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Dalla Bona si racconta: "Mi è tornata la nostalgia per il calcio. Depresso? Mai"

ESCLUSIVA TMW - Dalla Bona si racconta: "Mi è tornata la nostalgia per il calcio. Depresso? Mai"
© foto di Alberto Mariani/TuttoAtalanta.com
mercoledì 24 febbraio 2021, 09:50Che fine ha fatto?
di Gaetano Mocciaro

Che fine ha fatto Samuele Dalla Bona? L'ex centrocampista di Chelsea e Milan si è raccontato in una lunga intervista per Tuttomercatoweb ripercorrendo il passato da calciatore, affrontando il presente lontano dai terreni di gioco ma pronto a rientrare in un mondo che è stato la sua vita per tanto tempo.

Samuele Dalla Bona, cosa fai oggi?
"Al momento nel calcio niente. Ovviamente ho i contatti per rientrare. Avevo fatto il patentino di UEFA B per allenare ma non era una cosa che mi prendesse. Poi ho girato un po' per vedere partite. E poi gestisco i miei guadagni, ho aperto un'attività ad Amsterdam di ristorazione anche se ora è chiuso a causa del Covid-19. Il "FIKO De Pijp", cucina italiana, roba semplice. Mi piaceva l'idea e ora vediamo come proseguirà e se riaprirà. Siamo in fase di stallo. Anche lì c'è un 'piano ristori', con la differenza che qui è arrivato (ride, ndr)".

Nostalgia del calcio?
"Per i primi 4-5 anni direi di no, avevo proprio voglia di staccare. Adesso sinceramente negli ultimi due anni, due anni e mezzo mi è tornata la voglia. Del resto il calcio è stato la mia vita e l'obiettivo di rientrare c'è. Ma è da capire in che ruolo, perché ho fatto sempre il calciatore e passare dall'altra parte non è semplice".

Ripercorriamo la tua la carriera: il Chelsea ti prende giovanissimo e hai la possibilità di giocare la Champions League
"Mi feci notare in un Europeo Under 16 in Scozia. C'era Gianluca Vialli sulle tribune e mi notò. Ero all'Atalanta con cui avevo fatto un settore giovanile eccezionale, ne nacque un po' un casino ma l'opportunità era da non perdere. In Inghilterra fatto anni favolosi perché ho imparato tante cose e il calcio era stupendo, in un'atmosfera particolare".

Dal Chelsea al Milan, dove però giochi poco
"Era una sfida grossa ed ero convinto di trovare il mio spazio. Ma effettivamente c'erano giocatori stratosferici e col senno di poi c'è da essere orgogliosi ad aver giocato 16 partite, segnando anche un gol. Certo, allora non ci pensavo e anche il mister Ranieri mi disse: 'Ma dove vai, continua qui che ti vogliono tutti bene e io ti tengo in considerazione'. Il Chelsea era una bella squadra e in crescita, però il Milan era il Milan per cui come potevo dire di no? A pensarci bene non posso dire di avere rimpianti, la scelta è stata mia. E l'esperienza di Londra è stata bella e da consigliare ai giovani. Non è facile come sembra, ad esempio molti sono tornati indietro subito".

A Lecce con Zeman ti sei rilanciato, giochi titolare e segni diversi gol
"Avendo vissuto a Londra mi si è aperta la mente e sono stato bene in tutti gli altri posti. A Lecce poi sono stato benissimo, c'erano tutti gli ingredienti giusti per fare una bella annata. Il presidente e il direttore Corvino costruirono una bella squadra e con Zeman mi sono trovato bene".

Il Napoli è stato, se vogliamo, la svolta in negativo
"E pensare che ero persino sceso in B per vestire la maglia del Napoli. L'avventura era partita bene, poi magari anche per colpa mia non si è chiusa nel modo sperato. Me lo chiedono ancora in tanti: 'Ma cosa è successo?'. La verità è che non me lo so spiegare nemmeno io. Si diceva non avevo un bel rapporto con Reja, ma non è vero. Io ho sempre avuto rispetto nei suoi confronti e non so chi abbia messo in giro queste voci. Avevo fatto anche gol in Coppa Italia contro la Lazio, poi non ho più giocato e nessuno mi ha detto il motivo. Il problema è che sono arrivato a non giocare per 5-6 mesi e a quel punto inizi a 'svalvolare'".

C'è la parentesi al Fulham, ma non giochi
"Ero stato un mese ma non mi potevano tesserare. Questioni burocratiche, mi era stato detto".

Curiosa la scelta dell'Iraklis
"Una scelta mia, ero felice di andare in Grecia. Salonicco era bella ma c'era un problema: non pagavano. Sia chiaro, non ne facevo una questione economica, però c'era casino nella società, non si capiva nulla e non si poteva far calcio. Sono andato via a metà novembre senza volere né prendere niente".

Verona, Atalanta, Mantova prima di appendere le scarpe al chiodo
"La fine diciamo che è stato il Verona. Ci avevo puntato molto, mi piaceva e non c'erano problemi a giocare in Lega Pro. C'era la promessa di rinnovo in caso di promozione in B ma poi non siamo saliti. Poi c'è stata l'idea di tornare all'Atalanta, romantica ma lì ho sbagliato io, perché sapevo da subito che non ero nelle preferenze del mister Colantuono".

Dopo Mantova si legge che sei caduto in depressione
"Ho avuto un problema familiare perché morì mio padre, ma io ho reagito da subito. Ma io sono mai caduto in depressione, non so da dove siano uscite fuori queste voci. La perdita di un padre ti segna ma da qui a scrivere certe cose mi sembra troppo. Sono andato avanti, ho continuato a viaggiare".

Però ti sei ritirato
"Ho smesso perché non ho più trovato una situazione bella e importante dopo quello che ho vissuto prima. Le possibilità le ho avute dopo Mantova, ma non mi andava di andare in D o in Australia".

A 31 anni non era presto?
"Sì a pensarci bene sì, ma non avevo più una richiesta che mi esaltasse".

Ti senti deluso o tradito dal mondo del calcio?
"Se ti riferisci ad alcune mie dichiarazioni in passato ti dico che le cose là le ho dette perché le pensavo e non c'è problema. Tradito no, perché ascoltando i giocatori più vecchi sai come finisce la situazione calcistica. Che non arrivano chiamate lo sapevo già, lo avevo preventivato. Il mondo del calcio è un mondo bello ma allo stesso tempo non è un mondo facile. So che ho la possibilità di rientrare e sono pronto a farlo".

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