Verdú: "Il Barça non può uscire col Napoli. Nessuno come la mia Fiorentina"
Ieri stella del Barcellona, dell'Espanyol e anche della Fiorentina, oggi numero 10 de Los Troncos nella Kings League. Joan Verdú è uno dei tanti figli calcistici della Masía blaugrana che sono riusciti a scrivere pagine e pagine di storia tra i professionisti, in Spagna e non solo. L'abbiamo intervistato, proprio a margine di una sfida del torneo di calcio a sette inventato da Gerard Piqué, per presentare Barça-Napoli e ricordare i suo brevi trascorsi in Serie A.
Verdú, partiamo dall'attualità: come l'hanno convinta a tornare a giocare a 40 anni?
"Praticamente non ho mai smesso. Quando stava partendo il progetto della Kings League, un amico mi ha proposto di entrare a farne parte e io ho detto subito di sì. Sinceramente non pensavo che questo torneo potesse avere tali ripercussioni, a me hanno offerto di giocare a calcio e questo era tutto ciò che mi interessava. A posteriori però possiamo dirlo: la scommessa di Piqué è stata a dir poco azzeccata".
Dal calcio a sette al calcio a undici: oggi c'è Barcellona-Napoli, che partita si aspetta a Montjuic?
"Sarà una partita equilibrata. È vero che il Barcellona è stato un po' superiore al Napoli all'andata, ma gli azzurri nell'ultimo periodo sono migliorati nettamente col nuovo allenatore. Mi aspetto una partita molto combattuta, intensa e tirata, tra l'altro in uno stadio che è stato il mio per tanti anni come quello di Montjuic".
Nessun favorito quindi?
"Dico di no, anche se il Barcellona per ragioni sportive ed economiche deve passare assolutamente ai quarti di finale. Forse proprio per questa pressione e per il fatto che gioca in casa, nonostante non si tratti del Camp Nou, do il Barça di poco favorito".
Il Barcellona l'ha formata e lanciata, la Fiorentina ha rappresentato invece una delle sue ultime avventure ad alti livelli. Che ricordi ha della parentesi italiana?
"Ho solo bei ricordi della Fiorentina e di Firenze. Quel 2015-2016 mi ha permesso di giocare con grandi giocatori e un grande allenatore come Paulo Sousa, che proponeva un tipo di calcio adatto a me. La nostra era la miglior squadra del campionato in quanto a conduzione del pallone, non avevamo rivali da questo punto di vista".
C'è un aneddoto particolare che le viene in mente?
"Quel mezzo tacco di Kalinic per il mio gol del 3-0 contro l'Atalanta, la risposta è immediata. Fu il mio primo e unico gol in Serie A, ma anche uno dei gol più belli di quella Serie A".