M. Rossi: "Non sono un profilo da A. Italia? Con Mancini non c'è da preoccuparsi"
Marco Rossi, ct dell'Ungheria, è intervenuto all'interno del TMW News per parlare di molti temi, iniziando dalla sua esperienza personale: "Per farmi conoscere al calcio dei grandi ho avuto bisogno principalmente della Federazione ungherese, che mi ha dato l'opportunità di lavorare a questo livello. È grazie a loro che ho potuto calcare palcoscenici che non pensavo nemmeno di poter raggiungere".
Non pensa di meritare una panchina di Serie A?
"Credo di non essere un profilo interessante per il campionato italiano perché ho raggiunto risultati di un certo rilievo solo all'estero e perché si tende, in Italia soprattutto, a pensare che il fatto di essere giovani significhi essere meno moderni o esperti. La carta d'identità per gli allenatori conta però veramente pochissimo: si può avere 70 anni ed essere al passo con i tempi ed avere idee vecchie a 40 anni".
Nella sua Ungheria Szoboszlai stupisce sempre di più. È pronto per una big?
"Credo di sì. Ovviamente è il nostro giocatore con maggior talento, gli manca pochissimo per arrivare ad essere un top player e questo step successivo potrebbe farlo andando in una big. Non che non giochi già in un club molto importante, però il Lipsia non è al livello delle migliori al mondo".
Chi è la sua favorita per il Mondiale?
"La mia favorita è la Francia perché sulla carta ovviamente è la più forte di tutte. Abbiamo però visto che ci sono state sorprese nei gironi di qualificazione e non solo, con il Marocco arrivato in semifinale. La squadra di Regragui è una sorpresa relativa perché era posizionata intorno alla 20^ posizione del ranking FIFA. Avrà almeno 15 giocatori che vengono dai top campionati, tra i quali spiccano Ziyech e Hakimi, ma ce ne sono altri molto interessanti come Amrabat e Sabiri o il meno conosciuto Boufal, che gioca in Belgio ed è abilissimo nell'uno contro uno. Lui ed En-Nesyri hanno dato quel qualcosa in più che ha fatto sì che il Marocco arrivasse in semifinale".
Il Marocco le ricorda un po', con le adeguate proporzioni, le imprese della sua Ungheria?
"Io credo che in questo Mondiale abbiamo visto squadre meno accreditate che hanno saputo offrire prestazioni per certi versi sorprendenti, basando il loro gioco su una buona organizzazione difensiva, tattica e soprattutto perché, a differenza delle grandi che devono tenere il possesso palla, hanno praticato un calcio più veloce e verticale. Il Mondiale ha detto che il fraseggio lento, stucchevole, tipico della Spagna, ha prodotto un po' pochi risultati, al contrario di quanto abbia fatto invece il gioco verticale".
La Germania è uscita ai gironi, l'Inghilterra ai quarti. Lei che ha affrontato e battuto entrambe, si aspettava un Mondiale diverso?
"Pensavo che arrivassero entrambe più avanti, ma sono state poco fortunate. La Germania ha sbagliato il secondo tempo contro il Giappone e l'ha pagato a caro prezzo perché poi il suo l'ha fatto. La stessa cosa si può dire per l'Inghilterra, che ha giocato allo stesso livello se non meglio della Francia, ma è stata un po' sfortunata sugli episodi, uno su tutti l'errore dal dischetto di Kane. Non hanno demeritato. Dispiace perché sono due movimenti calcistici di primissimo livello e grandissima importanza, ma non devono vergognarsi delle prestazioni fornite, soprattutto l'Inghilterra. Chiaro che il risultato finale non può essere soddisfacente, ma non hanno demeritato sul piano del gioco".
Quanto può essere difficile per un ct gestire Cristiano Ronaldo?
"Non è sicuramente una posizione facile per il tecnico perché ha dovuto prendere una decisione per certi versi impopolare, per certi versi logica. Credo sia sotto gli occhi di tutti che Ronaldo stia vivendo la parabola discendente della sua carriera incredibile, costellata di risultati e record su record frantumati. Non riesce però più a dare l'apporto che fino a pochissimo tempo fa riusciva a fornire, è evidente. Santos ha preso una decisione difficile, probabilmente più di quanto noi possiamo pensare, però alla fine ad un certo punto l'ha dovuto fare. Quando ha vinto hanno detto che aveva fatto bene, poi hanno perso e sono venute fuori le polemiche. Non credo che sarebbe stata una decisione facile per nessun ct al mondo".
Quanto grave pensa che possa essere stata la seconda mancata qualificazione consecutiva per l'Italia al Mondiale?
"Sicuramente è stata una doccia fredda per tutti noi italiani perché, soprattutto dopo l'Europeo, nessuno di noi italiani se lo aspettava. Nell'Europeo l'Italia ha meritato, ma ha avuto anche un pizzico di fortuna, che ci vuole sempre per ottenere risultati. Si è però ritorta contro nelle qualificazioni al Mondiale. Non posso criticare le scelte di Mancini, penso che l'Italia abbia pagato il fatto di aver sbagliato due rigori con un giocatore che normalmente non ne sbaglia neanche uno. Ci sono stati tanti episodi contrari. Per quello che ho visto io l'Italia era e continua ad essere una Nazionale di primissimo livello. Purtroppo non si è qualificata al Mondiale, ma Mancini ha a disposizione giocatori importantissimi che giocano tutti nei top campionati e credo non ci sia da preoccuparsi per il futuro. Non partecipare al Mondiale scotta e brucia, ma dalle prossime competizioni internazionali l'Italia non fallirà più".
Chi è il giocatore italiano sul quale scommetterebbe per il futuro?
"A me uno che piace tantissimo è Raspadori. L'Italia ne ha tantissimi fortissimi in ogni ruolo... Barella è un centrocampista tra i migliori in circolazione, senza contare tutti gli altri. L'Italia è forte, continua ad esserlo, ha un serbatoio importante, ha ricambi importanti e poi le scelte le fa Mancini in base a tante considerazioni fatte da lui e dal suo staff. Credo nella maniera più assoluta che non ci sia da preoccuparsi per il futuro della Nazionale".
Crede che sia giusto convocare giovani in Nazionale che devono magari debuttare ancora nei club?
"Mancini ha dimostrato negli anni di avere un ottimo fiuto con i giovani e se lo fa quindi è perché li conosce bene. In base al vissuto, all'esperienza e ai risultati che da sempre hanno costellata la carriera di Mancini e non per le chiacchiere da bar, gli si può dar fiducia. Non è che perché non si è qualificato al Mondiale non capisce più niente di calcio o continuerà a fare errori. Io credo esattamente l'opposto, c'è da dargli fiducia. Se ha deciso di rimanere e la FIGC lo ha confermato è perché ha visto questo grado di competenza".
Ultima domanda sulla Serie A. Chi lo vincerà lo scudetto?
"Non me ne vogliano i tifosi del Napoli, che faranno i debiti scongiuri, ma credo che sia l'anno del Napoli. Me lo auguro, vivo a Pozzuoli e sono napoletano di adozione... Vorrei veramente vedere in che maniera la città e i dintorni potrebbero festeggiare la vittoria del campionato".