Ibra non ha fretta, per ora il Milan non ci arriva (e nemmeno il Bologna). E Balo può già andarsene. Conte vuole tre pedine per la seconda parte di campionato. Due sole squadre al comando, non solo nei risultati ma economicamente
Gli assistiti di Raiola muoveranno il prossimo mercato invernale. Da una parte c'è il solito Zlatan Ibrahimovic, uscito dalla Major League Soccer con la sua solita grandeur da chi, bene o male, è e sarà leggenda del calcio. La situazione è ancora fluida: il Manchester United vuole un centravanti di stazza e di esperienza, non sempre per farlo giocare da titolare ma che sposti qualche equilibrio, anche a gara in corso. Il Borussia Dortmund punta un attaccante, ha contattato il Chelsea per Giroud e proprio Zlatan. In Italia il Napoli non sta muovendo le pedine (sembra francamente più pubblicità fatta da De Laurentiis che non una situazione vera) mentre il Bologna sì: ed è l'unica società che sta realmente pensando a Zlatan quasi ossessivamente. Mihajlovic è un fattore, ma lo svedese vorrebbe un altro capitolo della suddetta grandeur. Passare da Los Angeles a Bologna non sembra plausibile. E il Milan? L'incontro con Raiola è stato fatto, formalmente, per Suso e Romagnoli: un meeting di cortesia per fare capire chi sarà a trattare. Poi c'è stato il discorso Ibra, una possibile offerta da 6 milioni (in 18 mesi) che però per ora non convince. Si vedrà, anche se le italiane ora sono in seconda fila. Chi si è già (quasi) pentito di essere tornato in Italia è Mario Balotelli, non convocato dal Brescia dopo il litigio di metà settimana con Grosso: tutti, a parole, hanno provato a spegnere il fuoco. Poi nei fatti fanno il contrario: Balo se ne può già andare a gennaio, il posto in Nazionale non c'è (e non ci sarà) e non è detto che poi non si aprano altre piste già viste, come il Brasile. Nemo profeta in patria, nemmeno lui.
Oggi c'è stata l'ennesima dimostrazione fra Inter e Juventus. Perché dalla panchina dei bianconeri, dopo sessanta minuti dove il rischio grosso è stato quello di affondare, possono pescare Douglas Costa o Ramsey. E vincere le partite con i sostituti... per l'Inter è evidentemente più difficile, seppur Conte stia facendo un grande lavoro con il materiale umano a disposizione. La rosa, dopo l'infortunio di Sanchez, è corta. Politano è ultimo nella gerarchia degli attaccanti, dietro anche a Esposito. E qualche calciatore di esperienza, in grado di vincere ancora, servirebbe. Certo, Nainggolan, Perisic e Icardi sarebbero stati delle belle aggiunte. A proposito di Icardi, il PSG vorrebbe riscattarlo subito, mentre lui non ha fretta. Chiede 12 milioni di euro annui, ha rinnovato a 7,5 con l'Inter e ne percepisce 9. E l'Inter è terrorizzata dal fatto che Icardi possa tornare indietro: c'è una clausola per potere rifiutare il trasferimento, Wanda lo preferirebbe in Italia, ma d'altro canto sa che non ci sono opzioni. La telenovela può scorrere liscia oppure incresparsi: ed è un bel rebus. Ritornando a Conte, vuole tre pedine per la sua Inter: un centravanti, appunto, un centrocampista, forse un esterno di sinistra (Asamoah spesso fermo, Biraghi che non ha convinto finora): poi certo, vari ed eventuali, ma queste sono le richieste principali. Sarebbe l'unico modo per rimanere competitivi. Icardi permettendo...
Nello speciale bilanci di metà settimana abbiamo intravisto alcune tendenze chiare: c'è molta differenza fra le squadre che salgono in Serie A e lottano per la salvezza e quelle oramai radicate che, però, dipendono praticamente tutte dai diritti televisivi e dal player trading. Paradossalmente per avere bilanci in utile è meglio essere tra il decimo e il settimo posto, per non rischiare di farsi ingolosire e alzare gli stipendi in caso di Europa (e magari non doverli trattenere a forza). La Roma deve vendere e continuare a farlo se non va in Champions, il Milan ha problemi grossi perché il fatturato non si alza mai, la Lazio dipende dalle plusvalenze. Come nel campionato, anche nei bilanci c'è una sproporzione esagerata tra Juventus e Inter e le altre: tante le plusvalenze dei bianconeri per il fair play finanziario, salvo poi fare un aumento di capitale per cifre molto basse per Exor (ma enormi per altre aziende di calcio), l'Inter ha debiti verso Suning e un bond da 300 milioni, ma anche 96 milioni che arrivano dalla Cina, senza Suning non avrebbe potuto fare un salto di livello del genere. L'idea è che il fair play finanziario abbia creato due mondi: i ricchissimi che, però, non sarebbero sostenibili senza plusvalenze, aumento di capitale e sponsorizzazioni, I medi che, se volessero mai competere, si dovrebbero iper indebitare, e le altre. Creando una spaccatura fra le grandi di Europa e le altre.