TMW RADIO - Evani: "Mancini, scelta comprensibile l'addio ma forse con Vialli..."
A sorpresa a TMW Radio, durante Maracanà, è intervenuto il tecnico ed ex calciatore Alberico Evani.
Come mai non ha seguito Mancini?
"Sono stato 12 anni in Federazione, mi ha portato mister Sacchi quando divenne responsabile delle giovanili, facendo un percorso dall'U18. Sono stati anni importanti, è stato fatto un lavoro di qualità. Talenti ce ne sono, dovremmo dare più spazio e fiducia. Su quello che è successo me lo chiedo anche io ma ancora non l'ho capito. Il presidente Gravina voleva cambiare e ha tutto il diritto. E poi ha cambiato un po' di elementi dello staff di Mancini. Capisco la scelta che ha fatto, forse ha sbagliato i tempi ma per il resto lo staff, da che mondo è mondo, lo sceglie il tecnico. Non l'ho seguito in Arabia per una scelta personale, non volevo stravolgere così la mia vita".
Sarebbe pronto a tornare ad allenare da solo?
"E' quello che ho sempre fatto e vorrei fare. Solo negli ultimi 4 anni ho fatto il collaboratore di Roberto Mancini. Ho maturato delle esperienze, sono cresciuto anche come competenze tecniche, soprattutto con insegnanti come Sacchi, Viscidi, che sono dei maestri. E' quello che vorrei fare allenare, ma non è semplice. Si cerca l'esperienza, ma credo di averla fatta. Spero che prima o poi una possibilità mi venga data".
Impressioni sulla Serie A?
"L'Inter è la squadra più pronta e strutturata, però il Milan credo abbia fatto una campagna acquisti importante, nonostante abbia perso Tonali. Con il ricavo della sua vendita ha preso giocatori funzionali al gioco di Pioli ed è più forte rispetto allo scorso anno. La Juve non può permettersi un altro anno anonimo e senza coppe sarà protagonista. Il Napoli, nonostante le difficoltà iniziali, è forte. E poi ci sono le romane, che non sono partite bene ma sono lì a giocarsi una chance europea. Dovessi giocarmi qualcosa, vedo l'Inter avanti ma le altre non sono troppo distanti".
Immobile: qual è il problema per lui in Nazionale? E perché si fatica a trovare punte?
"Non lo so. E' un giocatore in cui la Nazionale ci ha creduto sempre. Anche quando non faceva gol è stato importante per l'Italia. Il fatto di non trovare oggi tanti attaccanti è perché le squadre italiane, le big, hanno tutti stranieri. Ci sono dei giovani che stanno venendo fuori e spero ci puntino di più le società".
Oggi lo vede un giocatore con le sue caratteristiche?
"Non lo so, a dire il vero. A me piacciono giocatori che hanno un'intelligenza calcistica, che possono fare più ruoli e abbiano tecnica e adattamento rapido. Un ragazzo che è così, ma che ha meno gamba di me è Pessina".
Il giocatore più forte con cui ha giocato?
"Ce ne sono tanti, è limitativo dirne uno. Van Basten abbinava tutto, dall'eleganza alla potenza, fino alla tecnica. E' stato un dispiacere che abbia smesso presto".
Nazionale, peccato per come è finita la storia con Mancini. Ha provato lei a convincerlo a cambiare idea?
"Credo che il nostro fosse uno staff molto affiatato, è un'amicizia che parte da lontano ed è stata questa la forza. Forse è anche la forza che siamo riusciti a trasferire al gruppo. Non eravamo i migliori, ma lo siamo stati per lo spirito che avevamo. Siamo diventati quasi imbattibili per questo. Poi qualcosa si è rotto e non è un caso che sono arrivate le difficoltà. La scelta la condivido, prima che decidesse lo sentivo spesso e lui era contrario a spostarmi, voleva che rimanessi con lui. Poi sono venuto via prima, ma mi ha sempre detto poi le sue perplessità. Probabilmente ha sbagliato i tempi, ma il concetto per cui ha detto addio lo condivido".
Forse con Vialli sarebbe andata diversamente:
"Può essere. Ci fosse stato ancora lui, tutto forse poteva continuare come prima e sarebbe stato anche giusto. E' stata una grande perdita per tutti, forse avrebbe sistemato le cose".