Conceicao su Joao Felix: "Non deve stare lontano dalla porta, lui deve essere decisivo"
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Come ci si rialza e come si reagisce? La prima domanda a cui risponde Sergio Conceicao in conferenza stampa è allo stesso tempo la più scontata e la più giusta, visto il momento di crisi che sta vivendo il Milan sotto il punto di vista dei risultati: "Vincere, vincere, vincere, vincere, vincere. È questo che vogliamo", la risposta del portoghese alla vigilia della delicatissima gara di San Siro contro la Lazio: "Siamo coscienti del momento, di quello che è accaduto sia per gli errori nostri sia per quello che non possiamo controllare. Non ci possiamo aggrappare alle sfortune, ma possiamo lavorare su quello che non va e sugli errori che facciamo. E portare i risultati".
Reijnders e Pulisic stanno rendendo meno...
"Reijnders ha fatto gol a Torino e lui è sempre molto presente nella costruzione, di inserirsi in area. È vero che sta giocando un po' più basso, ma si sta muovendo bene. Tutti possono dare di più, anche io. Pulisic a Bologna il dottore mi ha detto che non poteva iniziare la partita la mattina stessa. E io devo trovare la soluzione in quel momento. Joao Felix non doveva giocare titolare. Pulisic ha un piccolo problema fisico e dobbiamo gestirlo e si vede nella sua freschezza".
Il tuo parere su Joao Felix.
"Il fatto che dovesse andare in panchina a Bologna fa parte anche della strategia. Lui è molto bravo tra le linee. Secondo me tocca troppo volte il pallone e si sposta in zona dove non deve, perché abbiamo bisogno di una seconda punta e non di un centrocampista difensivo. Lui deve essere decisivo: non si deve trovare lontano dalla porta, ma cercare di fare la differenza negli ultimi 30 metri".
Sul modulo work in progress:
"Qua si parla di calcio. Per il tempo che ho a disposizione io voglio sicuramente lavorare per giocare in un altro modo, da martedì comincerò a lavorare sul campo e non solo sulla lavagna. Lavorerò su un altro sistema senza dubbio. Nel mio passato ho giocato 433, 442, 4231, 352, 343, i giocatori si devono sentire a loro agio con e senza palla. Dobbiamo definire le nostre zone sugli avversari per sapere quando e dove pressare: si lavora sul campo. Sicuramente lavorerò, se avrò il tempo... È una battuta, sto scherzando. Ma per gli allenatori è così, è normale, fa parte della vita, non ho problemi".
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