Fiorentina senza carattere e senza forma: evidenti responsabilità tecniche. Il caso Gudmundsson
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C’è una sorta di deja-vu nel terzo k.o. stagionale rimediato dalla Fiorentina al Franchi. Dopo Udinese e Napoli anche il Como riparte dal Campo di Marte con il bottino pieno, forte di una bella prestazione al cospetto di una viola scarica e priva di idee. Insufficiente la semplice giustificazione legata all’assenza del cannoniere Kean per sollevare Palladino da responsabilità, e non a caso è stato proprio il tecnico il primo a fare mea culpa nel dopo gara.
Un altro intervento della società
Anche perché a fare eco alla visione dell’allenatore arrivano (di nuovo) le parole di un Daniele Pradè “più deluso che arrabbiato” per una squadra capace di “giocare i primi 7 minuti per poi lasciare completamente il campo al Como”.
Insomma è chiaro come in un anno di rinnovate ambizioni come quello che sta vivendo il club di Commisso passi falsi di questo tipo siano fin troppo dolorosi, e non solo perché adesso Bologna e Milan sono sempre più vicine con una gara da recuperare. Con un mercato invernale come l’ultimo è lecito pensare che le aspettative siano diverse, sia in termini di gioco che di risultati quando di fronte ci sono formazioni che seguono i viola in classifica.
Troppi esperimenti, troppi adattamenti
Palladino lo sa bene, lo ha detto di recente di fronte ai microfoni consapevole di come nei suoi confronti si siano alzate le pretese per l’organico a disposizione. Eppure se dalla doppia sfida con l’Inter il tecnico ne era uscito tutto sommato bene, al netto di scelte iniziali che a San Siro non avevano pagato, stavolta il passo indietro è evidente, anche in termini di gioco. Contro il Como si è rivisto un centrocampo a due che non ha funzionato, un’eccessiva ricerca delle corsie esterne (che il mercato invernale aveva smantellato) e ancora troppi adattamenti a cominciare da un ruolo da trequartista per Fagioli che non ha funzionato.
Il caso Gudmundsson
Nel mezzo di queste due sconfitte consecutive è ormai chiaro come il miglior Gudmundsson sia rimasto a Genova. Chi si attendeva un impatto dell’islandese che ricordasse la passata stagione al Genoa è prossimo a sventolare bandiera bianca, anche perché nel frattempo si sono moltiplicati gli incidenti di percorso come la recente tonsillite e il problema alla schiena che ieri l’ha costretto a uscire. Intanto però i suoi ingressi a partita in corso raccontano di una situazione mentale evidentemente non così serena, o almeno di un inserimento nel gruppo tutt’altro che completo a giudicare dalle scelte di formazione di Palladino.
Un gruppo spaesato senza il suo centravanti
Lo stesso riscatto dai liguri, fino a pochi mesi fa scontato, oggi sembra traballare di fronte a un apporto che sta mancando, e contando l’entità dell’investimento, e l'attesa nei suoi confronti che va protraendosi, c’è da augurarsi che l’operazione di recupero sbandierata a inizio anno cominci il prima possibile. Per regalare alla Fiorentina alternative reali che possano tornare utili, soprattutto quando viene a mancare Kean. Unico terminale efficace di una squadra che ieri, senza il suo centravanti, è parsa a dir poco spaesata.
L'opinione del giornalista Angelo Giorgetti:
Delusione a fette e alcune considerazioni.
1) Difendersi è una scelta, gestire il gioco un’altra e la Fiorentina pochissimo ha saputo farlo in questa stagione (anche con i nuovi arrivi a centrocampo, brutta sorpresa).
2) Incomprensibili i 63 minuti di Fagioli trequartista dietro a un attaccante che non c’era.
3) Gudmundsson, il problema è serio e magari entro il 2025 troveremo qualcuno disposto a spiegarlo.
4) Quando Beltran si avvicina alla porta, sparisce. Sembra sempre di più un wrestler a centrocampo e non un attaccante.
5) La più scontata: senza Kean nessuno sa fare il centravanti.
Palladino non si considera un difensivista, ma dovrà dimostrare che sa costruire calcio con giocatori di qualità.
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