Una bellezza folgorante: Iniesta lascia il calcio, gli è sfuggito solo il Pallone d'Oro

"Non avrei mai pensato che questo giorno sarebbe arrivato. Tutte le lacrime che abbiamo versato in questi giorni sono lacrime di emozione e orgoglio. Non sono lacrime di tristezza, sono lacrime di quel ragazzo di Fuentealbilla che sognava di diventare calciatore e ce l'ho fatta, ce l'abbiamo fatta. Ho realizzato il sogno di diventare un calciatore professionista, era quello che desideravo di più". Con queste parole, tra le lacrime, Andres Iniesta ha annunciato il suo addio al calcio. Un'avventura cominciata 30 anni fa, nei campi sterrati di Fuentealbilla e proseguita nelle giovanili dell'Albacete. Poi il grande salto, verso la Masia e un club che lo ha reso in poco tempo uno dei centrocampisti più forti e completi del mondo.

Don Andrés è stato uno dei cardini del Barcellona che ha raggiunto vette inesplorate, a livello di gioco e di risultati: 4 Champions League, 3 Mondiali per club, 9 campionati, 3 Supercoppe europee, 6 Coppe del Re e 7 Supercoppe spagnole. Sempre indispensabile, un leader silenzioso che ha sempre fatto parlare le prestazioni. Poche parole come pochi sono stati i gol, tutti importantissimi: da quello a Stamford Bridge nella semifinale di Champions del 2009, senza cui forse non si sarebbe aperto il ciclo di Guardiola, a quello nella finale del Mondiale del 2010 che lo ha reso immortale, una leggenda di questo sport.

Ha vinto tutto e portato la sua classe in giro per il mondo, ha interpretato il ruolo in modo unico: dinamismo, velocità, rapidità di pensiero e azione, precisione, personalità, mentalità vincente. Pressing e rifinitura, qualità e corsa, sempre al servizio della squadra. Avrebbe, forse, meritato il Pallone d'Oro, ma questa è un'altra storia e sicuramente, oggi, non può essere un rimpianto. Quando si guarderà indietro, Iniesta troverà solo la bellezza che ha folgorato tutti gli amanti di questo sport.