Juventus, dai troppi capitani alla mancanza di empatia: i perché della rottura con Motta

L'avventura di Thiago Motta alla guida della Juventus sembra essere ormai giunta al capolinea. La sensazione, anche all'interno dello spogliatoio bianconero, è che il suo futuro da allenatore sarà radioso: tuttavia, al momento non ha l'esperienza per reggere una panchina pesante come quella della Juve.

Tuttosport ha fatto il punto sui motivi che hanno portato a dei risultati sempre più deludenti. Uno di questi è stata la difficoltà di gestione dei rapporti con i giocatori, soprattutto di grande esperienza. I metodi di Motta sono stati giudicati troppo bruschi, soprattutto nei confronti di elementi di grande personalità e che difficilmente scendono a compromessi.

Più in generale, è mancata empatia tra l'allenatore e il gruppo squadra. I giocatori non hanno mai - come si dice talvolta in questi casi - "giocato contro", ma strada facendo hanno progressivamente perso la sintonia con il progetto tecnico. In questo senso, si sono rivelati destabilizzanti i tanti cambiamenti operati settimanalmente da Motta: modifiche sul piano dello sviluppo del gioco, ma anche dei ruoli assegnati a ogni singolo giocatore.

Da non sottovalutare, infine, i continui cambi anche a livello di fascia di capitano: da Gatti in avanti, è passata da 7 braccia. A tutto questo si unisce l'altalena di risultati, con un crollo avvenuto dopo la doppia eliminazione - ai playoff di Champions col PSV e in semifinale di Coppa Italia contro l'Empoli - che ha tolto alla Juve due obiettivi importanti