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Alberto Marchetti: "Il Cagliari non deve giocarsi la salvezza al Maradona"

Alberto Marchetti: "Il Cagliari non deve giocarsi la salvezza al Maradona"TUTTO mercato WEB
© foto di Calcio2000 n. 244
Oggi alle 07:18Altre Notizie
di Redazione TMW
fonte Matteo Bordiga per TUTTOCAGLIARI.NET
Alberto Marchetti (Montevarchi, 16 dicembre 1954) è un allenatore di calcio ed ex calciatore italiano, di ruolo centrocampista.

Alberto Marchetti, ex centrocampista del Cagliari col vizietto del gol, commenta le ultime uscite della formazione rossoblù. Intervistato da Tuttocagliari.net, Marchetti ipotizza il percorso che la squadra isolana potrebbe compiere da qui a fine stagione per centrare l’agognata salvezza.

Alberto, è evidente che il Cagliari – specie nell’ultimo periodo – sta pesantemente deludendo i propri tifosi. In particolare le ultime tre gare – contro Empoli, Inter e Fiorentina – hanno riservato ben poche soddisfazioni a Luperto e compagni.

“Peccato soprattutto per la gara interna con la Fiorentina: quella era una partita da non perdere.
Ora ci saranno degli appuntamenti importanti, anzi direi decisivi, contro Verona e Udinese: contro queste due squadre sono sicuro che avremo l’occasione di portare dei punti a casa. Anche la sfida casalinga col Venezia sarà un fondamentale scontro diretto. Speriamo che i rossoblù di Davide Nicola riescano a trovare il prima possibile il bandolo della matassa: i presupposti per farlo, d’altro canto, ci sono tutti. Ci sarà ancora da lottare, però. Più che altro dovremo cercare di non arrivare all’ultima giornata con la salvezza ancora da conquistare: chiuderemo infatti il campionato a Napoli, e se gli azzurri di Conte dovessero essere ancora in lizza per lo scudetto potremmo andare incontro a più di un problema…”

Torniamo all’ultimo match disputato contro la Viola all’Unipol Domus. Per i primi dieci-quindici minuti il Cagliari ha destato un’ottima impressione, aggredendo gli avversari e passando meritatamente in vantaggio. Poi però, di fatto, i sardi sono praticamente spariti del campo. Nella ripresa, dopo l’1-2 di Beltran, non sono quasi mai riusciti a impensierire i gigliati. Cosa può essere successo secondo lei?

“Non vorrei che la squadra fosse crollata mentalmente. In effetti è vero che da metà primo tempo in poi la Fiorentina ha giocato bene e ha pressato a tutto campo, ma va anche detto che – francamente – ha trovato ben poca resistenza. Forse non tutti i rossoblù erano sufficientemente ‘connessi’ e convinti. Certe volte, in determinate situazioni, magari si pensa più a non subire il terzo gol, certi che in un modo o nell’altro il pareggio arriverà. Ma non bisogna ragionare così. Nella maniera più assoluta.”

Non ha convinto neanche il modo di giocare della formazione rossoblù. Si cercava spesso la giocata di prima, verticale, immediata, senza però – a giudicare dall’enorme mole di passaggi e di lanci clamorosamente sbagliati – avere la qualità per farlo. Non sarebbe più raccomandabile, per questo Cagliari, esprimere un calcio palla a terra un po’ più semplice e lineare, per arrivare in porta attraverso la manovra collettiva?

“Questo è vero. Ma è anche vero che a volte ci sono delle partite in cui puoi fare una cosa, mentre in altre gare puoi – o devi – farne un’altra. In più talvolta subentrano la mentalità e l’iniziativa individuale del giocatore, che magari prova giocate diverse rispetto a quelle che erano state sperimentate e ‘oliate’ in settimana nel corso degli allenamenti. Ora, a proposito di mentalità, in queste ultime partite i ragazzi rossoblù dovranno scacciare con decisione il pensiero di essere virtualmente già salvi. Nelle prossime quattro gare dovranno fare più punti possibile senza guardare in faccia a nessuno. Anche perché – ripeto – arrivare all’ultima sfida contro il Napoli al Maradona senza aver ancora matematicamente centrato la salvezza sarebbe un rischio troppo grande.”

CHI E' ALBERTO MARCHETTI:
Dopo due stagioni con la Primavera della Juventus, e due campionati in prestito in Serie B prima all'Arezzo (stagione 1973-1974) e poi al Novara (annata 1975-1976), entra a far parte della rosa dei bianconeri, squadra in cui esordisce in Serie A il 10 ottobre 1976 in Juventus-Genoa (1-0), e con cui nella stagione 1974/75 vince lo scudetto senza mai giocare una partita, mentre nel 1976-1977 partecipa da subentrato (6 presenza) alle vittorie dello scudetto-record dei 51 punti e della Coppa UEFA.
Dopo le 6 presenze messe insieme in quell'annata, comincia una carriera che lo vede sempre titolare nelle squadre successive; sei stagioni al Cagliari durante le quali realizza complessivamente 19 reti, un anno all'Udinese e tre all'Ascoli (dove vince la Mitropa Cup nel 1986/87), per un totale di 283 presenze nei soli incontri di campionato. In carriera ha centrato due promozioni in massima serie, con i sardi nella stagione 1978-1979 e con i marchigiani nell'annata 1985-1986.
A trentatré anni ritorna a Novara, in Serie C2.

In carriera ha totalizzato complessivamente 185 presenze e 10 reti in Serie A, e 153 presenze e 19 reti in Serie B.

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