19 dicembre 1992, muore la poesia in prosa. Brera non sopravvive a un incidente stradale
Il 19 dicembre del 1992 Gianni Brera viaggiava sulla sua auto nelle sue zone. Quelle fra Codogno e Casalpusterlengo, in seguito a una cena con amici che doveva essere un momento di gioia. Un'altra macchina lo colpì a tutta velocità, dopo uno sbandamento e l'invasione di corsia dove Brera stava viaggiando. Morte sul colpo per chi era stato una sorta di inventore dell'italiano, di ricercatore della parola adatta, della descrizione in prosa quello che potrebbe essere un utilizzo della poesia.
Una sorta di compositore, musica che riparte nella mente di chi lo leggeva. Ha coniato soprannomi per tutti, inventato parole, preso in giro uno sport decisamente troppo serio per prestarsi agli scherzi. A 17 anni venne assunto dal Guerin Sportivo per seguire la Serie C, scrisse per il Popolo d’Italia durante il fascismo, fu paracadutista e partigiano, scappò in Svizzera e internato in un campo di lavoro per gli italiani. Nel 1945 passa alla Gazzetta dello Sport, per parlare di calcio o di boxe. Poi passa come inviato speciale per il Tour de France, poi dirige la redazione de Il Giorno. Ritorno alla Gazzetta, infine La Repubblica fino alla sua morte.
Dal 2001 l'Arena Civica di Milano prende il suo nome. L'allora sindaco della città, Gabriele Albertini, disse: "Arena Civica era una definizione troppo formale, finalmente questo luogo ha un nome che sa di grande umanità e dedizione allo sport". Brera riposa nel cimitero di San Zenone Po.