Sivebaek: "Con la Danimarca riscritta la storia. Eriksen? All'Inter non danno tempo"
Che fine ha fatto John Sivebæk? Oggi 59enne, l'ex difensore del Pescara e protagonista dell'impresa con la Danimarca nel 1992 è tornato in patria da diversi anni, rimanendo nel mondo del calcio. Ai microfoni di Tuttomercatoweb ci racconta del suo presente da procuratore con la sua agenzia, la Sivebæk Sports Management, e ricorda la sua esperienza italiana con i biancazzurri di Galeone:
John Sivebæk, di cosa si occupa oggi?
"Dopo aver smesso di giocare ho avuto una società che si occupava della vendeva forniture per ufficio. office suplies. Abbiamo in seguito venduto la società e dal 2004 sono tornato nel calcio, facendo a tempo pieno il procuratore".
Con chi lavora prevalentemente?
"I miei clienti sono danesi e lavoro molto in Germania e Inghilterra, ma anche in Italia. Ad esempio Andreas Jungdal, portiere della Primavera del Milan. O Matti Lund, che ha giocato al Pescara".
Dal campo alla gestione dei giocatori, il calcio in due prospettive diverse
"Beh, fare il calciatore è sempre meglio (ridr, ndr). Ho giocato ed è stato fantastico, non c'è lavoro più bello. Restare in questo mondo mi piace, certamente il lavoro di procuratore non è sempre facile ma metto a disposizione dei giovani la mia esperienza e questo mi gratifica".
Perché proprio il procuratore e non l'allenatore o il dirigente?
"Se avessi fatto l'allenatore sarei tornato ad avere sempre la valigia pronta. Continui spostamenti, nuovi luoghi in cui vivere. Non mi andava più. Le mie radici sono a Vejle e per restarci ho valutato un lavoro che mi permettesse di fare qualcosa di amministrativo".
Lei ha giocato in Italia quando il nostro campionato era l'Eldorado nel calcio. A Pescara però le cose sul campo non andarono benissimo
"Una bella esperienza anche se il Pescara all'epoca non è che fosse una società in cui funzionava tutto, penso ad esempio agli stipendi. Ma è stata una bella esperienza e sono felice di averla fatta. E poi la città è molto bella, i tifosi calorosi e l'Italia in generale è un paese fantastico".
Come compagni di squadra, alcuni divenuti tecnici e dirigenti illustri. Il primo nome che le faccio è Massimiliano Allegri
"Lui era un bravissimo calciatore. Ma devo dire che quel Pescara ne aveva tanti: pensa a Dunga, campione del mondo. E poi Carnavale, Massara..."
A proposito di Massara, oggi direttore sportivo del Milan
"Era difficile da prevedere. Ma anche Allegri non mi aspettavo di vederlo a questi livelli. Col tempo le cose cambiano".
Allenatore a Pescara, Giovanni Galeone. Un maestro per molti, tra cui Allegri
"Beh, abbiamo cambiato tanti allenatori che non facevi in tempo ad abituarti (ride, ndr)".
Lei è stato protagonista di una delle più grandi imprese sportive: l'Europeo vinto con la Danimarca nel 1992
"Non ci eravamo nemmeno qualificati, ci siamo presentati a un torneo da ripescati contro Inghilterra, Svezia e Francia senza alcuna aspettativa. Poi da cosa è nata cos, abbiamo guadagnato entusiasmo, cementato il gruppo. Rivedendo le partite ho pensato che non poteva essere solo fortuna, perché giocavamo bene, eravamo forti. Tutti uniti verso un obiettivo. Alla fine ci abbiamo creduto davvero, al punto da vincere gli Europei".
Alcuni erano già in ferie, prima della chiamata a sorpresa
"Io non ero in ferie ma solo perché giocavo in Francia e la stagione terminava tardi. Alcuni però sì, erano in ferie e interromperono le loro vacanze".
Le storie dell'epoca raccontano di un rapporto di amore-odio tra la Danimarca e il ct Richard Møller Nielsen. Specie perché paragonato a Sepp Piontek, artefice della bellissima nazionale dei Mondiali del 1986
"Amavano tutti Seppe Piontek, ma Richard Møller Nielsen riuscì a imporre la sua personalità e seppe fare le cose a modo. L'ho avuto in Under 21, avevo un buon rapporto con lui. Certo, non amava parlare i giornalisti e loro lo massacravano. Però con noi fu eccezionale, ci motivò e seppe creare la giusta chimica".
Lei si è trasferito a Pescara appena dopo gli Europei vinti. Cosa ha portato un campione d'Europa in una squadra che puntava a non retrocedere?
"Ero al Monaco e avevo ancora un anno di contratto. Non trovai l'accordo col club perché volevo un anno in più. Giocavo con Roger Mendy che sceglie di andare al Pescara. Lui mi chiama e mi propone di raggiungerlo. A me l'idea di giocare in Italia, indipendentemente dalla squadra, interessava".
Danesi in Serie A ai giorni d'oggi: Christian Eriksen è ai titoli di coda con l'Inter, un epilogo sorprendente ricordando come un anno fa fosse l'acquisto più importante del nostro campionato
"È vero che noi danesi dobbiamo avere un po' di tempo, per adattarci. I ritmi sono diversi. Per me Eriksen è uno dei migliori giocatori che abbiamo avuto in Danimarca, non capisco come non possa giocare in una squadra come l'Inter. Ma magari la lingua, l'adattamento ma lui è un giocatore grandissimo. Poi c'è anche la questione allenatore, compagni. Serve dargli tempo. All'Inter evidentemente non hanno tempo".