Il ricordo di Luca Calamai a due anni dalla scomparsa di Mario Sconcerti
Ripensando al mio percorso professionale con Mario Sconcerti mi sono ritrovato a sorridere. Il motivo? E’ una storia di una vita fa. Lui era vice direttore della Gazzetta e io ero un giovane redattore inviato per un periodo alla redazione di Firenze. Ricordo che la Fiorentina, il suo grande amore, finì dentro uno dei suoi abituali pomeriggi di burrasca. E ricordo che Mario mi chiese un articolo per spiegare gli errori che la società aveva commesso. Scrissi con grande foga. Quasi da tribuno del popolo viola. Ma il pezzo che, a quei tempi, spedivo via fax tornò dopo pochi minuti con in fondo la scritta: “Non va bene. Questo te lo puoi tenere per ricordo. Mandami un articolo giusto ricordando che quando parlano i fatti gli aggettivi vanno ridotti al minimo”. Aveva ragione, naturalmente. Quella lezione non l’ho mai dimenticata. Come tante altre.
Mario Sconcerti, che oggi ricordiamo a due anni dalla sua scomparsa, non à stato solo uno dei giornalisti sportivi più importanti della nostra storia, è stato anche un grande maestro. Lui era orgoglioso di mettere il suo sapere al servizio dei più giovani. Una filosofia che lo ha accompagnato fino all’ultimo. Nella redazione di Firenze Viola c’è appesa la foto di una cena con Mario e i giornalisti della redazione. Direttori e ragazzini. Avrebbe potuto andare avanti fino all’alba parlando di Fiorentina, di come affrontare una notizia. Di come il nostro lavoro si alimenti di passione, studio e curiosità. Le qualità di Mario. Più di una volta ho raccontato questo episodio ai ragazzi più giovani. Con l’orgoglio di chi ha conosciuto Sconcerti e il desiderio di non far dimenticare i suoi principi.
Dire che Mario ci manca è normale. Anzi, banale. Lui sapeva analizzare e provocare. Le sue analisi sulle pagine di un quotidiano o davanti a una telecamera andavano dritte come una fucilata al cuore del problema. Tesi che argomentava spesso con numeri e statistiche che ricostruiva nelle sue notti insonni. Una fame di calcio frutto di passione e competenza. Mario ha tradito il suo unico grande amore, il giornalismo, solo quando lo ha chiamato Vittorio Cecchi Gori per gestire la Fiorentina. Non poteva dire di no. Una “scappatella” durata pochi mesi. La Fiorentina era la sua eterna fidanzata. Riprendere il suo posto da Direttore è stato come tornare a casa.
Oggi Sconcerti avrebbe materiale in abbondanza per le sue riflessioni. Il calcio vive un momento di clamorose contraddizioni. L’aspetto economico ha preso il sopravvento sulla passione. Si parla più di bilanci, di plusvalenze, che di tattica e di talento. Sono convinto che Mario ci tirerebbe le orecchie rimproverandoci di non riuscire a essere più presenti come critica. E avrebbe ragione. Ma quella foto che abbiamo appesa in redazione è un bel regalo. Ci ricorda che se vogliamo Mario ha ancora tante cose da insegnarci.