Assenza di palloni, acqua calda e non solo: Galletti racconta il disastro Albenga

"Quando sono arrivato io a ottobre la situazione mi sembrava positiva, c'erano staff e giocatori di esperienza, era piacevole anche stare al campo, e a livello organizzativo non mancava niente, ma nel giro di una settimana è iniziato l'incubo: con il passare dei giorni si sono dimessi tutti, mancavano pagamenti, mancava l'organizzazione. E di conseguenza è arrivata la disfatta che tutti avete potuto vedere": in esclusiva ai microfoni di TuttoMercatoWeb.com, esordisce così Riccardo Galletti che, fino a due giorni fa, era il portiere dell'Albenga, club escluso dal campionato di Serie D.
Il classe 2003 prosegue poi nel ripercorrere la vicenda: "Nella settimana del disastro iniziavamo a capire che qualcosa non stava andando, la mancanza di soldi per le trasferte era un segnale lampante, ma il presidente ci aveva dato garanzie perché a suo dire sarebbe dovuta entrare una nuova società: sono state però solo parole. E la situazione è divenuta alla lunga frustrante, sono stati tanti gli episodi che hanno reso tutto pesante".
A cosa ti riferisci?
"Quando sono arrivato ad Albenga, la squadra era appunto in fase di riorganizzazione, come ho detto nel giro di una settimana è cambiato tutto, e anche dei giocatori è rimasto solo il capitano. Quando siamo arrivati a dicembre, prima della sosta natalizia, né i vecchi tesserati né i nuovi avevano ricevuto gli stipendi spettanti: a Imperia abbiamo scelto di non scendere in campo per protesta verso il presidente, ma da lui non è arrivato alcun segnale. Anzi, a gennaio mancavano palloni di allenamento, l'acqua calda, le divise, avevamo un dirigente e un mister sia per la Juniores che per la prima squadra, e una figura che faceva da Ds, da Dg e addetto stampa. Come se non bastasse, mister Massa ha allenato in deroga, e finita questa, in panchina veniva il padre di un nostro compagno che aveva il patentino per allenare in Serie D... e nonostante questo, ci siamo pure ritrovati con delle bombe carta nello spogliatoio, che hanno causato non pochi disagi. E addirittura abbiamo avuto anche difficoltà e rientrare ad Albenga dopo una trasferta perché mancava il bonifico all'autista".
Scontato quindi che contro il NovaRomentin non vi sareste presentati...
"In realtà è andata un po' diversamente. Giovedì eravamo regolarmente al campo e a metà allenamento il mister ci dice di entrare nello spogliatoio perché il presidente aveva chiamato dicendo che aveva ritirato la squadra, con tanto di PEC già inoltrata alla Federazione. Non potevamo far nulla noi, con una PEC già inoltrata saremmo stati passibili a denuncia se ci fossimo presentati al match".
Perché hai scelto di sposare questo progetto?
"Fino alla passata stagione ero in Svizzera, ma il campionato laggiù finisce un mese prima rispetto all'Italia, e quando si è poi aperto il mercato ero fermo da un po', non era facile rimettersi in gioco qui. Ho avuto questa opportunità e mi sono fidato, inizialmente davvero non c'erano avvisaglie, mi avevano accontentato sotto ogni punto di vista, economico e di campo. Alla fine approdavo in un club che per 100 anni è stata una signora piazza".
E adesso?
"Né io nei miei compagni, per il momento, possiamo essere tesserati altrove, dobbiamo aspettare una deroga federale che comunque dovrebbe arrivare. A gennaio ho avuto una proposta di mercato, ma comunque adesso è complicato trovare una situazione: a ogni modo, sono pronto e allenato, non avrei problemi nel rientrare in corsa. La speranza è non dover aspettare troppo".
