Grozny-Melbourne, via Tirana. Cammarata: "Sono un allenatore giramondo"
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Fabrizio Cammarata da calciatore ha vestito la bellezza di 14 maglie differenti, girando lo stivale da Torino a Catanzaro, passando per Verona, Cagliari e Salerno tra le altre. Appese le scarpe al chiodo e iniziata la carriera da tecnico lo ritroviamo sempre in cerca di avventure nuove, ma ampliando gli orizzonti verso mete più esotiche: da Grozny, a Tirana, da Fier all'Australia. È proprio dall'altra parte del mondo che lo contattiamo telefonicamente: da sei mesi è il vice-allenatore del Melbourne Victory, capolista del campionato australiano nonché vincitrice di 4 campionati. Ai microfoni di Tuttomercatoweb ci racconta la sua vita da giramondo della panchina.
Fabrizio Cammarata, cosa ci fa in Australia?
"Anthony Popovic, tecnico del Melbourne Victory, cercava un allenatore in seconda che fosse italiano tramite Vincenzo Grella ci siamo messi in contatto. Ci siamo trovati subito e così da luglio è partita questa esperienza".
Un bilancio di questi primi sei mesi?
"Esperienza bellissima, in una squadra importante. Con le dovute proporzioni questa squadra può essere paragonata in Australia a Juventus, Inter o Milan. Siamo primi in classifica e sabato abbiamo la finale di FFA Cup. Se la vinciamo strappiamo il biglietto per i preliminari di Champions League asiatica. Posso dirlo: ho fatto una grande scelta".
Melbourne poi ha una certa ascendenza col nostro Paese, vista la forte comunità italiana presente
"Sì, è piena di italiani ma in generale la definirei una città internazionale, dove non ti manca nulla per vivere bene".
L'Australia ha avuto un'epoca d'oro, quella dei Viduka, Kewell e Cahill. Ora il calcio sembra meno competitivo
"Ti dirò, il calcio mi ha stupito. Il livello che ho trovato è certamente superiore di quanto mi aspettassi. E poi ci sono strutture fantastiche per lavorare. Certo, nella società australiana non è lo sport più popolare ma sta crescendo, ad esempio le nuove generazioni vogliono tutte giocare a calcio, anche grazie alle contaminazioni straniere. La pressione è chiaramente inferiore che in Italia ma comunque il Melbourne Victory è una squadra che è chiamata a vincere quindi ci sono delle aspettative".
Nella sua carriera da calciatore non ha mai varcato i confini nazionali. Da allenatore l'Australia è il terzo paese straniero, dopo la Russia e l'Albania
"Quando ho iniziato ad allenare a Pescara volevo poi provare a guidare una prima squadra ma mi sono reso conto che in Italia era difficile".
Da Pescara a Grozny, Cecenia, un bel salto
"Il Terek Grozny voleva portare le metodologie italiane a partire dal settore giovanile. Ho allenato fino all'Under 19, mi è piaciuto molto. La città era in costruzione e dove stavo io, nel quartiere nuovo, era un posto bellissimo, pieno di grattacieli. Insomma, una città in crescita e vivibile. Magari non c'era tanto da fare e difatti stavamo spesso in albergo. Certo, con la lingua non era facile ma avevo un interprete".
Dalla Cecenia all'Albania
"Ho avuto la possibilità di allenare una prima squadra, la Dinamo Tirana che è una nobile decaduta. Quando sono arrivato era ultima in seconda divisione con appena un punto raccolto. Sono riuscito a ottenere la salvezza e la stagione successiva al giro di boa ero campione d'inverno. Nel mezzo della stagione mi è arrivata la chiamata dell'Apolonia Fier che mi dava l'opportunità di allenare in prima divisione".
Aneddoti o curiosità?
"In Australia non mi aspettavo di trovare ovunque campi da calcio. In Albania invece c'è molto da lavorare per quel che riguarda le infrastrutture. Una cosa che però mi colpì fu quando arrivai a Tirana e pensai: e adesso come faccio a farmi capire dai giocatori? Alla fine mi sono reso conto che parlavano e comprendevano tutti l'italiano, pazzesco. La maggioranza delle persone grazie alla televisione ha imparato la nostra lingua. In Cecenia mi sono reso conto del rispetto e dell'affetto che hanno per gli italiani e non è vero che siamo solo noi quelli accoglienti. E poi era incredibile ma conoscevano le canzoni italiane (ride, ndr)".
Nostalgia dell'Italia?
"Sarei un bugiardo se dicessi che non ce l'ho. Mi piacerebbe un'esperienza in Italia ma non sono uno di quelli che va a chiedere ai procuratori, per cui se mai dovesse arrivare una chiamata ne sarei felice. Fermo restando che in Australia sto benissimo".
Tra le squadre in cui ha giocato ce n'è una con la quale ha legato particolarmente?
"Non direi, il calcio ormai lo seguo con altri occhi. Anche se il primo risultato che vado a vedere è quello del Verona, che è una squadra che mi ha dato tanto e una città dove sono stato benissimo".
Anche se non ci ha mai giocato, anche i tifosi della Lazio sono legati a Lei: anno 2000, Verona-Juventus 2-0, doppietta di Cammarata. E la rimonta dei biancocelesti, poi campioni, è anche grazie a quella partita
"Non lo nego, quando mi capita di andare a Roma i tifosi che mi riconoscono ancora oggi mi ringraziano".
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