Brodino viola per la Juventus, il malato non è guarito ma i tre punti fanno bene
L'aspirina ingoiata assieme al successo di coppa contro la Lazio, dopo 37 giorni avari di successi, è risultata efficace anche con la Fiorentina, quasi come da prescrizione medica: la prima vittoria serve a poco per guarire completamente, la seconda aiuta a rialzarsi dopo la lunga convalescenza e la terza, magari nel derby, certificherebbe la guarigione con l'improvvisa accelerata verso la matematica zona champions. Il rischio ricaduta non è comunque scongiurato del tutto, visto che anche nelle ultime due partite si è sempre buttato al vento un tempo di gioco: il primo con la Lazio e il secondo ieri sera dove si è rischiato di subire il pareggio in due eclatanti occasioni dove Szczesny e Nzola si sono superati nel negare il gol alla Fiorentina.
Nei 90 minuti, come spesso è già accaduto quest'anno, la Juventus ha mostrato due facce: molto bella nel primo tempo, e non esageriamo, dove sarebbe bastato segnare un secondo gol – regolare - per ammazzare la partita, e poi completamente in balia dell'avversaria nella frazione di gioco in cui Italiano è riuscito a “svegliare” i suoi con la giusta dose di qualità in mezzo al campo, dove Rabiot – più che il generoso Locatelli – non è mai riuscito a tener testa anche solo al “piccolo” ma veloce folletto Lopez.
Da un primo tempo, insomma, giocato con lucidità e carattere in cui la Juventus avrebbe potuto chiudere i conti in maniera molto netta e dove la Fiorentina non è mai stata in partita, ad una ripresa dove la Viola ha aggiunto l'orgoglio col quale ha reagito non senza un calo – innaturale – della Juventus, che allo Stadium nelle ultime cinque partite aveva già mostrato segni di poca tenuta, con gli appena 5 punti conquistati.
Conclusione – In questo finale di campionato non bisognerà andare per il sottile, badando solo al sodo. La mezza qualificazione alla finale di coppa Italia e i tre punti aggiunti in un colpo solo in classifica sono “grasso” che cola. Lo sanno i giocatori, lo sa la società e lo devono capire i tifosi. Allegri sa benissimo quello che la squadra non fa o non riesce a fare. La cosa che sa che serve in questo momento è difendere Chiesa e Vlahovic ancora a digiuno contro il loro passato, proteggere la sterilità del centrocampo e incoraggiare chi entra o chi esce per non far saltare gli equilibri di spogliatoio. Chi potrà non difenderlo se arriveranno qualificazione Champions e finale di coppa Italia? Questo, a dire il vero, se l'è cominciato a chiedere anche lui, sentendo puzza di bruciato attorno. Ma un “bruciato” eventualmente molto costoso per le casse societarie rimpinguate dalla terza ricapitalizzazione in pochi anni.