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La vedova di Socrates: "10 anni senza. Il Brasile ha perso parte della sua luce"

ESCLUSIVA TMW - La vedova di Socrates: "10 anni senza. Il Brasile ha perso parte della sua luce"TUTTO mercato WEB
sabato 4 dicembre 2021, 09:30Serie A
di Lorenzo Marucci

Dieci anni fa ci lasciava il dottor Socrates, un calciatore pensatore, un giocatore-filosofo che ha impresso una grande traccia nel mondo del pallone e non solo. Di lui, centrocampista di spicco della Selecao (noto anche come il Tacco di Dio) si ricorda pure il suo periodo alla Fiorentina, nella stagione 1984-85 che non fu però per svariati motivi all'altezza della sua fama. Adesso, a due lustri dalla sua morte, la vedova di Socrates, Katia Bagnarelli, dice a Tuttomercatoweb.com: "Socrates è stato un sogno. Dieci anni dopo, svegliandomi da questo sogno penso ancora che il mondo ha perso uno suoi più appassionati e appassionanti cittadini. E' stato in mezzo ai più poveri e si è impegnato a trasformare i cuori più duri dei ricchi. Mi viene in mente che cosa sarebbe oggi nei giorni tragici della pandemia e del calcio che stiamo vivendo. Il Brasile ha perso una parte della sua luce quando Socrates ci ha lasciato. Io ho perso tutto. Socrates è stato un sogno e dopo di lui non potrei più avere il coraggio di sognare"

Socrates e l'Italia: cosa si sente di dire?
"Amo l'Italia da cui io discendo, come si capisce dal mio cognome. E l'Italia ha amato Sócrates e Sócrates me l'ha fatta amare. L'Italia degli abbracci e degli addii, l'Italia che accoglie ed è accolta. Di questi ricordi da dove spunta sempre un po' di nostalgia, restano le parole preferite del dottore che risuonavano in un 'amore mio' che incantavano e facevano sorridere. Domani, ricordare, mangiare, ringraziare... e tutto bene. Ecco alcune delle parole italiane che mi restano in mente di Socrates.
Nelle sue parole, il testo che più mi piace leggere e rileggere qui in Brasile, mi avvicina all'Italia e agli italiani e a tutto quello che non è stato possibile vivere.
ecco cosa ha scritto il Dottore.

"Scoperte italiane"
Arrivai in Italia dopo la frustrante sconfitta al congresso nazionale brasiliano per ottenere le elezioni dirette. Fu uno choc per tutti noi che eravamo coinvolti in questa campagna. E fu questa la principale ragione per cui dissi di sì alla proposta della Fiorentina. Là inizia a convivere con un altro popolo, una nuova cultura, lasciando temporaneamente le lotte intraprese, come se non credessi più nelle trasformazioni che mi sarebbe piaciuto che accadessero nel mio paese. Lasciai il Brasile in mezzo ad una magnifica mobilitazione popolare per la ridemocratizzazione e nel pieno processo della democrazia corintiana. Nel dialogo col pubblico avemmo una straordinaria fiducia per affrontare tutte le difficoltà che stavamo incontrando. Prendemmo il coraggio e la fiducia della tifoseria corintiana. Partecipavamo attivamente alla costruzione di una società differente e ogni giorno stavamo imparando cose nuove. La maggior ricchezza che si può conquistare vivendo in un mondo come questo e la la relazione umana e le sue derivazioni. Rompere tutto questo per una struttura molto più matura non è stato per niente facile.
E' chiaro che ero curioso di conoscere nei dettagli quella civiltà tanto antica e interessante dell'Italia, e per questo non mi bastava entrare in campo e giocare a calcio. Volevo avere accesso al modo di pensare e di agire degli italiani. Scoprire che cammino hanno fatto per arrivare a ciò che sono oggi. Immergermi nella loro cultura. In Brasile giocando a calcio, sport molto popolare, era facile incontrare persona di cultura, avvicinarsi all'arte a categorie di vario genere. Così poter essere in Italia mi dava la grande curiosità di poter vivere e conoscere un'altra cultura, altri usi e costumi. Ma restai deluso perchè questo non fu possibile. Mi sentivo imprigionato, controllato e estremamente limitato nel contatto con il pubblico: i media non collaboravano perchè questo accadesse e così ho tentato di farlo in altri modi"

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