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Zangrillo: "Se il Genoa vende Martinez è perché può permetterselo. Il mondo del calcio è malato"

Zangrillo: "Se il Genoa vende Martinez è perché può permetterselo. Il mondo del calcio è malato"TUTTO mercato WEB
mercoledì 3 luglio 2024, 15:30Serie A
di Lorenzo Di Benedetto
fonte da Genova, Andrea Piras

Alberto Zangrillo, presidente del Genoa, ha parlato a margine dell’evento “Incontri d’estate” organizzato da Telenord a Genova: “Quando vedi questi giovani ragazzi, e particolarmente i nostri sono meravigliosi che riempiono lo stadio, raccogliamo e diamo ospitalità a ragazzi che altrimenti sarebbero in bar o a studiare. Lo stadio deve essere un luogo sempre più aperto sulle realtà che ci impone la vita sociale. Lo stadio é un enorme teatro e, in una città molto aperta come Genova, dobbiamo riempirlo di cultura e aggregazione oltre le due ore della partita”

A che punto è la questione stadio?
“Noi abbiamo visto la Coppa dei Campioni per quanto riguarda il calcio, gli Europei di atletica, il tennis con Rolland Garros e Wimbledon e gli Europei di calcio. Cosa vediamo subito? Che noi facciamo pena dal punto di vista infrastrutturale. Lo stadio per eccellenza per noi italiani è lo stadio di San siro, obbrobrio di cemento nella periferia di Milano, poi abbiamo delle piccole realtà nella provincia come Monza e Sassuolo. Invece andiamo a Madrid o Parigi e vediamo queste strutture meravigliose, o il centrale di Wimbledon che si chiude appena vengono due gocce d’acqua. Siamo ottusamente, passivamente sotto scacco da parte di una politica cieca, non in linea con le aspettative di noi italiani e che non ci meritiamo, fatta di burocrazia. Genova, orograficamente, é ostile perché non ci sono spazi. La cosa che viene in mente é costruire uno stadio sul mare. Prima ci ha pensato qualcuno. Allora, pare che Sampdoria e Genoa siano d’accordo per presentare un progetto in comune. Per una serie di motivi, il Ferraris (il nostro Tempio) dobbiamo considerarlo lo stadio della città e non di uno due club. Facciamo questo sforzo. Essere pronti significa aver fatto il primo passo di un percorso burocratico che vedrà contenziosi”.

Il suo tifo per il Genoa?
“Chi mi conosce sa che ho ereditato la passione per il Genoa. Mia mamma non poteva rivolgere la parola a mio papà quando il Genoa perdeva. Da lì, anche per solidarietà, sono diventato genoano”.

Come ha reagito Berlusconi alla notizia che sei diventato presidente del Genoa?
“Ha spiazzato tutti e anche lui che mi vedeva come il suo medico. Abbiamo sempre cercato di non parlare io del Monza, non del Milan, e lui del Genoa ma quest’anno ho avuto una grande soddisfazione di essere arrivato sopra il Monza”.

Cosa pensa del calcio?
“Il mondo del calcio è un mondo drogato, malato. Non per fare piagnistei facili, ma il fatto che la rappresentazione recente che abbiamo dato della nazionale sia poco simpatica... Vedevo la Turchia ieri che davano l’anima. Fai poi delle considerazioni e vedo che ci sono questi procuratori leggendari che girano con Lamborghini e Ferrari. Questi signori muscolosi e ipertatuati che la fanno da padroni andando a proporre ingaggi alle società. E poi vedi che c’è un campione che speriamo non ci rovinino come Sinner, un ragazzo straordinario che non è come questi umanoidi tatuati che sputano sul terreno di gioco o che lanciano la bottiglietta verso il massaggiatore. Vuol dire che abbiamo perso l’educazione. E la mia funzione è quella di insegnare il rispetto reciproco. Io rispetto te e tu rispetti me. E il Genoa è stato straordinario. E’ cresciuto, adesso il Genoa è un gruppo bello, pulito e dobbiamo garantirgli la continuità”.

Il Genoa del futuro?
"Si è espresso il nostro amministratore delegato. È innegabile che esistano delle difficoltà di cui non conosciamo l’entità. Ma possiamo dire che non immaginiamo ci possano essere dei riflessi sulla società Genoa perché è all’interno di una struttura sana, governata e strutturata in modo sapiente. C’è una governance in cui c’è il controllo reciproco, lo scambio di informazioni e noi speriamo che tutto si possa, nel rispetto della giustizia, garantire su quelli che sono i fondamentali di una società che ha ben operato e noi pensiamo debba ben operare. Se respiro, come sto respirando, aria pulita, se c’è dialogo, reciproca stima e condivisione, io ho questo ruolo e continuerò a tenerlo perché è un ruolo di garanzia e responsabilità nei confronti dei tifosi che sono tutti quelli che ci seguono e non solo quelli che vengono allo stadio".

Dove può arrivare il Genoa?
“Il calcio, mi ha insegnato Galliani, è crudele. Penso che il Genoa debba ritornare dove manca da tanto tempo. Per farlo ci vuole un consolidamento economico che consenta di poter usufruire di una rosa che ha un valore che tu gestisci, che tu controlli, di cui tu sei padrone. E che quindi ti consenta di dire di no al signor Marotta quando vorrebbe che tu gli regalassi Gudmundsson, e lo dico all’amico Beppe senza nessun tipo di malignità. Lo dico perché so che all’Inter piace Gudmundsson e io ho detto che spero che lui possa sognare e continuare a sognare. Però il Genoa deve essere padrone di se stesso: se vende Martinez è perché pensa di poterselo permettere, perché arriva un altro Martinez o meglio di lui, e se va via Gudmundsson, come è andato via Dragusin abbiamo visto che abbiamo fatto ancora meglio”.

Cosa sognano i suoi ragazzi?
“Non dobbiamo pensare che siano per forza di cose visceralmente innamorati del Genoa, come lo siamo noi. Noi genoani siamo masochisti (ride ndr). Però quando parli con Badelj lo fai con una persona istruita e perbene. Quando guardi negli occhi Frendrup, guardi negli occhi tuo figlio. Quando guardi Gudmundsson, vedi un ragazzo pieno di vita che sa di aver dimostrato quello che non pensava di dimostrare. Quando lo abbiamo visto nella prima metà dello scorso campionato di B mi ricordo che qualcuno diceva ‘Cosa vuoi? Hai mai visto un islandese che gioca a calcio?’. Ora questo islandese ce lo chiedono tutti. Quindi grazie a Spors. Detto questo, se noi gli diamo uno e c’è un altro che gli dà cinque l’islandese va dove gli danno cinque e rimarrà onorato di aver giocato con noi e noi siamo onorati di averlo avuto con noi. In tutti coloro che hanno vestito la maglia del Grifone, io ne ho uno in mente e si chiama Marco Rossi che è venuto a giocare in Serie C e poi è tornato in Serie A. Gli altri, quando dovevano salutarci ci hanno salutato. Così continuerà a capitare e come è capitato a Lukaku che ha giocato nell’Inter, poi nella Roma e ora forse potrebbe tornare a Milano. Abbiamo capito cos’è il calcio. Non illudiamoci. E’ quello. Cerchiamo di ricavare il meglio da questo sport che deve rimanere un modello per i nostri ragazzi”.

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