generale” a cui non sono storicamente abituati.

Il calciatore Marco Curto è stato squalificato dalla Fifa per razzismo per aver detto a un suo compagno, in riferimento a un avversario (il sudcoreano Hee-Chan Hwang, attaccante del Wolverhampton), “Non starlo a sentire. Si sente Jackie Chan”. Il razzismo è una cosa seria, serissima. Questa decisione, invece, è ridicola, figlia dell’imperante “politicamente corretto” e banalizza un problema che non meriterebbe di essere banalizzato.

Il Como offre da bere ai suoi tifosi quando la squadra vince le partite, regala concerti allo stadio, fa beneficenza senza raccontarlo e, l’altro giorno, ha ascoltato i suoi tifosi (non capita spesso nel nostro calcio): loro, i tifosi, hanno raccontato quanto sia stata gradita l’accoglienza napoletana per Napoli-Como, la società ha replicato con un’iniziativa illuminata (birra gratis per i partenopei in occasione della gara di ritorno). Bravo il Como e i suoi sostenitori, bravi i sostenitori del Napoli, bravi tutti. A dimostrazione che basta veramente poco per elevare il nostro calcio malandato a qualcosa di migliore.

Una cosa su Simone Inzaghi: il Manchester United lo sta corteggiando da mesi e una telefonata (tramite intermediario) è arrivata anche di recente. Posto che un trasferimento in questo momento sarebbe ovviamente impossibile, il tecnico dell'Inter ha confermato di stare benissimo dove sta. Da Manchester hanno negato qualunque tipo di approccio, noi confermiamo tutto.

Questa cosa degli allegriani che aspettano mezzo passo falso della Juve per rompere le balle a Thiago Motta e degli anti-allegriani che ad ogni vittoria fanno riferimenti al recente passato, è realmente stucchevole. Thiago Motta sta facendo un buon lavoro, la partita di Lipsia in Champions è un ricordo destinato a restare, il solo gol preso dopo 7 partite di campionato certifica una solidità non banale che non può essere messa in discussione per uno, due o anche tre pareggi. Smettiamola di pretendere la luna dopo due mesi di lavoro, altrimenti quelli ridicoli… siamo noi.

Marco Baroni non è un pirla.

Ci sono una marea di infortuni, ce ne stiamo rendendo conto. Per qualuno si gioca troppo, per altri no. Il dato di fatto è che il calendario è stra-fitto e, soprattutto, negli ultimi 30 anni son cambiati i calciatori. Fisicamente s’intende. Masse muscolari decisamente più imponenti rispetto al passato si traducono in maggiore possibilità di farsi male. Se ci aggiungiamo un numero di partite francamente disumano, il risultato è questo. E, quindi, che si fa? Riduciamo le competizioni? Non capiterà mai perché tocca incassare. Così come i giocatori non rinunceranno mai ai loro succulenti ingaggi. E allora bisogna solo sperare in due cose: 1) Rotazioni sempre maggiori all’interno delle rose. 2) Nella fortuna.

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