Perinetti: "Stavo per portare Weah a Napoli, è il mio rimpianto. Intrigato da McTominay"
Durante lo speciale calciomercato di TMW Radio è stato intervistato il direttore sportivo dell’Avellino Giorgio Perinetti. Queste le sue parole:
C’è solo il rifiuto di Dybala o va aggiunto altro a questa storia?
“Non so cosa sia accaduto realmente, voglio credere per romanticismo e passione al calcio che ho sempre vissuto al rifiuto del ragazzo. La voglia di rimanere in un calcio che lo idolatra e una tifoseria che si stringe ancor più intorno a lui. Dopo certamente analizzando più tecnicamente viene qualche dubbio, come è nata questa trattativa con l’Arabia? La Roma ha pensato anche a una soluzione senza Dybala, le domande possono essere spontanee. Ora De Rossi si ritrova tanti giocatori sulla trequarti, molti mancini e vedremo come farà quadrare la squadra. De Rossi è bravissimo e ci riuscirà, ma qualche perplessità sorge”.
Che scelta è quella di Chiesa?
“Motta ha preso una decisione netta, è un allenatore molto propositivo che incide molto sulla squadra e vuole funzionalità dei giocatori per il suo gioco. La scelta è stata forte, Chiesa è un giocatore che è andato in una grande squadra di Premier come il Liverpool. La Juve ha ponderato questa scelta per dare a Motta giocatori più funzionali per il suo calcio”.
Osimhen in Arabia cosa significa?
“Lo scorso anno era stata preparata la cessione per quest’anno con le clausole inserite, poi non si sono avverate come sperava la società. Vista la disinvoltura con cui De Laurentiis sta giustamente accontentando Conte prendendo giocatori funzionali anche senza la cessione di Osimhen fa riflettere. De Laurentiis è un grande imprenditore anche del calcio, non solo del cinema, evidentemente non fa queste operazioni da sprovveduto. Sa in cuor suo che Osimhen troverà una collocazioni, magari non alle cifre previste negli anni scorsi ma comunque a cifre importanti”.
Un pensiero sul lavoro di Giuntoli?
“Ha azzeccato la prima mossa con l’allenatore chiudendo col passato, un allenatore propositivo a cui ha portato giocatori funzionali anche se nel rush finale del mercato. Sono stati colpi mirati, giocatori di qualità che possono dare quell’imprevedibilità e quell’estetica mancata in passato. Poi bisogna sempre capire se il bello riesce anche ad essere concreto”.
Qual è stato il colpo migliore?
“Io dico sempre il prossimo quando faccio il mercato. Tante operazioni interessanti si sono viste, mi intriga McTominay al Napoli”.
Con quali ambizioni affronta questa stagione l’Avellino?
“L’Avellino ha dato continuità con Pazienza, è un allenatore concreto. L’obiettivo è migliorare lo scorso anno, siamo arrivati secondi e sappiamo dove dobbiamo arrivare. Il girone C è molto duro e lo sappiamo, speriamo di essere pronti anche se la partenza è stata fallimentare e imprevista. Abbiamo le armi per ripartire e essere importanti durante tutto il campionato”.
Sei soddisfatto del mercato fatto?
“Non sono mai soddisfatto, tutte le squadre sono perfettibili. Per quello che potevamo fare sono contento, il presidente meno perché ci mette il grano. Non siamo riusciti ad arginare le spese, giocatori rifiutano i trasferimenti e questo porta gli esuberi a incidere molto sul monte ingaggi. Speriamo di risolvere questi problemi, sono fiducioso sulla squadra e sul contesto tecnico”.
Le cessioni sono l’aspetto più difficile del vostro lavoro?
“Si, ma se hai ambizioni come l’Avellino devi prima pensare a fare la squadra poi cedere. Se non prendi nessuno poi tutti restano, in questo momento è difficile perché non ci sono soldi e gli ingaggi sono pesantissimi. È molto difficile far quadrare i conti, speriamo di ottenere il risultato pieno così da alleviare il peso delle tasche”.
Cos’è cambiato nel calciomercato in questi anni?
“Non mi piacciono le relazioni tra colleghi e con gli agenti sempre più invadenti, così come i presidenti. Prima c’era un modo diverso di relazionarsi, c’era quasi un mutuo soccorso. C’era più attenzione a curare gli interessi generali e una politica di sistema, rispettando le varie componenti. Mi dispiace che questo stia venendo meno, si parla sempre di uno sport e ci vorrebbe più umanità e sensibilità”.
Con una macchina del tempo a quale periodo ti piacerebbe tornare?
“Questo è il mio 50esimo campionato, ho iniziato da ragazzo e ne ho visti di ogni. Ritorno al mio stupore al primo giorno di mercato, ero un giovane dirigente della Roma e ho scoperto questo mondo eccezionale. Facendo l’accredito ho trovato i carabinieri perché Campana aveva bloccato il calciomercato. Un decreto legge di Andreotti lo restituì, ma volevo sparire dal mondo quando il mio sogno era scomparso per una denuncia di Campana. Fortunatamente intervenne il governo e quello stupore per me fu indimenticabile. Il colpo indimenticabile è quello mancato, per me il colpo importante è sempre il prossimo, ma quello realizzato e poi svanito per incomprensioni tecniche fu George Weah al Napoli, sarebbe costato pochissimo e avrebbe reso da Pallone d’Oro”.