L’Inter vola agli ottavi, il Napoli impatta con Berlino. Il riscatto del martedì: ecco cosa ci regala la Champions
L’Inter è qualificata, unica italiana. Con un turno di anticipo e grazie, ancora una volta, a Lautaro Martinez se proprio vogliamo fare una sintesi. Ma in realtà l’Inter ha saputo gestire un Salisburgo volenteroso ma poco efficace e poi ha saputo colpire. Anche prima degli ultimi 15 minuti quando la qualità e la freschezza di Barella e Lautaro hanno dato all’Inter una marcia in più: se fosse entrato il rigore in movimento di Frattesi o il colpo di testa di Thuram, entrambi praticamente a porta vuota, l’Inter avrebbe potuto chiudere la pratica anche prima. Poi ci h apensato Lautaro: una traversa, un gol e uno stop magico con un tiro di un soffio fuori. L’Inter si porta a casa i tre punti e si porta a casa la qualificazione soprattutto. Ancora una volta agli ottavi, ancora una volta una prestazione da grande squadra che sa aspettare, contenere e poi colpire. Che si affida alla qualità dei singoli, alla profondità della rosa e alla capacità del proprio allenatore di saper leggere avversari e momenti.
Il passo falso lo ha fatto il Napoli. Un mezzo passo falso, anzi. Siamo onesti. Il pareggio con l’Union Berlin è più fastidioso per l’ambiente e per il morale, piuttosto che per la classifica. Vincere stasera contro chi aveva perso 12 partite di fila doveva essere una formalità e poteva permettere al Napoli di considerarsi già promosso. Non è così: la qualificazione è ancora da prendere ma soprattutto l’avversario sembrava davvero alla portata. Ora è vero che in Champions squadre materasso non ce ne sono ma lo stato di forma delle due non era neanche paragonabile. Il Napoli non è stato attento e concreto. Non è stato attento in difesa, visto che ha concesso il gol in contropiede e in casa, quando si poteva tranquillamente gestire. Non è stato efficace in avanti, quando avrebbe potuto comunque vincere la partita avendo di fatto metà partita per poterla vincere a prescindere dalle disattenzioni. E’ questo che finora è stato il Napoli di questo avvio di stagione. Fiammate e poca continuità. Non solo nell’altalena dei risultati, ma anche all’interno della stessa partita. Le qualità individuali ci sono e sono fuori di dubbio, ma non c’è la stessa ferocia che abbiamo imparato ad apprezzare la passata stagione. Di sicuro Garcia non è riuscito ancora ad entrare nella testa (e nella pancia) dei giocatori, che forse a livello inconscio se vogliamo parlare di pancia si sentono più sazi, dopo la scorpacciata della passata stagione. E’ un atteggiamento mentare naturale che soltanto con una grande convinzione si può fronteggiare. Certo è che la partita di Champions per il Napoli, rispetto alle ultime gare azzurre, sembra un passo indietro.
Il martedì è stato invece trionfale per le italiane. Trionfale per il Milan che è riuscito nell’impresa. Una partita praticamente perfetta contro il PSG, che ricorda quella della passata stagione dei cugini interisti contro il Barcellona: nel momento delicato della stagione si spazzano via polemiche, dubbi e ombre con una vittoria di forza contro una grande europea. Ora naturalmente al Milan bisogna chiedere continuità rispetto a questa strada.
Ma allo stesso tempo devono essere riconosciuti a Pioli i suoi meriti. Troppo spesso ormai (ma vale anche per gli altri allenatori) tutto è determinato dal risultato, tutto è condizionato da giudizi velocissimi e tranchant che non prendono mai in considerazione il quadro d’insieme. E’ il più grande torto che si può fare al lavoro di una società. Questo non significa che Pioli sia esente da errori. Sicuramente lui, come i suoi giocatori, come i suoi colleghi sbaglia. Semplicemente perché fa. Ma quello che ha fatto Pioli in questi anni non può mai essere cancellato da un paio di risultati negativi. Il giudizio non può essere così condizionato dallo stato di forma dei suoi giocatori migliori che - come abbiamo avuto la riprova - possono decidere qualsiasi partita. E’ un’analisi che deve essere fatta partendo da più lontano. Pioli è stato uno degli artefici della ricostruzione del Milan. E fintanto che il Milan rimane in corsa per gli obiettivi (anche quelli minimi) di inizio stagione è assolutamente in bolla con le aspettative. Se non dovesse centrarli (o se stesse per non farlo) allora si dovrà analizzare come mai. Quante sono le responsabilità: non si può ridurre tutto ad un cambio o a una deviazione. E questo vale anche per gli altri allenatori che - ciclicamente - sono messi in discussione settimanalmente. Il Milan non è rinato improssisamente, semplicemente perché non era morto. Ci sono dei problemi ancora da risolvere (alcuni magari con il mercato), dei rendimenti da migliorare. Ma il Milan ha dimostrato di potersela giocare con chiunque. E’ questa la cosa più importante. Ora - come dicevamo - deve dimostrare di poterlo fare sempre o comunque più spesso.
Alla Lazio serviva vincere. Il risultato sopra ogni altra cosa, almeno per questa partita. E sicuramente anche per la prossima visto che c’è il derby. Era troppo importante vincere e la Lazio lo ha fatto con armi leggermente diverse rispetto al solito. Anche la Lazio non ha avuto continuità che avrebbe voluto. Ma in questo momento in cui ancora gli automatismi non sono arrivati, in cui alcuni giocatori devono trovare il punto migliore di forma, servono i risultati. Era troppo importante per la Champions vincere contro il Feyenoord. E ora la Lazio può pensare con più serenità. E anche Immobile può essere più tranquillo: lo sa anche lui ma il gol aiuta. Eccome.