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Caligara: "Sassuolo tappa molto importante. Sono un palleggiatore di inserimento"

Caligara: "Sassuolo tappa molto importante. Sono un palleggiatore di inserimento"TUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
lunedì 22 luglio 2024, 18:49Serie B
di Luca Bargellini

Fabrizio Caligara si è presentato come nuovo calciatore del Sassuolo attraverso i canali ufficiali del club neroverde: "Questi primi giorni hanno avuto un impatto molto positivo, tutti i compagni m'hanno accolto benissimo, poi avendo già lavorato col mister, lo conoscevo già, mi ha riaccolto molto bene e sono felice di di essere qua e di iniziare a lavorare duro per l'inizio della stagione".

Cosa ti ha colpito di più?
"La cosa che mi ha colpito di più è l'organizzazione di questo club che non è scontato averla e mi fa molto piacere. Son contento di lavorare in un club così".

Cosa hai visto da fuori?
"Ho sempre avuto l'idea che fosse un club molto molto organizzato, che punta a valorizzare i giovani, che vuole creare una mentalità vincente e questo ho visto da fuori".

Come hai trovato Grosso?
"Mister Grosso come me è cambiato, si è evoluto, è cresciuto però era un mister molto positivo come l'ho visto anche adesso. Gli piace tenere il dominio del gioco e vincere. Cosa mi ha detto? Mi ha detto che bisogna lavorare tanto per raggiungere gli obiettivi".

Che tipo di centrocampista sei?
"Io sono un centrocampista che mi piace molto giocare con la palla e poi soprattutto quest'anno ho fatto parecchi gol, però sì sono un palleggiatore che si inserisce e cerca di finalizzare l'azione".

Come è stata l'avventura nel settore giovanile della Juve?
"Beh il settore giovanile della Juve è un settore giovanile importante che ti forma, cercano di formarti a livello umano perché prima di tutto la Juve è una società che ti insegna a livello umano e poi a livello calcistico, mi ha lasciato tanto però poi fa parte dei percorsi staccarsi per capire anche com'è il il mondo fuori della Juve, perché quando sei lì tutto è è bellissimo poi quando esci per iniziare a farti le ossa cambia molto".

L'esordio in Champions?
"È un'emozione indescrivibile soprattutto perché non me l'aspettavo, perché il giorno prima non mi ero neanche allenato con loro. Si era fermato un centrocampista, mi avevano chiamato per andare in panchina, poi non l'avrei nemmeno immaginato, neanche l' 1% che avessi potuto entrare. Poi più o meno al 4° del primo tempo mi dice vai a scaldarti, quindi mi sono scaldato tutto il secondo tempo con un'adrenalina, un'ansia, che poi si è finalizzata con l'ingresso al 90°. È stata un'emozione, non ci sono parole per descriverlo! Non ti rendi neanche conto quando entri di dove stai entrando, solo dopo che pensi a cosa hai fatto. L'attimo che mi ha detto di andare lì, mi guardavo intorno e dicevo 'sicuro che sono io?' Poi quando sono entrato ho cercato di fare il massimo e ho lasciato anche il segno con un ammonizione".

L'esordio in A?
"L'emozione dell'esordio in Serie A è stata anche lì alta perché non me l'aspettavo, era la mia prima esperienza fuori dalla Juventus i primi 6 mesi con con i grandi in pianta fissa in prima squadra, quindi allenandomi con loro, non avevo ancora mai avuto modo di giocare a Cagliari e quando ho avuto l'opportunità è stato bellissimo anche perché è stato uno spezzone di partita più ampio rispetto all'esordio in Champions".

Qual è stato il gol più bello che hai segnato?
"Il gol più bello forse quest'anno con il Palermo, il gol del pareggio al 90° che ci aveva dato quel minimo di di speranza di poter riuscire a salvarci, cosa che poi purtroppo per una serie di motivi non siamo riusciti a fare".

L'emozione della nascita di tua figlia?
"L'emozione della nascita di mia figlia Beatrice penso non ci sia nessuna emozione di una partita o di qualcos'altro che possa essere comparata. È un'emozione grandissima, mi ha stravolto la vita e non posso solo che provare l'amore più grande per lei e anche per mia moglie che è tutto merito suo".

Come sono stati per te i tre anni ad Ascoli?
"Dd Ascoli ho vissuto un po' di tutto. Quando sono arrivato abbiamo fatto una salvezza miracolosa e poi l'anno dopo abbiamo fatto i play-off dopo 17 anni, quindi è stata un'emozione grandissima. Ho vissuto due anni bellissimi, quei primi due, poi l'anno scorso abbiamo raggiunto una salvezza tranquilla invece quest'anno è stata una stagione molto complicata sia per quanto riguarda me perché ho avuto un infortunio che mi ha tenuto fuori due mesi e l'ho sofferto un po' e poi soprattutto la retrocessione che fa e che ha fatto molto male. Io volevo ringraziare sia la società che tutti i componenti della società per quello che hanno fatto in questi anni, soprattutto i tifosi che ci hanno sempre supportato col loro tifo, col loro calore, è sempre stata una una spinta in più".

Che campionato è quello di B?
"In questi anni di serie B ho notato che per avere l'approccio giusto bisogna pensare partita dopo partita, la serie B è un campionato tosto dove la prima o la squadra più forte può perdere con quella più debole quindi non è un campionato equilibrato se uno non lo approccia con l'atteggiamento giusto, partita dopo partita. Secondo me la caratteristica più importante è di non sottovalutare nessuna partita. Tutte le partite vanno giocate al massimo perché tutte le partite ti possono trarre in inganno".

Cosa pensi del tuo arrivo a Sassuolo? E che obiettivi hai?
"Per me Sassuolo è una tappa molto importante e gli obiettivi sono quelli di migliorare ogni giorno e poi soprattutto raggiungere obiettivi grandi di squadra".

Cos'è per te il calcio?
"Per me nel calcio se non ci fosse divertimento tutto il resto passa in secondo piano. Prima di tutto quando un giocatore viene al campo ogni giorno quello che lo fa andare avanti è la passione e il divertimento per questo sport, poi come in tutte le cose bisogna essere seri, avere professionalità per fare questo lavoro però la prima cosa, la la fiammella che si accende ogni giorno quando vieni al campo per allenarti con entusiasmo e tutto è quello. Quando ero piccolo per me esisteva solo il calcio, per fortuna ho avuto sempre la possibilità di andare a giocare sotto casa e per me era scendere dopo scuola e tornare in casa quando dovevo mangiare".

Qual è la cosa più bella dell'essere calciatore?
"La cosa più bella di essere calciatori è condividere le emozioni, le vittorie con i compagni. La cosa più brutta è mandare giù le le sconfitte: le sconfitte pesanti che non sono facili da digerire".

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