Il nuovo corso dei Friedkin: prendere giocatori pronti, ma che possano essere plusvalenze

È una rivoluzione copernicana quella dei Friedkin di quest'estate. Dopo anni senza immettere un euro sulla squadra, se non con prestiti e parametri zero, ecco l'intenzione di investire. Ventidue milioni su Le Fee, ventisei più quattro per Soulé, ora tra i 33 e i 35 - inclusi i bonus - per Dovbyk. Acquisti che fanno scopa su quello di Baldanzi, a gennaio, per 10 milioni. L'anno scorso Ndicka, Kristensen, Aouar, Renato Sanches e Azmoun. Poi i prestiti di Paredes e Lukaku. L'anno prima Svilar, Matic, Wijnaldum, Camara, Dybala e Belotti: solo Celik era stato pagato.

Quest'estate è iniziata con Angelino, l'ultimo è quello di Dahl dal Djurgardens. Sono già stati spesi circa 56 milioni, se dovesse arrivare anche l'attaccante ucraino si arriverebbe a 90. Solo una la cessione importante, quella di Aouar - arrivato a parametro zero, plusvalenza secca - oppure quella di Belotti, da 4,5 milioni di euro.

Così l'idea è quella di prendere giocatori già pronti, ma che possano anche rappresentare una plusvalenza futura, a brevissimo tempo. Perché l'unica possibilità per avere asset da vendere è quella di investire, anche rischiando qualcosina per l'attaccante. Meglio un ventisettenne che costa trenta e passa milioni che un Morata che, pur ottimo, sarebbe stato invendibile dopo un paio di anni.