Torino, Enrico Venesia: “Il “vanolismo” è interessante”
Enrico Venesia, tifoso del Toro da più di sessant’anni, è stato intervistato da TorinoGranata.it. Ecco che cosa ha detto su questo avvio di stagione della sua squadra e dell’allenatore Vanoli.
Si aspettava un avvio così del Torino e che dopo cinque partite avesse 11 punti e fosse primo in attesa di sapere che cosa farà l’Udinese (seconda a una lunghezza in meno) con la Roma e se al più l’Inter potesse raggiungerlo qualora battesse il Milan?
“Sinceramente no. Quest’estate sono stato a Pinzolo e ho visto come Vanoli, passatemi il termine, “rompeva le scatole” a tutti i giocatori durante gli allenamenti e a come gridava, però non mi aspettavo che ottenesse questi risultati, soprattutto nelle partite con Milan e Atalanta che mi hanno sorpreso in modo incedibile. Poi giocare in casa con le squadre piccole, come il Lecce, che si chiudono evidentemente per noi è più difficile rispetto a giocare contro Atalanta o Lazio, che affronteremo la prossima domenica. E comunque l’idea di avere sempre la faccia rivolta verso la porta avversaria e non andare a rincorrere la seconda palla è un upgrade decisamente importante. E adesso si comincia a parlare di “vanolismo” ed è quindi interessante”.
Cosa le piace di più del nuovo allenatore Vanoli?
“Sostanzialmente che nella comunicazione dice le cose in maniera equivalente e ficcante come Juric, ma con molto più garbo e senza essere meno efficace. Per quel che riguarda il mettere la squadra in campo, venerdì sera al Bentegodi ero in tribuna proprio sopra la sua panchina, alle mie incavolature vedendo i nostri giocare lui reagiva esattamente nel mio stesso modo. Alle volte Borna Sosa era posizionato male e non riusciva ad allinearsi risultando ancora un po’ spaesato e Vanoli lo correggeva di continuo. Nel primo tempo la fascia del croato è stata poco servita, mentre è stata sfruttata molto più quella dove c’era Lazaro. La bella scoperta è stata Walukiewicz, non me lo sarei mai immaginato così come l’ho visto il polacco e anche il cileno Maripán è strato incredibile, a parte l’errore quando ha spiazzato Milinkovic-Savic con la deviazione sul tiro di Kastanos, comunque non l’ho visto male e mi è sembrato anche meno “cattivo” di quello che si dice e interviene in maniera abbastanza pulita senza fare chissà quali falli. Tutto sommato se il presidente Cairo non ci avesse fatto il pacco di cedere Bellanova nel modo in cui l’ha fatto, noi potevamo avere una squadra che sulle due fasce poteva essere molto interessante, vabbè supereremo anche questo.
Il non correre sempre dietro alla seconda palla è un’idea di gioco che anche Gasperini ha mollato e Vanoli non insiste su questo. A Venezia il mister ad un certo punto ha inserito la terza punta e abbiamo sì rischiato di subire due gol, però questo inserimento è stato fatto per mandare un segnale alla squadra facendo capire che l’obiettivo era di portare a casa i tre punti e infatti a tre minuti dalla fine sia pure grazie a un calcio d’angolo avevamo riempito l’area avversaria, non ci eravamo tenuti in difesa, e così Coco ha segnato il gol della vittoria. Quando dicevo che la faccia ce l’abbiamo sempre rivolta verso la porta avversaria intendevo questo, poi a Verona in certi momenti Ricci ha dovuto far transitare la palla in orizzontale perché non c’erano gli spazi e i gialloblù in 10 contro 11 si chiudevano, però vedo una squadra che reagisce in maniera diversa e tutto sommato anche una grande eleganza. Vanoli non mi dispiace: è un bel personaggio in cerca d’autore e ha i piedi ben piantati per terra. Ha avuto una buona scuola lavorando nello staff di Antonio Conte, che io non amo ma che è un allenatore di livello e sa cosa vuole dire giocare a pallone con un certo tipo di criterio e se i giocatori non lo seguono li scarta”.
Qual è il giocatore che positivamente l’ha impressionata di più?
“Ricci, che io considero l’erede di Pirlo, comincia dare risultati, lo si vede e ha presenza in campo. Zapata anche venerdì in occasione del gol ha fatto uno stacco imperiale, da fermo pazzesco: una cosa davvero incredibile. In generale ho visto bene la squadra con il Verona, a parte per una ventina di minuti nel secondo tempo quando i nostri pensavano di aver chiuso la partita, ma in realtà bisogna sempre stare con le antenne dritte. In questo avvio di campionato positivamente oltre a Ricci mi ha impressionato Ilic e vedendolo a San Siro contro il Milan mi sono domandato se fosse lo stesso giocatore dell’anno scorso. Milinkovic-Savic comincia ad essere un portiere che ci fa portare a casa punti e questo è una notevole novità e lo vedo anche più forte nelle uscite. Parlare di Zapata è abbastanza scontato, anche se a Venezia sia lui sia Adams, seppur sia stata una trasferta abbastanza terribile per il caldo, mi erano piaciuti un po’ meno, però ci sta perché siamo alle prime partite. Secondo me, in qualche modo Duvan va anche un po’ centellinato per non stancarlo troppo. Magari martedì in Coppa Italia con l’Empoli Vanoli potrebbe far giocare al suo posto qualcun altro facendolo così riposare visto che poi domenica si dovrà affrontare la Lazio e sarà una partita decisamente interessante. Ma su tutti Ricci, perché sta prendendo coscienza e conoscenza dei suoi mezzi. Anche in Nazionale gli ho visto fare lanci di 40 metri cambiando così gioco, come pure ha fatto Walukiewicz con il Verona, e questo è molto interessante perché questi cambi di fronte di gioco non erano proprio nel nostro Dna. Molto bene anche il doppio passo fatto da Lazaro che così ha messo sulla testa di Zapata la palla che al Bentegodi ci ha permesso di andare sul 2 a 1, di solito con Valentino sono molto critico però con il Verona mi è piaciuto.
E poi abbiamo due assi nella manica. Vlasic, lo ritengo un grande anche se non so dove Vanoli lo utilizzerà, come e chi toglierà per fargli spazio: è complicato. Cosa farà il mister? Toglierà Linetty? Ma poi in mezzo ci si scopre. Mah, vedremo quali misure in tal senso adotterà l’allenatore. E l’altro asso nella manica è Schuurs, io metterei la firma per averlo per metà novembre o giù di lì. Quando rientrerà Perr si potrà anche giocare con la difesa a quattro e quindi variare di più il modulo avendo così un ventaglio maggiore di possibilità d’impostare la partita o di variarla in corso d’opera. L’importante comunque è che tutti i giocatori siano recuperati e che siano in forma e speriamo che nessuno di importante s’infortuni”.
E quello che l’ha delusa, se ce n’è uno?
“Proprio deluso, sinceramente nessuno. Salvo anche la partita con il Lecce, anche se ho fatto bene a non venie a Torino così mi sono risparmiato 900 chilometri di viaggio: me lo sentivo che sarei tornato a casa non contento, come accadde l’anno scorso per la partita del Torino con l’Udinese del 23 dicembre. Negli anni scorsi Vojvoda e Lazaro non mi erano molto piaciuti, ma quest’anno nessuno dei due mi ha deludo. E Pedersen è rivedibile perché al momento è un “ufo”e non posso fare nessun commento su di lui. Non vedo un elemento negativo, ma vedo un grande spirito di squadra, sono belli coesi e questo è interessante. Mi è piaciuta la reazione della squadra dopo la notizia della cessione di Bellanova, per la verità temevo contro l’Atalanta un duro contraccolpo dal punto di vista psicologico e, invece, non c’è stato, anzi il contrario. Tameze col Verona mi è sembrato un po’ lento e a tratti un po’ macchinoso. Non faccio parte dei criticoni e non sono il professore da distinti che prima ancora che la partita inizi ce l’ha già con tutti, però non sono neanche di quelli che vogliono salvare a tutti i costi anche chi gioca male”.
Il Torino può aspirare a un posto nelle coppe europee oppure è ancora troppo presto per dirlo?
“A Kitzbühel, nell’estate del 2022, in occasione dell’amichevole con il Trabzonspor dissi che il Toro magari poteva arrivare a giocare in Champions e poi invece c’è andato alla fine dello scorso campionato il Bologna, che aveva Zirkzee che faceva la differenza e anche Calafiori e una serie di altri giocatori piuttosto interessanti. Per non portare sfortuna mi piacerebbe non esprimermi e pensare, come dice Vanoli, partita dopo partita. Non è un ragionamento da tifoso, ma spero che quest’anno qualche cosa di buono lo combineremo perché ci sono i presupposti per fare bene. In campionato ho visto due squadre veramente di un altro livello, di un altro pianeta rispetto a tutte le altre: l’Inter e a tratti la Juventus. Ma fra tutte le altre noi possiamo dire la nostra, sicuramente rispetto alla Lazio. L’Atalanta la metto come terza forza e poi c’è il gruppone e quindi nel gruppone mi piacerebbe pensare che partita dopo partita ci sia anche il Toro. Serve costruire il salto di mentalità che ci faccia crescere”.
Favorevole o contrario alla contestazione al presidente Cairo?
“Io sono sempre stato marchiato un po’ come filo presidenziale, della serie come accadeva all’oratorio quando ero bambino: chi porta il pallone, fa la squadra. Tradotto vuole dire che è lui a mettere i soldi e di conseguenza decide i giocatori da vendere e da comprare. E non considera il consenso che la gente dà a questo. Debbo dire che questo è il primo anno che proprio non mi è andata giù la cessione di un giocatore: Bellanova. Quando ho appreso la notizia ho evitato di mandare a Cairo i soliti messaggi con i ragionamenti che di facevo con lui interrompendo così le trasmissioni e non scrivendogli più. Per cui posso dire che Cairo ha acquisito un nuovo contestatore silenzioso. Non gli perdono di aver venduto Bellanova. Non tanto in assoluto perché sia stato ceduto bensì per come, senza neppure informare l’allenatore, e quando, a campionato già iniziato e a tre giorni proprio dalla partita con l’Atalanta. Avrebbe potuto cederlo l’anno prossimo a 40 milioni e oltretutto nell’Atalanta gioca e non gioca perché Gasperini gli preferisce Zappacosta, quindi non so se Raoul abbia fatto bene ad andarsene perché non è ancora completamente formato. Certo cederlo a fine stagione sarebbe stato un rischio perché se il Torino fosse andato in Europa sarebbe stato un problema venderlo.
Il grande vuoto che c’è nel Torino, cosa che ho scritto più volte a Cairo, è che manca il cordone ombelicale che mantiene all’interno le radici del Toro. Per esempio, uno Zaccarelli o un Claudio Sala, che sono presenti allo stadio a tutte le partite, sarebbero stati troppo ingombranti per Cairo per cui il presidente si circonda di dipendenti, non sono assolutamente incompetenti, per carità, e sono anche brave persone, che fanno tutto quello che lui ordina loro senza neppure osar dire una parola”.