Milan, Gazidis sul rinnovo di Ibrahimovic: "Se gioca così, perché non continuare insieme?"
Ivan Gazidis, amministratore delegato del Milan, ha rilasciato una lunga intervista per il podcast "Futbol" a cura di Grant Wahl:
Quali sono i momenti chiave che hanno portato alla ripresa del Milan?
"Ci sono diversi momenti, non uno in particolare. Potrei parlare di Pioli e del lavoro che sta portando avanti. È arrivato in un momento di difficoltà, come spesso accade per i nuovi tecnici. Ha portato calma, concentrazione, ma anche un approccio moderno alle partite. Una persona incredibile e un allenatore top. Poi c'è Maldini, che da leggenda del calcio mondiale sta dando tutto se stesso per questo nuovo ruolo. Ma c'è anche da citare la proprietà, che ha risanato i debiti mentre il club era in una situazione molto complicata. Poi Ibrahimovic, che si è rimesso in gioco ancora una volta. E la squadra, costruita con giocatori giovani che stanno crescendo insieme. Ci sono tante storie".
Cosa l'ha portata ad accettare il ruolo di CEO del Milan nel 2018?
"Sono un appassionato di calcio fin da quanto ero bambino e la mia generazione sa bene cos'è il Milan. È un club internazionale e dopo anni di difficoltà da parte della società, per me era un'opportunità unica. Nel calcio è probabile che non ci sia un club di questa importanza. L'ho trovata una sfida davvero intrigrante da un punto di vista professionale e ho ritenuto che valesse la pena coglierla. Siamo ancora nel pieno del lavoro, ci stiamo muovendo nella direzione giusta, qui tutto è votato alla grandezza".
I suoi anni passati in MLS e in Premier come l'hanno preparata a questa esperienza?
"Ognuna di queste esperienze mi ha fatto vedere il calcio da una prospettiva diversa. Nonostante il livello incredibile della Premier League ho sempre pensato che da un punto di vista di pensiero strategico e degli affari la MLS fosse di un altro livello. In Italia, ancora più che Inghilterra, l’aspetto emozionale, anche a livello delle proprietà, è davvero molto importante. C’è quindi l’opportunità di sdoganare anche in Italia il pensiero strategico, la mentalità per il business".
Quali sono le strategie per far crescere ancora il Milan dal punto di vista dei risultati sportivi?
"Siamo arrivati in un club che si trovava in una situazione finanziaria davvero brutta. Non è una situazione che risolvi dall’oggi al domani, ci vuole del tempo. Anche se non è una cosa popolare abbiamo dovuto ridurre i costi cercando di migliorare le performance. Così abbiamo portato un sacco di nuove idee, ci siamo affidati alle analisi e ad un reparto scouting davvero molto buono, volevamo un qualcuno che guidasse tutto questo e così Maldini è tornato nel club dopo 10 anni per la prima volta. Ci siamo concentrati su giocatori giovani ma anche che avessero voglia di migliorarsi e che fossero orgogliosi di vestire la maglia rossonera. Questo vale anche per Ibrahimovic. Nonostante la sua età, questa per lui è una sfida molto romantica. Riportare in alto il Milan in un gruppo di giovani è una sfida tagliata su misura per lui. Avevamo anche bisogno di trovare il giusto allenatore e l'abbiamo trovato in Pioli".
E i piani fuori dal campo quali sono?
"Ci sono diversi pilastri su cui basare la nostra crescita. Uno di questi è quello dello stadio. Giochiamo a San Siro, uno degli stadi più belli del mondo, è un’istituzione per il club e per la città di Milano. Però il primo anello di San Siro è stato costruito nel 1924, il secondo nel 1950 e il terzo nel 1990. È uno di quegli stadi antichi che non ha le strutture adeguate richieste dallo sport moderno. qui in Italia c’è bisogno di nuovi stadi, nuove strutture, inclusive e appropriate per la prossima generazione di tifosi. Costruire un nuovo stadio qui a Milano è una delle nostre priorità. Negli ultimi due anni abbiamo fatto tanti progressi su questo argomento: abbiamo ricevuto l’approvazione preliminare da parte del Comune di Milano, abbiamo sviluppato un piano per quello che crediamo che sarà il miglior stadio del mondo. Tutto questo è possibile perché ci sono due giganti del calcio italiano, Milan ed Inter, che condivideranno lo stadio. Questo ci permetterà di fare cose davvero speciali. Sarà iconico. Il secondo pilastro è quello di modernizzare il club. Sviluppare la digitalizzazione del club per raggiungere più tifosi possibile in giro per il mondo. Abbiamo portato anche nuovi partner commerciali nonostante, a causa del Covid, il periodo sia molto complicato da questo punto di vista. La nostra rete di partner è cresciuta, i ricavi stanno migliorando. E infine c’è un altro pezzo molto importante: in questo periodo storico si sta parlando di come si svilupperà il futuro del calcio europeo ed è molto importante che anche il Milan partecipi in modo attivo e centrale a questo discorso. Siamo al tavolo delle discussioni in una posizione attiva e rispettata sia in Italia che in Europa".
È interessato a prolungare il contratto di Ibrahimovic?
"Questa è una grande sfida per lui, sta segnando una marea di gol. Continua a sorprendere, anche tutti gli scettici. Perché non continuare? Se continua a giocare così e se la sua famiglia accetterà che lui continui a vivere in Italia, perché no?".