Esclusivo: la strategia perdente di Andrea Agnelli, ha deluso Florentino perché… Il Milan e la clausola SuperLega. Cristiano Ronaldo si offre allo United. Napoli: più Spalletti. E per Fonseca c’è l’Arsenal
Che Florentino Perez e Andrea Agnelli siano stati gli deus ex machina della SuperLeague è pacifico, con Barcellona, Manchester United, Liverpool e Milan a fare da ferventi sostenitori, e gli altri 6 ad accodarsi per trarre beneficio.
Se la credibilità di Andrea Agnelli a livello internazionale e istituzionale è terminata, rimane però il rapporto con le proprietà dei club.
Ma nel novero delle sconfitte del presidente della Juventus c’è anche un nuovo aspetto che incrina non tanto l’intesa con Florentino Perez, quanto il rapporto di fiducia.
Possiamo rivelare in esclusiva infatti che la tempistica bislacca e completamente controproducente è addirittura stata totalmente frutto del piano di Agnelli, che aveva proprio convinto il madridista sulla modalità ritenuta urbi et orbi come uno degli errori già dilettanteschi dei superlegaioli.
L’architettura dell’intero progetto è Florentiniana, ma la spallata da inferire in questo maniera è stata suggerita da Agnelli.
E c’è un motivo ben preciso: Florentino non aveva mai deciso per il passo finale perché temeva soprattutto la reazione della Uefa (non erano minimamente state calcolate né da lui né da Agnelli quelle dell’opinione pubblica e della politica, il che denota la superficialità di chi è abituato con i soldi a ottenere sempre ciò che vuole, anche perché di solito è attorniato da un esercito di lacchè pronti a dirgli che la loro è l’idea migliore).
Temeva l’Uefa Florentino, e l’ultima remore gliel’ha rimossa Agnelli: infatti il presidente juventino gli aveva assicurato di avere il totale controllo di Uefa e di Ceferin, di aver addomesticato ogni possibile reazione, e che le sua rete di relazioni avrebbe aperto la strada alla SuperLega - il che era stato anche il piano iniziale per cui Florentino e Bartomeu misero Agnelli a capo della SuperLega.
Tra le tante disfatte incassate da Agnelli, adesso dunque c’è da registrare anche quella in termini di affidabilità da parte di Perez: il presidente madridista infatti si sta lamentando con i suoi sodali di essere rimasto molto deluso dall’incapacità politica di Agnelli, e che dall’italiano gli fosse stata assicurata tutta un’altra rete di protezione.
Perez peraltro nel frattempo continua a insistere che il contratto sia vincolante.
Che sia vero o no lo dimostrerà solo il tempo, ma crescono le voci sul fatto che ci sia una clausola fondamentale nel documento costitutivo: ovvero che la SuperLega sarebbe automaticamente sciolta solo qualora almeno 9 delle società fondatrici dichiarino la propria uscita.
E qui entra in gioco il Milan ed Elliott: perché se da parte di Real Madrid, Juventus e Barcellona ci si può quasi attendere che non abiurino totalmente, ai più invece appare ambiguo il fatto che il Milan non abbia dichiarato oltre ogni ragionevole dubbio la propria separazione dal progetto.
Si tenta di capire anche quale sarebbe l’eventuale fondo dietro JP Morgan, ma il rimanere dentro del Mllan da quarto club sarebbe essenziale perché quella clausola non venga attivata e perché eventualmente le altre debbano pagare la penale alle quattro rimanenti (ammesso e non concesso che si vada per vie legali…).
Clausole su Cristiano Ronaldo non ce ne sono, ma la Juventus a questo punto lo regalerebbe anche.
Troppi 60 milioni all’anno se poi non sei mai decisivo nelle partite che contano come quest’anno, o nei momenti che contano come queste ultime settimane.
Ma ai 31 milioni di € netti Cristiano non rinuncia.
E se la Juve non entrasse in Champions? Si vedrà, anche perché difficilmente a Cristiano può fregare qualcosa di vincere l’Europa League negli ultimi 2 anni di carriera.
Mendes sa che sono solo 3 i club con condizioni tecnico-economiche in grado di permetterselo, gli stessi che aveva contattato già all’uscita dal Real Madrid.
Il Madrid ha gentilmente declinato, il PSG idem non si è mostrato interessato, il Manchester United invece ha risposto.
E la risposta è stata che ci si potrebbe pensare, ma esclusivamente se Cristiano Ronaldo si riducesse del 50% lo stipendio, a circa 15 milioni di €, forse con un biennale.
Per ora Cristiano Ronaldo non ci può credere, ma chissà che il mancare la qualificazione in Champions non lo porti a pensarvici.
La qualificazione in Champions è anche decisiva per il destino del Napoli: già 3 settimane fa vi informavo che Gattuso era vicino alla Fiorentina, e sarebbe davvero sorprendente se una eventuale qualificazione facesse cambiare idea sia a lui che a De Laurentiis.
Con Simone Inzaghi rimasto alla Lazio, la scelta se si andasse nell’Europa che conta è Spalletti, ritenuto adatto con il giusto equilibrio di esperienza, risultati e stipendio. Rimane Juric la scelta senza Champions.
Tra i contattati dal Napoli c’era stato anche Paulo Fonseca, ma non c’è stato ulteriore approfondimento.
Per il tecnico invece adesso c’è l’Arsenal: il board del club non è contento di Arteta, che sarebbe salvato solo dalla vittoria dell’Europa League (di cui curiosamente come Fonseca è pure semifinalista). Fonseca è una delle opzioni rimaste nella shortlist, sia per la campagna europea della Roma, sia per la sua capacità di gestire situazioni non facili, nonché per l’esperienza accumulata allo Shakhtar in Champions. Le semifinali potrebbero essere decisive in tutti i sensi.