…con Silvano Martina
Un pezzo di storia. Gianluigi Buffon dice addio al calcio giocato. Una carriera di vittorie e di successi accompagnata da Silvano Martina, suo agente per tutta la carriera. “Se guardiamo i tempi attuali è una cosa rara. Racconta però molto dello spessore delle persone che incontri. Ho avuto la fortuna di incontrare un ragazzo perbene e mi sono comportato da amico”, dice Martina - compagno di viaggio di Buffon per tutta la carriera - a Tuttomercatoweb.
Prima o poi doveva succedere. Ma leggere che Buffon smette fa un certo effetto.
“Quando smette un atleta di questo spessore crea interesse e nostalgia. Ha coinvolto tante generazioni, è stato un gigante del ruolo”.
È stato un addio meditato?
“Era tutto programmato. Un po’ hanno deciso anche gli infortuni. Nel 2018 non ero dell’idea che smettesse e ho cercato di trovare una soluzione che gli piacesse. Così siamo andati al PSG e li si è allungata la carriera di altri cinque-sei anni e l’ha gestita da fuoriclasse. Ha dato anche un esempio di umiltà: tornare alla Juve e fare il secondo non era da tutti. È stato un esempio anche fuori dal campo. Non è stato solo il portiere, è stato qualcosa di più”.
Anche la scelta di tornare a Parma per chiudere la carriera dove tutto è iniziato è stata bella, suggestiva.
“Ricordo perfettamente quando ha lasciato la Juve c’erano tre-quattro squadre tra cui anche il Barcellona. Ci siamo dati appuntamento per prendere una decisione e mi ha detto che passando da Parma ha sentito un’emozione forte. Così ha scelto di tornare”.
E adesso che farà?
“Di proposte ne ha. Però sono più cose personali. L’ultima parola è sempre stata la sua. Meno che per il suo trasferimento del 2001 quando io e suo padre abbiamo deciso di mandarlo alla Juve”.
Cioè?
“Il Parma aveva trovato un accordo con il Barcellona. Ero andato in Spagna e tutto stava andando secondo le previsioni. Rientrato a Milano ero all’altezza di Rozzano e mi chiamò Luciano Moggi: ‘Dove vai, Buffon deve essere nostro’. Gli ho detto ‘Scrivi’ e mi ha risposto: ‘E allora vieni domani’. Da lì è iniziata la storia di Gigi con la Juve”.
Cosa vi siete detti in questi giorni?
“Nel 2018 quando aveva deciso di smettere non ero contento perché poteva fare ancora tanto. Ero passato a Torino, abbiamo preso un caffè e diceva che era contento di smettere. Gli ho fatto una battuta: ‘A quarant’anni ci può stare, ma se domani ho il PSG?’ Mi ha risposto: ‘Vado subito’. Adesso gli ho detto che decidere di smettere ci poteva anche stare, è stata una sua scelta. Ne abbiamo preso atto. A quarantacinque anni andare al campo e buttarti per terra tutti i giorni non è facile”.
Il futuro è Donnarumma?
“Donnarumma sta facendo bene, ha tutti i mezzi per scrivere una parte importante del calcio italiano. Ma a livello tecnico come concretezza del ruolo come Gigi non ce ne sono. Lui questo ruolo lo interpretava già vent’anni fa, faceva reparto da solo. Era vent’anni avanti”.