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Novakovich: "Stam mi consigliò di andare in Olanda. Che shock la chiamata di Nesta"

Novakovich: "Stam mi consigliò di andare in Olanda. Che shock la chiamata di Nesta"TUTTO mercato WEB
© foto di Antonello Sammarco/Image Sport
Oggi alle 12:04Serie B
di Tommaso Maschio

“Negli Stati Uniti il sistema calcistico è diverso, qui se entri in un club fai il settore giovanile, mentre a Chicago giochi con il club fino ai 18 anni, poi o vai a giocare in un college o ti trovi un altro lavoro”. Andrija Novakovich, attaccante del Bari, parla così ai canali ufficiali del club della sua carriera che lo ha portato in Italia dopo aver toccato Inghilterra e Paesi Bassi: “Lì mi hanno notato in Inghilterra dove ho fatto alcuni provini, due settimane con il Fulham, ma preferivano attaccanti che tornassero, e poi al Reading, dove mi hanno fatto il primo contratto da professionista. Avevo Stam come allenatore, che mi consigliava di andare in prestito in Olanda e io volevo fare vedere chi fossi e sono andato lì per due anni, sono stato benissimo. La cultura e il meteo sono simili e si gioca all'attacco, quindi tanti gol e tante occasioni. Ho giocato contro l'Ajax che andò in semifinale di Champions, veramente una squadra fortissima".

Poi l’arrivo in Italia: “Il mio procuratore mi disse che Nesta avrebbe voluto parlare con me, ero sotto shock perché quando ti chiama uno come lui non puoi fare altro che andare, c’è poco da pensare. Mi disse le sue idee e quanto sarei potuto tornare utile al Frosinone. - prosegue Novakovich come riporta Tuttobari.com - Dell’Italia mi piace la cultura culinaria, che tutto è lento e tranquillo. Negli USA si va 2000 all'ora, c'è tanto ma anche troppo ed è una vita irrefrenabile. Avete questa cultura rilassata, che secondo me è giusta, perché la vita è una e bisogna viverla”.

Infine un passaggio sulla sua identità divisa fra la Serbia e gli Stati Uniti: “I miei genitori vengono dall’Europa, mentre io e i miei fratelli siamo nati in Nord America, mi è stata raccontata la cultura europea e mi hanno parlato delle difficoltà durante la guerra. Rispetto a oggi, posso dire che a quei tempi la gente era più disponibile a dare una mano. Per fortuna è nata una bella comunità dall'ex Jugoslavia. - conclude Novakovich - Alla fine con gli altri popoli siamo una grande famiglia, alla fin fine parliamo la stessa lingua, c'è una bella amicizia tra di noi. Siamo quasi la stessa gente ed è una cosa bella. Nazionale? È stata una scelta difficile con genitori serbi, ma essere convocato in prima squadra statunitense è stato un orgoglio".

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