Il coraggio del Milan è quello che l’Inter stavolta non ha avuto: niente è precluso a Pioli, mentre a Inzaghi manca cattiveria. Catenaccio per la Juventus, stavolta Allegri può senza problemi
Quando pochi secondi prima del fischio d’inizio di Milan-Atletico sugli schermi di San Siro è passato un filmato del club dove praticamente Paolo Maldini spiegava a un giovane tifoso che cosa significasse la Champions per il Milan (e che cosa significasse il Milan per la Champions), un senso di trascendenza si è innervato sugli spalti, sintetizzato dallo striscione della Sud “AC Milan is back”.
Questo Milan in teoria non avrebbe nulla della squadra del passato - remoto, prossimo e recente - e l’unico trait d’union sarebbe potuto essere Ibrahimovic, fuori dai giochi. Eppure Pioli, Brahim Diaz e Tomori su tutti hanno trascinato un’intera squadra, onorando un San Siro che ha segnato da sé un gol, e come quelli in campo è stato all’altezza delle grandi notti europee nella storia. A poco vale appigliarsi all’arbitro, perché sul doppio giallo la colpa è esclusivamente di Kessié, semplicemente non all’altezza.
Il Milan ha avuto coraggio, Pioli gliel’ha infuso, questo è ciò che rimane.
Il coraggio che non ha avuto l’Inter. Eppure questo primo mese di stagione aveva detto tutt’altro: all’Inter poteva essere mancata cattiveria in alcuni momenti; in altri, l’ordine; ma Simone Inzaghi ha praticamente interpretato sempre ogni partita come avrebbe dovuto, anzi alla grande nelle ultime due settimane, con tre impegni tutti difficilissimi. A Kiev invece l’Inter non si è preso il match, non ha avuto la determinazione di chi deve vincere.
Insomma, quella della grande squadra che si ribella all’inerzia degli eventi. Certo, Dzeko si è mangiato di nuovo un gol come fatto all’ultimo respiro contro l’Atalanta, e Pyatov, a 37 anni portati non brillantemente, ha deciso di allineare due miracoli finali come raramente fatto nei 36 anni precedenti. Ma rimane che l’Inter in Ucraina doveva vincere, e non ci ha creduto a sufficienza.
Non si esulta per queste cose, ma è innegabile che la notizia dell’assenza di Kanté da Juventus-Chelsea causa Covid si trasformi in una evidente occasione per Allegri. Perché Kanté è anima e core del campioni d’Europa, che rimangono un meccanismo perfetto, ma che intanto si è inceppato contro il City. Stavolta Allegri, praticamente con l’attacco infortunato, non deve invece vergognarsi di fare un fiero catenaccio e contropiede, ché in condizioni d’emergenza come queste è giustificato.
E peraltro, una Juve in debito d’idee, almeno questa la conosce benissimo.