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La Grecia chiude gli stadi, Brignoli: "L'ambiente è bello ma a volte si degenera"

La Grecia chiude gli stadi, Brignoli: "L'ambiente è bello ma a volte si degenera"TUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
giovedì 14 dicembre 2023, 16:57Calcio estero
di Gaetano Mocciaro

Gli stadi greci chiudono al pubblico a seguito dei gravissimi incidenti avvenuti giovedì scorso nel corso del derby Olympiacos-Panathinaikos di volley, dove un poliziotto è rimasto gravemente ferito. Nel weekend non si è giocato e alla riapertura della Super League greca di calcio, le partite si giocheranno a porte chiuse fino al 12 febbraio, nel tentativo di porre un freno all'escalation di violenza che sta dilaniando lo sport ellenico. Alberto Brignoli, portiere del Panathinaikos, è alla sua terza stagione in Grecia e ai microfoni di Tuttomercatoweb ci fa una fotografia della situazione:

Alberto Brignoli, il calcio greco chiude le porte per due mesi. Quali sono le prime sensazioni da calciatore?
"Purtroppo non è bello a livello sportivo ma a livello umano penso che sia la decisione giusta perché ci sono stati e ci sono tutt'ora degli episodi che purtroppo non stanno nella normalità delle cose. Si prova ad arginare questa situazione con le maniere forti non solo nel calcio, ma tutti gli eventi sportivo".

La sensazione è che in Grecia non ci si possa sentire al sicuro allo stadio
"Vengono concesse determinate cose che in altri paesi vengono negate, ad esempio i fumogeni. Finché il tutto rientra nella cerchia della coreografia può andare anche bene, perché vivi l'atmosfera dello stadio ed è anche bello. Ma quando vengono introdotte bombe carta, petardi o non vengono rispettate le distanze purtroppo si degenera".

Tu stesso hai vissuto una situazione pericolosa
Solo due mesi fa abbiamo vinto a tavolino contro l'Olympiacos perché hanno tirato una bomba carta a un nostro giocatore (Juankar, ndr), finito all'ospedale. Più di recente nel corso di Volos-Olympiacos sono entrati i tifosi in campo ed è stato minacciato un arbitro. Nel weekend scorso non si è giocato a seguito dello sciopero degli arbitri, che non si sentono tutelati".

Vi giocate la permanenza in Europa contro il Maccabi Haifa. Ci saranno anche qui le porte chiuse?
"Domani tutto regolare, ma poi cambierà la situazione. E la prossima sfida di campionato sarà a porte chiuse".

C'è il rischio di un ridimensionamento economico per voi giocatori, considerando i due mesi di porte chiuse?
"No, sotto quel punto di vista no. Anche perché non dipende da noi. Purtroppo a livello economico il club ha subito già un danno in coppa: dopo le prime due partite giocate allo stadio olimpico "Spyros Louis", la UEFA ha chiuso lo stadio "Apostolos Nikolaidis". In definitiva siamo passati da un impianto da 60mila posti a uno da 20mila, perdendo parecchi introiti".

In Grecia la decisione del Governo ha diviso: in molti lamentano una punizione estesa anche a chi non ha colpe
"È un problema culturale, di regole e di come vanno fatte rispettare in determinate situazioni. Ed è un peccato perché giocare a calcio qui è bellissimo. Ti ritrovi immerso in una bellissima atmosfera, con gli stadi pieni. A volte succedono questi episodi e allora devi per forza mettere da parte tutto perché il lato umano deve prevalere. La decisione è drastica ma posso capirla: la polizia dopo i fatti avvenuti nella partita di volley si rifiuta di fare servizio pubblico, perché non si sente sicura".

Parlando invece della tua esperienza ad Atene. Sei al terzo anno al Panathinaikos, tracciando un bilancio cosa puoi dirci?
"Il mio bilancio è in crescita, positivo sicuramente. È un'esperienza che mi sta dando un grande bagaglio culturale e se potessi tornare indietro nel tempo farei questa scelta persino prima. Spesso si ha la convinzione che in Italia sia tutto perfetto e che per raggiungere determinati obiettivi ci sia solo una via da percorrere. La possibilità di andare all'estero invece ti può fare tanto, se presa nella maniera giusta. Io qui gioco le competizioni europee, ho vinto una Coppa di Grecia, siamo primi in classifica, lottiamo per i trofei. Se fossi rimasto in Italia mi sarei precluso questa possibilità. Per giocare l'Europa League devi avere un livello molto più alto, c'è più competizione".

Il tuo contratto è in scadenza. Dove ti vedremo in futuro?
"Amo vivere ad Atene, una città bellissima di grande cultura e affacciata sul mare. La mia priorità è il Panathinaikos, mi piacerebbe continuare questo percorso di crescita qui. Ma ora sono focalizzato sul presente, il 30 giugno è lontano".

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