Juve: lo scudetto, le riflessioni sul futuro, un difensore in più e... la posizione di Allegri. Milan: l'Atalanta fa paura, ora Gattuso pretende risposte. Inter: i numeri di Spalletti e la "sfida" con Conte. Evviva Fognini, anche quando perde
Ciao. La festa è finita e si torna a lavorare. Anzi no, molti fanno il megaponte fino all’1 maggio, alcuni fino al 2 giugno, altri non tornano proprio. Il megaponte è per molti, ma non per tutti. Non per noi “grandi eroi” di tuttomercatoweb che anche oggi ve ne diciamo di tutti i colori. C’è tutta una questione legata ad alcuni giocatori olandesi, quelli dell’Ajax. Come da previsioni la vittoria in Champions sulla Juve fa sì che qualunque talento orange venga attualmente affiancato alle nostre squadre. L’ultimo e il marocchino Hakim Ziyech. Si legge: “Inter, occhi su Ziyech, la valutazione è tra i 35 e 45 milioni”. Ah beh, allora ne prendo un paio.
Ecco, la formula “occhi su” è molto sottovalutata ma assai efficace. Tu scrivi il nome di un giocatore a caso, prendi una società a caso e colleghi il tutto con “occhi su”. Nessuno potrà mai romperti le balle. Per dire, c’è anche chi dice “Juve, occhi su Joao Felix, c’è l’ok di Ronaldo”. Ah beh, allora siamo tranquilli. Comunque, la verità è che siamo tutti appesantiti dai banchetti pasquali e un po’ nervosi, soprattutto noi che non possiamo permetterci il megaponte siamo travolti da megascazzo. E allora scriviamo cose a caso.
Bene, parliamo di Juve e della tendenza all’esaltazione/massacro, a seconda di come vanno le cose. La Juve è uscita dalla Champions e allora “si proceda con il massacro”. All’indomani della sconfitta altrui, siam tutti professori. “Io l’avevo detto che l’Ajax è un bello squadrone”, “io lo sapevo”, “io, io, io”. Ma in realtà cerchi tracce scritte e tutti (o quasi) avevano puntato sul passaggio di turno della Juve perché “gli olandesi son bravini ma la Juve è la Juve”. Poi la Juve ha perso e l’esaltazione del pragmatismo allegriano si è trasformata in “esaltazione del bel gioco” senza il quale non si va da nessuna parte. Come sempre vale tutto e il suo contrario.
Noialtri non sappiamo quale sia la verità - in passato hanno trionfato squadre con mediocre spettacolarità - ma sappiamo due cose: 1) L’Ajax ha strameritato il passaggio alle semifinali di Champions perché esportatrice di un calcio che non è solo “bello” ma è soprattutto “nuovo”; una sorta di tiki taka guardiolesco ed efficace. 2) Il culo (inteso come fortuna) è sempre la componente più importante. E “culo” significa affrontare avversari, per dire, con forma peggiore della tua.
Ma andiamo al sodo: sapete come ci immaginiamo la Juve 2019-2020? Uguale a questa, non tanto negli uomini, quanto nell’atteggiamento. La conferma di Allegri, a meno che non sia “di facciata”, ci porta a credere che anche l’anno prossimo si punterà più sulla concretezza che sulla bellezza. Ci sarà ancora Ronaldo, attorno a lui si proverà a costruire un impianto meno traballante. Già, perché il dato di fatto è che la squadra che molti di noi avevano definito semi-perfetta settimana scorsa è scesa in campo con una difesa imperfetta (Benatia è stato colpevolmente lasciato partire a gennaio e con De Sciglio e Rugani titolari non si va lontano), un centrocampo con poche idee (Pjanic non è Pirlo. Anzi, nessuno è Pirlo), un attacco che dispone di uno dei due giocatori più forti al mondo e che però ha bisogno di un “complemento” alla Benzema: Mandzukic è quel complemento, ma ha acciacchi a volontà, Dybala invece non lo è.
Ecco, la Juve ben presto deciderà se Kean può essere “quel” giocatore o se è il caso di puntare su attaccanti più pronti; a centrocampo ha già preso Ramsey e non è poco; per la difesa, invece, dovrà trovare alternative a Chielllini, che è ancora uno dei migliori interpreti del mondo e proprio per questo quando manca lascia un vuoto devastante. E Chiesa? Costa assai, ma piace eccome. Ma piace anche a mia sorella e difficilmente giocherà a casa sua. Diciamo che, Bayern escluso, i bianconeri sono in posizione di vantaggio su tutti nella corsa al talentone.
A mescolare gli ingredienti ancora lui, Max Allegri, che non piaceva a molti tifosi bianconeri prima di Juve-Ajax e figuratevi se può piacere adesso. Le folle e i commentatori spingono per il cambiamento, ma “cambiamento” non è sempre sinonimo di “miglioramento”. Ecco, la Juve ci riproverà e lo farà con la stessa filosofia degli ultimi anni: anche se ora pare una sciagura, non è detto che sia la scelta sbagliata.
(Passo la palla al buon @fperuginipz, perdonate ma mi è venuto il mal di capa. Ci si rivede in fondo per parlare di Fognini).
La stessa altalena di emozioni la vive il Milan di Gattuso, la cui considerazione presso i tifosi rossoneri trema come il terzo anello di San Siro ("tutto a posto", hanno fatto sapere le società). Il pari col Parma ha rimesso in discussione il quarto posto, Lazio e Roma non ne hanno approfittato per l'assurda abitudine di questo campionato che vede le big mangiarsi le occasioni migliori per uscire dalla mediocrità. Così non ha fatto l'Atalanta che ha ribaltato il Napoli e raggiunto i rossoneri, perché la Dea non ha i problemi di una big ma solo la fame e un progetto ambizioso. Ecco perché il Diavolo ora non può più permettersi prestazione come quella del Tardini. Intendiamoci, Gattuso - almeno per chi scrive - ha colpe limitate e in queste righe ne abbiamo spesso sottolineato la capacità di arrabbattarsi con quello che ha. Quello che preoccupa, però, è vedere il Milan impaurito farsi schiacciare dal Parma per difendere un golletto di vantaggio. Serve un Milan diverso, più simile al suo allenatore. E serve da subito, perché il tempo è finito.
Quindi l'Inter, decisamente più serena dopo sabato sera. La squadra parte male, Spalletti la ribalta nel secondo tempo e conquista un punto che vale parecchio in ottica terzo posto. Champions League raggiunta l'anno scorso, bis a un passo in questa stagione: il tecnico, pur con qualche limite nella gestione del gruppo, sta portando la nave in porto. Se la società prenderà altre strade (continuano i contatti con Conte) lo farà per accelerare il processo di crescita, altrimenti l'Inter avrà la garanzia di poter ripartire da un gruppo rodato.
(Rieccomi, due cose su Fognini, ci tenevo. Twitter: @Fbiasin)
Fino a qualche giorno fa quando dicevi "Fognini Fabio" ti rispondevano due cose: 1) È un fesso. 2) Il tennis italiano? Non esiste. Sette giorni dopo è cambiata l’aria che pare di essere alla Spa, merito del “fesso”, tra l’altro.
Fognini vince a Monte Carlo e in un attimo trasforma tutti noi in esperti di palline, let, terre rosse eccetera. E se prima l’azzurro era un incompiuto, il cattivo esempio, quello che "si è buttato via", oggi è l’eroe da celebrare: politici, pensatori, amici che non c’erano e ora ci sono.
Parliamoci chiaro: Fognini non vincerà mai il premio "Don Mazzi" per la pazienza e ben presto tornerà a spaccare racchette, ma questo non significa nulla, così come è parecchio inutile insistere con la tiritera del "se avesse avuto un’altra testa sarebbe tra i primi 5 al mondo" che conta come il 2 a briscola perché "se avesse avuto un’altra testa", semplicemente, non sarebbe stato Fognini Fabio.
E niente, siam qui da 48 ore a celebrare un tennista col carattere complicato e una fastidiosa carta d’identità (32 anni), ma anche un professionista con i controcazzi che da 20 anni tira palline "dall’altra parte" e oggi si gode il suo momento.