Davide Moro: "Empoli è la mia vita calcistica. Ora sono pronto ad allenare i grandi"
Giocatore più presente dell'Empoli con le sue 308 presenze, Davide Moro ci dice la sua sull'ottimo inizio degli azzurri e di come è pronto a tuffarsi nella sua nuova carriera di allenatore. In esclusiva per Tuttomercatoweb.
Davide Moro, l'Empoli è una delle rivelazioni di questo inizio campionato: zero sconfitte nonostante nel calendario ci fossero Roma, Bologna e Juventus
"La classifica va vista alla fine, ma questi risultati danno morale. La squadra sta convincendo, sembra che sita insieme da anni. E questo nonostante ci siano dei volti nuovi e altri sono andati via. Mi sorprende questa unione e come affrontano le partite. Ora devono battere il ferro finché è caldo".
Il club è stato bravo a dare una chance a Roberto D'Aversa, rilanciandolo dopo il censurabile episodio di sei mesi fa sulla panchina del Lecce
"Ottimo allenatore e lo ha dimostrato. Quel che è successo l'anno scorso può averlo penalizzato a livello di immagine, ma non di qualità. L'Empoli ha visto in lui un senso di rivalsa, di rimettersi in gioco e riconquistarsi la fiducia che era persa dopo quel gesto".
Fazzini è il gioiello destinato a finire in vetrina al termine della stagione
"L'esperienza dell'anno scorso gli è servita, quest'anno è partito molto meglio e se lo merita. È un ragazzo d'oro e umile, per me farà strada".
Hai allenato le giovanili dell'Empoli dal 2020. C'è qualche talento in rampa di lancio?
"Nell'Under 16 che ho allenato ci sono giovani interessanti, ma dipende da loro perché a fare la differenza è la testa. Sono comunque fiducioso che più di uno andrà in prima squadra".
Cos'è per te l'Empoli?
"Gran parte della mia vita calcistica, mi ha fatto fare l'allenatore delle giovanili. Mi ha dato sicurezza, consapevolezza e mi ha fatto crescere. Avevo 13 anni quando sono entrato nel settore giovanile, facendo tutta la trafila. Sono toscano d'adozione".
Momento più bello?
"Vari, diciamo che la vittoria dalla B alla A con Mario Somma è speciale, perché venivo da un anno a Varese in C1 dove eravamo retrocessi e poi falliti. E mi sono ritrovato dodici mesi dopo in A. Poi la Coppa UEFA con l'Empoli e la finale dei playout del 2012 contro il Vicenza: sotto di due gol a 20 minuti dalla fine, la ribaltiamo, vinciamo 3-2 e ci salviamo. Un'emozione fortissima".
A proposito di Coppa UEFA, ma perché nell'unica chance dell'Empoli giocaste con le seconde linee?
"Purtroppo è stata una scelta societaria che ha penalizzato. Se l'hanno fatta è perché speravano di passare il turno. E perché pensavano che quella partita potesse togliere forza in vista di un'importante sfida di campionato, che dovevamo giocare contro il Siena. Speravano fosse ugualmente sufficiente per passare il turno ma trovammo uno Zurigo in gran forma"
Parliamo del tuo futuro
"Inizierò lunedì il corso UEFA Pro a Coverciano e spero poi di allenare una prima squadra. Mi sento sufficientemente pronto per iniziare e mi vedo bene nelle vesti di allenatore, il calcio è la mia vita".
Quanto ti ha formato allenare i giovani
"Tantissimo. Dopo aver appeso le scarpette al chiodo, per due anni di fila non ho voluto allenare apposta, avevo bisogno di staccare. Non che non mi sentissi pronto, non lo ero a sufficienza. Giocare e allenare sono due cose opposte, perché devi trasferire le tue idee ed esse devono essere chiare. Iniziare con le giovanili mi ha fatto crescere moltissimo e dato la consapevolezza di poter provare con i grandi, poi la metodologia di lavoro si scosta di poco. Alla fine sono quelle le cose del calcio, cambia tutto il contorno".
Da chi prendi ispirazione?
"Ho visto tante partite, dai campionati inglesi a quello spagnolo e italiano. Ho lavorato una vita con Sarri e inevitabilmente sto prendendo da lui. Ma ho preso un po' da tutti, facendomi un'idea per metterla in pratica".
Modulo preferito?
"Al di là dei moduli c'è l'efficacia con cui lo proponi. In un'azione il modulo cambia 6-7 volte e devi mettere dei concetti che vuoi ritrovare. Poi magari posso difendermi in un altro modo".
Quanto è cambiato il calcio in questi anni?
"La tattica è cambiata sicuramente molto, perché ci sono sempre più squadre che giocano e non buttano via la palla andando alla ricerca dell'uomo libero ed in questo bisogna essere preparati anche perché l'uomo libero varia a seconda della pressione della avversario. Non c'è niente di giusto o sbagliato, devi essere bravo a capire il momento per usare lo stile più efficace. E devi essere credibile agli occhi dei giocatori, loro devono vedere che credi fortemente nella tua idea di gioco. Puoi rimodularla, ma non perderla".