Italiano e la mossa da grande tecnico
Si chiedeva di cambiar volto alla Fiorentina. Troppo simile a quella sbilanciata e sconfitta nelle due finali dell’anno scorso, e pure troppo leggera in difesa, dove dall’inizio dell’anno il conto dei gol subiti si era già fatto pesante. Così i tre punti raccolti a Udine hanno il potere di raccontare la metamorfosi importante che ha condotto la squadra alla vittoria, merito di alcuni singoli sopra la media a cominciare da Terracciano ma anche di un tecnico che nel momento più difficile ha cambiato la sua lettura.
In passato Italiano aveva virato sulla difesa a tre soltanto a San Siro, nel finale di una gara poi vinta contro l’Inter, ma stavolta il sacrificio finale della sua squadra frutta pure il gol del raddoppio, definitivo sigillo firmato dal leader tecnico Bonaventura di fatto indispensabile per guidare la Fiorentina nei momento più complessi.
Un successo certamente figlio della prova di Terracciano che rinforza la candidatura da primo portiere, ma anche di accorgimenti che nel secondo tempo hanno consentito ai viola di portare a casa il massimo risultato con il minimo sforzo offensivo.
Già, perchè se in mezzo gli ingressi di Arthur e Duncan hanno ravvivato un palleggio fino a quel momento troppo sterile (con Maxime ancora bisognoso di tempo per inserirsi e Mandragora di nuovo altalenante) il finale con Nzola e Beltran ha comunque tenuto alta la squadra, segno che quando Italiano ha messo mano alla panchina l’ha fatto in modo efficace. Al netto dei macroscopici errori sotto porta dell’Udinese quella di ieri non sarà una prestazione da ricordare, ma saper vincere senza necessariamente andare a 100 all’ora è la miglior dote con la quale i viola tornano dal Friuli, anche perché può diventare un’arma vincente da sfoderare nelle giornate in cui non è facile trovare brillantezza