Milan, Mirante si racconta: "Maignan è un animale, Sportiello un pazzo totale"
Nel terzo e nuovo episodio di Unlocker Room - The Rossoneri Podcast, nuovo podcast curato e prodotto dal Milan con ospiti alcuni dei protagonisti della squadra rossonera, è stato intervistato il portiere rossonero Antonio Mirante, che nell’ultimo match della stagione contro la Salernitana ha salutato insieme a Giroud, Kjaer e Caldara. Di seguito le dichiarazioni salienti:
Tu sei un primo portiere prestato al terzo portiere: “Diciamo che nell’immaginario calcistico chi fa il terzo portiere come me è ovviamente a fine carriera. Io ho avuto la fortuna di arrivare in un grande club, al primo anno poi abbiamo vinto anche lo scudetto quindi che sto chiudendo la carriera in modo fantastico. Penso che tutti al mio posto sarebbero contenti di chiuderla così, soprattutto chi fa il mio ruolo, che è molto più longevo. A luglio avrò 41 anni, poi vedremo… Non sto dicendo che smetto, ma poi vediamo. Comunque sia è un simil finale molto bello e inaspettato, anche”.
Che figura è quello del portiere? “È un ruolo di gerarchie, ma al contrario di quello che era nel passato e al contrario di quello che si pensa… Sai, il terzo portiere è visto come quello che fa gruppo, che porta un po’ di risate e che fa da collante, che sa gestire alcuni momenti… Ma l’unico modo per alzare il livello è spingere. Se io a 40 anni mi alleno forte e bene tutti gli altri sono quasi obbligati a spingere ed allenarsi forte. Questa è la prima cosa. Poi è fuori discussione che per ruolo ed esperienza io debba fare qualcosina in più in alcuni momenti. Ed è anche giusto dia la mia spalla ai miei colleghi, le ho passate prima di loro. Anche se il calcio è cambiato i momenti di una stagione sono quasi simili rispetto al passato. È ovvio che io devo essere un grande professionista, dopo di che devo essere a disposizione dei miei colleghi. Per quanto riguarda la parte del mini gruppo dei portieri è vero, deve essere obbligatoriamente questo perché questa mini squadra deve pensare insieme di portare dei punti al Milan. Perché comunque è un ruolo fondamentale: ci vuole grande senso di responsabilità e se lo affronti con consapevolezza nei tuoi mezzi, e con personalità devi sapere che devi portare dei punti. Più alto è il livello della squadra e più alto deve essere il livello di questa mini famiglia”.
Chi è stato il tuo terzo portiere preferito? “Alcuni neanche me li ricordo, ho girato talmente tante squadre… Nella maggior parte delle squadre in cui ho giocato il terzo portiere era comunque un giocatore giovane della Primavera che si aggregava alla Prima Squadra. Io sicuramente sono il più forte con cui… (ride, ndr)”.
L’esperienza al Siena: “Arrivo al Siena ed Antonio Conte era il secondo allenatore con De Canio primo. Io che mi andavo ad allenare ogni tanto con la prima squadra, quando ero alla Juve, l’ho avuto come quasi compagno. Ed era incredibile. Parlava tantissimo, in panchina si dimenava e anche in allenamento aveva certe pretese… Avendolo conosciuto da calciatore non mi stupiva la professionalità. Ma questa personalità che aveva anche da secondo allenatore era incredibile. Però quel Siena era anche una buona squadra. Chiesa, Locatelli, Tudor, c’erano tanti giocatori forti”.
Su Maignan: “Mike è un pugile, ha la concentrazione di un pugile e ha il fisico di non so che animale… È forte, veloce, elastico. La parata che ha fatto a Verona dove finisce così con le gambe larghissime, io a guardarlo mi sono fatto male mentre lui si è alzato e ha detto che non forse aveva qualcosa, ma non aveva niente. È un atleta incredibile abbinato a delle qualità mentali assurde, un portiere di assoluto livello che ad oggi metto nei primi 3 del mondo. Nonostante il nostro ruolo sia un ruolo di reazione, dove comunque tu devi reagire a tante cose, lui sa che deve agire in un certo modo per prepararsi a reagire in un certo modo. È una persona molto equilibrata, di grande personalità ma anche molto sensibile sia nel nostro gruppo che con gli altri ragazzi. Sa stare bene in gruppo”.
Su Sportiello: “Lo conoscevo come portiere, mi ha sorpreso per la simpatia, è un pazzo totale. Pazzo nel senso buono. Mi ha sorpreso come è entrato nella partita di Champions all’85esimo… uno pensa che il secondo portiere deve fare quello, essere pronto appena si fa male il primo. C’è un abisso tra il dire e il fare, e devo essere sincero: è una cosa che gli invidio. E non perché se un domani magari dovessi entrare all’improvviso forse farei male, ma proprio per questa capacità che lui ha avuto. Questo è sintomo di grande allenamento, di grandi certezze”.
Com’è nata la cosa che durante il riscaldamento pre partita entra dopo il primo portiere? “Chi non gioca entra per primo. Infatti Tony Roberts si è preso molto bestemmie per questa cosa. Quando abbiamo giocato contro il Verona giocava Sportiello perché Mike era infortunato. Bellissima giornata, ad un certo punto viene a piovere, io e Lapo Nava eravamo già fuori per il riscaldamento e ad un certo punto sento un “toc” sulla testa. Due minuti, grandine a raffica. Guardo Tony Roberts per dirgli di andare dentro. Lui urla: “Noooo! Fucking mentality”. Io gli faccio segno di andare dentro e basta (ride, ndr). Però è più un credo che lui ha portato, all’inizio ero un po’ restio. Ma è giusto che sia così, anche il secondo e terzo portiere hanno modo di riscaldarsi in questo modo”.
Un aneddoto sullo Scudetto: “Una cosa che mi ricordo bene è che una volta eravamo in palestra e mancavano penso 10 partite alla fine, eravamo ancora dietro. Florenzi, che aveva appena vinto l’Europeo, mi dice “Sai che sento la stessa magia, un qualcosa di simile all’estate scorsa?”. Io mi sono girato e gli ho detto “Ma senti bene? Perché siamo dietro…”. E lui mi fa: “Sì, guarda bene e poi mi dici”. Dopo 2 o 3 partite gli ho detto “Io quella dell’estate scorsa non l’ho percepita perché non c’ero, ma sai che forse hai ragione?”. Quindi quando c’è qualcosa c’è qualcosa…”.
Quindi Bologna-Inter dove l’hai guardata? “Ci buttavo un occhio ogni tanto… Sai quando sai che tutti hanno la convinzione di non saper portare sfiga… Appena la guardi quelli che tu gufi fanno gol, quindi meglio non guardare (ride, ndr)”.