Il ricordo di Marchegiani: "Eriksson dava giusto valore alle cose. Una signorilità innata"
Il mondo del calcio piange Sven Goran Eriksson, morto all'età di 76 anni. All'inizio del 2023 gli era stato diagnosticato un cancro al pancreas e negli ultimi mesi aveva girato gli stadi che l'avevano visto protagonista per salutare i suoi tifosi. In Italia ha guidato Roma, Fiorentina, Sampdoria e Lazio, con quest'ultima ha vinto lo storico scudetto nel campionato 1999-2000, la Coppa delle Coppe del 1998-1999 e la Supercoppa europea nel 1999. Nel 2001, lo svedese era anche diventato il primo allenatore straniero della nazionale di calcio inglese, quella della "generazione d'oro" con David Beckham, Steven Gerrard, Wayne Rooney e Frank Lampard.
È stata la famiglia di Eriksson a dare l'annuncio con un comunicato
"Dopo una lunga malattia, Sven-Göran Eriksson è morto stamattina a casa, circondato dai familiari. I più stretti partecipanti al lutto sono la figlia Lina, il figlio Johan con la moglie Amana e la nipote Sky, il padre Sven, la fidanzata Yanisette con il figlio Alcides, il fratello Lars-Erik con la moglie Jumnong. La famiglia chiede che venga rispettata la sua volontà di elaborare il lutto in privato e di non essere contattata".
Nei giorni scorsi Eriksson aveva pubblicato un video con un commovente messaggio di addio: "Spero che mi ricorderete come un ragazzo positivo che cercava di fare tutto il possibile. Non dispiacetevi, sorridete. Grazie di tutto, allenatori, giocatori, il pubblico, è stato fantastico. Prendetevi cura di voi stessi e prendetevi cura della vostra vita. E vivetela".
Le parole a Sky Sport di Luca Marchegiani, allenato da Eriksson dal 1997 al 2001: "Sono rimasto colpito quando diede l’annuncio della sua malattia. Ha avuto una vita bella, piena di successo. Affrontata sempre col sorriso. Sven era uno che sapeva dare il giusto valore alle cose. Una persona a cui ero personalmente legato, ma credo che tutti quelli che in qualche maniera l’hanno conosciuto lo considerino una brava persona. Al di là del tono della voce, ti colpiva per il modo in cui diceva le cose. Ti lasciava sempre la certezza che c’era rispetto nei confronti delle persone a cui si rivolgeva. Una signorilità innata".