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Beppe Tomasini ricorda Niccolai: "Era uno stopper fantastico, con lui non si passava"

Beppe Tomasini ricorda Niccolai: "Era uno stopper fantastico, con lui non si passava"TUTTO mercato WEB
mercoledì 3 luglio 2024, 07:00Serie A
di Redazione TMW
fonte Matteo Bordiga per tuttocagliari.net

Il grande romanzo popolare del calcio italiano gli ha cucito addosso un vestito tanto folkloristico e irriverente quanto stretto e, fondamentalmente, ingiusto: quello di principe delle autoreti. È vero che, in alcuni casi, Comunardo Niccolai ha saputo interpretare con ineffabile fantasia, al limite della genialità, l’arte bislacca dell’autogol. Ma il suo spessore di difensore centrale - stopper si diceva all’epoca – e la sua interpretazione già moderna del ruolo, da autentico antesignano, meritavano ben altra etichetta e ben altro ricordo.
Comunardo era un uomo mite e squisito, sempre disponibile e sorridente con tutti.
Tanto affabile fuori dal campo quanto implacabile sul rettangolo verde. Affrancarsi dalla sua marcatura era un’impresa per qualsiasi attaccante. Anche per il bomber più micidiale.
E allora il miglior omaggio che gli si può tributare nei giorni seguenti alla sua scomparsa è quello del compagno di reparto, di centinaia di battaglie in campo e di vita vissuta (nella quotidianità serena e goliardica della foresteria cagliaritana) Beppe Tomasini: per tutti – soprattutto per Niccolai – semplicemente “Tomas”.

“Ero in contatto con lui tutte le settimane.
Le ultime due settimane non mi ha risposto, allora mi sono preoccupato.
Oggi, poi, ho appreso la notizia”, racconta Tomasini.
“Di Comunardo ho ricordi meravigliosi, come del resto di tutta quella squadra leggendaria. Eravamo molto legati: avevamo giocato insieme nella Nazionale Under 23, poi abbiamo vissuto per anni a stretto contatto in foresteria a Cagliari.
Era un ragazzo d’oro: le sue proverbiali autoreti non le faceva perché sbagliava, ma per via della sua troppa generosità. Non a caso gli dicevamo: ‘Se una palla non riesci a prenderla lasciala stare: c’è Albertosi in porta, ci pensa lui a intervenire’.
Ma niente da fare: lui andava su tutti i palloni. Era generoso in campo come nella vita di ogni giorno. E, questo tengo a rimarcarlo, era un grande difensore. Il suo contributo è stato determinante per la vittoria dello scudetto del 1970. Mi viene a mancare veramente un grande compagno di sport e di vita. Io, che facevo il libero, giocavo proprio dietro di lui: era fortissimo, un incubo per gli attaccanti. Sapeva anche uscire palla al piede, aveva un grande senso dell’anticipo e di testa le pigliava tutte lui. L’anno del tricolore abbiamo incassato appena 11 gol in 30 partite: si tratta di un record tuttora imbattuto.
Merito anche suo. Perdiamo un pilastro del grande Cagliari di Scopigno e, soprattutto, un vero amico.
Una persona semplice e buona.”

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