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Addio al campione del popolo

Addio al campione del popoloTUTTO mercato WEB
© foto di Fabrizio Ponciroli
ieri alle 11:44Serie A
di Luca Calamai

C'è un'immagine che ci portiamo nel cuore di Totò Schillaci. Sono i suoi occhi spiritati che accompagnavano la feste per i suoi gol a Italia '90. Una gioia esplosiva, direi quasi selvaggia. Che si sommava a una corsa verso la felicità assoluta. Il bambino nato nel quartiere popolare di San Giovanni Apostolo a Palermo era diventato una stella. Il campione del popolo. Totò era riuscito a vincere una sfida impossibile. Italia '90 è stata la sua grande vetrina. Vicini lo aveva eletto a vice Carnevali ma dopo la prima esibizione deludente degli azzurri Schillaci si era ritrovato titolare. Titolare e protagonista. Ogni partita un gol. Ogni partita una magia. Una cavalcata leggendaria nelle notti magiche dell'Olimpico. Come cantava Gianna Nannini: inseguendo un gol.

Lui insieme a Robi Baggio che aveva preso il posto dell'intoccabile Vialli. Due gregari diventati di colpo campioni. Due artisti del pallone che parlavano la stessa lingua e che poi avrebbero fatto un percorso insieme anche nella Juventus. Amici che arrivarono anche a cazzottarsi dentro lo spogliatoio bianconero. "Robi che amava scherzare qulla volta aveva esagerato e io avevo reagito a suon di pugni. Ma finì tutto subito con le mie scuse. Robi era uno che parlava poco, io parlavo meno. Siamo stati anche compagni di camere". Schillaci chiuse quel Mondiale realizzando sei gol. Capocannoniere di Italia '90. Una raffica di prodezze che gli regalò la Scarpa d'Oro Mondiale. Un successo straordinario che però gli scivolò addosso senza cambiarlo. Totò restò Totò. Un uomo semplice che diventava speciale quando toccava un pallone.

Schillaci ci ha lasciato. Ha lottato con tutta la sua abituale grinta contro una malattia incurabile. Ha provato a dribblarla mettendoci cuore e orgoglio. Alla fine si è dovuto arrendere. Perdiamo un attaccante che ha segnato e divertito. Perdiamo un modello per tanti giovani che sognano di diventare campioni. Soprattutto giovani del Sud. Totò è nato a Palermo ma è esploso nel Messina. Storie di soldi. La sua prima società giovanile l'Amat monetizzò al massimo il suo cartellino. Ma forse questa è stata la svolta decisiva della sua carriera. A Messina trovò due maestri di calcio. Prima Scoglio poi Zeman. Che capirono che quel ragazzino dagli occhi grandi ed elettrici aveva qualità speciali. Due tecnici che incanalarono i suoi dribbling e il suo fiuto del gol dentro dei binari tattici. Dopo Messina il salto di qualità. Prima la Juve dove vinse Coppa Italia e Coppa Uefa. Poi, l'Inter. Totò da Palermo diventò per i suoi tifosi Totò-gol. Lui non bucava il video (è stato un personaggio senza fare niente per esserlo) ma bucava le reti avversarie. Segnava e correva. Segnava e sorrideva. Segnava e festeggiava con i suoi occhi che brillavano.

Schillaci è stato anche il primo italiano a giocare nel campionato giapponese. Un'altra sfida. Una delle tante della sua vita. Un palermitano nel mondo. E che strano mondo. Totò indossò la maglia dell'Iwata Jubico. Vinse il campionato. Segnò nella sua avventura nella terra del Sol Levante 56 reti in 78 partite. Tanta roba. Non aveva il fisico da Samurai ma entrò nel cuore di tanti tifosi giapponesi. Totò-gol diventò Totò-san. Lui aveva un sorriso e garantiva una foto ricordo per tutti. Aiutò a promuovere il calcio in un Paese che era storicamente legato ad altre discipline sportive. Segnava e correva. Come sempre. Come farà fino all'ultimo. Chiusa l'attività agonistica Schillaci ha scelto di non indossare nè la tuta da allenatore, né di calarsi in ruoli da top-dirigente. Ha continuato fino all'ultimo giorno ad amare il pallone. Ha accettato di buon grado di mettere a disposizione la sua popolarità per diventare un personaggio di alcune trasmissioni televisive. Senza però tradire se stesso. Felice di quello che gli riservava la sua vita. Poi, è arrivato quel nemico cattivo. Invincibile. Totò ci ha provato a batterlo. Poi si è arreso. La sua morte ha toccato il cuore di tantissimi tifosi. Di tutti i colori. Totò il campione del popolo meritava un abbraccio così vero. Appassionato. Aspettando che dalla Sicilia, la terra che lui ha amato in maniera assoluta, produca prima possibile un altro Totò.

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