A Napoli i panni sporchi non si lavano più in famiglia
La notte dei lunghi coltelli. Quella che ha appena vissuto Napoli e il Napoli, è stata una serata che farà discutere per giorni, settimane. Una notte da cui forse non si tornerà più indietro perché regolare i conti in maniera così plateale, vistosa, non è certo da tutti i giorni. Il risultato del San Paolo, l'1-1 contro il Red Bull Salisburgo, è già passato in secondo piano, l'ha fatto dal momento in cui, nel post-partita, l'addetto stampa del club s'è presentato nella pancia del San Paolo per annunciare che Carlo Ancelotti non si sarebbe presentato in conferenza stampa.
Non una mossa da Ancelotti. Come non lo era stata quella di criticare apertamente la società per la scelta di mandare la squadra in ritiro. Era quella la prima critica mossa apertamente a De Laurentiis da quando Ancelotti s'è insediato sulla panchina del Napoli: sembrava critica senza strascico polemico. Sembrava, ma non è stato così. Era l'inizio di una serie di eventi velenosissimi. Perché la voce dell'allenatore era innanzitutto la voce della squadra, che ha mal digerito la decisione di De Laurentiis di annunciare il ritiro tramite una intervista alla radio ufficiale.
"Non condivido la decisione della società. Ma è giusto che la società faccia la società, che l'allenatore faccia l'allenatore e che i giocatori facciano i giocatori". Aveva detto Ancelotti alla vigilia. In realtà, il silenzio dell'allenatore è figlio della decisione della squadra di non fare più silenzio. Sfida aperta contro la decisione della società con la minaccia delle vie legali qualora il Napoli dovesse costringere i giocatori a presentarsi in ritiro, in quella Castel Volturno dove ieri sera sono rientrati solo Carlo Ancelotti e il suo staff. Chiamasi ammutinamento. Un muro contro muro senza esclusione di colpi.