La Lega Pro presenta all’Unione Europea due progetti sociali nel programma Erasmus
Preparare i calciatori ad entrare nel mercato del lavoro dopo la carriera sportiva e combattere le frodi sulle scommesse. È l’obiettivo di due progetti presentati oggi dalla Serie C all’Unione Europea, nell’ambito del Programma Erasmus+. Quella di oggi è una data che entra nella storia, è la prima volta che accade, non solo per la Lega Pro, ma anche per il calcio.
Il primo progetto, “Erasmus + Yield”, ha l’obiettivo di sviluppare percorsi di formazione, anche digitali, per atleti e staff tecnici che si avvicinano al termine della carriera calcistica e che si riaffacciano al mercato lavorativo. È frutto di un partenariato di collaborazione in cui Lega Pro è capofila assieme ad Albania Football Association, Bulgarian Football Union, Fundaciòn Culturalista, ICSS INSIGHT, Malta Football Association.
Per Lega Pro l’esigenza è duplice: da un lato, supportare i lavoratori nello sviluppo di competenze trasversali, in modo da prepararli ad affrontare il passaggio da una tipologia di carriera all’altra. Dall’altro, è favorire l’inclusione sociale, integrando i giovani nel mercato del lavoro con una conseguente riduzione dei costi sui sistemi di welfare.
Il secondo progetto, “Erasmus + Bitfixe”, mira ad affrontare il problema delle partite truccate e delle frodi sulle scommesse sportive attraverso un approccio multidisciplinare e multistakeholder, cioè mettendo insieme competenze ed esperienze trasversali, maturate da attori diversi in più Paesi. Vede Lega Pro tra i partner assieme, tra gli altri, all’università francese La Sorbona, mentre capofila è ICSS INSIGHT, organizzazione istituita sotto l'egida dell'International Centre for Sport Security.
“Sono particolarmente orgoglioso ed anche emozionato perché Lega Pro oggi mette un tassello importante nel suo percorso verso il futuro e nella sua strategia di innovazione e segna una netta discontinuità, diventando attraverso la Calcio Servizi una Lega progettuale”, ha dichiarato Francesco Ghirelli, a capo della Serie C di calcio. “Non è di certo usuale mettere un piede in Europa con due progetti di questa portata, che possono essere un modello non solo per il calcio ma per la comunità, soprattutto in termini sociali, di inclusione e di contrasto all’illegalità. Ecco perché siamo il calcio che fa bene al Paese”.