Zazzaroni sui Friedkin, tra buone cose ed errori grossolani: "Due americani a Roma"
"Metti un miliardo - tra acquisto e gestione ordinaria e straordinaria - nelle casse della società e non puoi nemmeno andare a vedere la tua squadra nel suo (e tuo) stadio per il timore di essere contestato. È quello che sta succedendo a Dan e Ryan Friedkin, salvatori dei conti romanisti, oltre che portatori di un trofeo internazionale, eppure da qualche tempo invisi alla tifoseria più attiva e presente". Comincia così il fondo di oggi a firma di Ivan Zazzaroni presente sul Corriere dello Sport.
"Di cose buone - prosegue Zazzaroni - gli americani di Roma ne hanno fatte tante, purtroppo hanno anche commesso errori esiziali - di superficialità?, per superiority complex? - creando una frattura enorme, ma sanabile, tra sé stessi e un pubblico che in 63 occasioni ha riempito l’Olimpico". Errori spiegati poi meglio: "In poco tempo sono riusciti a rompere con la storia recente della Roma, ossia Totti, De Rossi, Bruno Conti e Mourinho, l’allenatore che aveva saputo trovare immediatamente le coordinate per entrare nel cuore della gente e con due finali aveva portato la squadra ai primi posti del ranking europeo".
In chiusura: "I Friedkin - e più in generale le proprietà straniere - dovrebbero trovare il modo di dialogare con la piazza. Il calcio italiano sta subendo una colonizzazione poiché - così come in altri settori industriali - ha fame di risorse. Ma il tifoso non si accontenta dei risultati e dei conti a posto: pretende che la storia e l’essenza dei club siano comunque rispettate. I Friedkin sono una mano santa per la Roma: cosa ci vuole per allungare quella mano alla città, a chi paga l’abbonamento, il biglietto? Una parola semplice e irrinunciabile. Amore. Anche poco".