Lotito: "Ho preso la Lazio dalle macerie, adesso ha un peso nelle istituzioni"
Nel corso dell’evento 'Diario di un sogno', per celebrare il trentennale dello Scudetto vinto dalla Lazio nel 1974, ha parlato dal palco della sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica il presidente biancoceleste Claudio Lotito:
"Oggi quando ho visto la squadra che dava il cinque a ognuno di loro, ho detto oggi vinciamo. La squadra aveva una maggior responsabilità, non potevano perdere per il pubblico ma anche per questi giocatori che dimostrano ancora grande attaccamento, cosa che magari manca in questo momento. Lenzini è morto con la luce staccata a casa per la Lazio, qualcuno questo lo dimentica. Lenzini era un buono, ho fatto venire i nipoti apposta perché il calcio lo fanno i giocatori, gli allenatori e la società. Senza la società non ci sono giocatori o allenatori. Nel calcio italiano non mancano giocatori o allenatori, mancano presidenti che si dedicano con passione a coltivare e tramandare questi valori. A prescindere dalla proprietà della società, io sono un custode di questi valori che devono essere mantenuti e tramandati. Oggi siamo qui per questo, dobbiamo trasmettere questi valori che fanno parte della storia della Lazio. Sento questa responsabilità, un mio precursore in periodo di guerra donò il campo per fare gli orti di guerra.
La Lazio è spirito di sacrifico verso il prossimo, il calcio con questo potere mediatico che ha deve essere un esempio. Bisogna essere al servizio di gente meno fortunata, pensate quante persone hanno potuto superare le difficoltà grazie a questa grande squadra. Capisco che questi sono valori di un calcio romantico, ma questo sono i vostri valori. Oggi lo dico senza timore di essere smentito, nel settore giovanile siamo in quasi tutte le fasi finali, la femminile ha vinto il campionato e stiamo costruendo un grande futuro. Ho preso la Lazio che era in macerie con 550 milioni di debiti, la Lazio adesso conta e ha un peso nelle istituzioni e questo non va mai dimenticato. Se rimaniamo uniti, si vince. Senza unità non si va da nessuna parte. Il dodicesimo uomo in campo non è una teoria, è un valore aggiunto. I giocatori devono sentire la responsabilità e l’orgoglio dell’appartenenza. Poi si può vincere, ma quello che conta è l’atteggiamento. Tutti devono fare in modo di dare il loro contributo. Il calcio è passione e noi dobbiamo usarla per aiutare le persone. Se noi siamo qui è perche questa società c’è ancora, nel 2004 questa società non c’era praticamente più. Voglio parlare di questa squadra perché la squadra del ‘74 e il presidente Lenzini mi hanno insegnato molto, loro credono nei valori della Lazio e si sono battuti per la Lazio.
Sento la responsabilità della storia della Lazio, spero anche di poter lottare per lo scudetto come fece questa Lazio del ‘74. Io la storia la continuo e la metto in pratica, fatti e non parole. Il tema è presentare il progetto del Flaminio che è stato visto, spero che possa ricevere l’approvazione. Chi l’ha visto ha parlato di un capolavoro, lo adegueremo alle esigenze dei nostri tifosi sperando di fare una cosa fatta bene. Stiamo facendo i lavori dell’academy dove a Formello faremo altri 7 campi con scuola e foresteria", ha concluso.