Milan, Conceiçao: "Inzaghi vuole il triplete, noi due trofei. Portavoce? Fatto con cattiveria"

È scoppiato il caos nel Milan con le rivelazioni del portavoce di Sergio Conceiçao smentite dallo stesso allenatore: l'attacco al club, però, è evidente, così come sono evidenti le motivazioni di quanto scritto. Conceiçao parlerà tra poco in conferenza stampa alla vigilia di Lecce-Milan.
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13:33 | Comincia la conferenza stampa.
Siamo un po' tutti disorientati da ciò che è uscito nella serata di ieri...
"Mi dispiace di tutta questa situazione. Voglio capirne di più anche nelle sedi legali. Non si capisce ciò che mi ha fatto questo collaboratore, non so se per cattiveria o se pagato da qualcuno. Un giornalista mi ha mandato uno screen dei punti che lui ha mandato, lo ha fatto sicuramente per cattiveria. Mi dispiace per tutti, anche per chi lavora qua al Milan. Noi siamo qua tutti i giorni, Ibra e Moncada sono qui tutti i giorni, parliamo con la squadra, abbiamo lavorato in una settimana pulita. Dal Porto sono uscito in una situazione non bella e non ho ancora mai parlato di quello che mi successe al Porto; figuriamoci se, qua, quando ancora non sono andato via, mi metto a parlare di ciò che succede. Dovrà risponderne nelle sedi legali".
Che settimana è stata?
"Importante lavorare con tutti i giocatori, perché fino ad ora non c'era mai stato tempo. Se uno gioca nel Milan e non ha voglia, allora già non va bene. Quindi qua non si deve parlare di voglia, quella viene già indossando questa maglia. Poi in allenamento io vedo chi mi dà più garanzie per iniziare la partita. Tutti mi hanno dato buone risposte, poi decido io".
Come si esce da questo periodo negativo?
"Con i risultati. Ci vogliono due caratteristiche importanti: lavorare al massimo facendo di più come squadra e limitare gli episodi, gli errori non forzati, la sfortuna che abbiamo in partita. Non c'è altra strada se non lavorare. Non si deve credere per credere, ma credere per fare".
C'è ancora modo di raggiungere la Champions?
"Da quando sono arrivato qua ci sono state partite decisive. Non dobbiamo pensare troppo in là: abbiamo 13 partite sicure, 11 in campionato e le due in Coppa Italia. Vedendo le dichiarazioni di Inzaghi, ha detto che possono fare il triplete, ma noi possiamo vincerne due anche in una stagione negativa".
Vede nei suoi giocatori voglia di reazione?
"Sì si, la voglia la vedo. Sono convinto che tutti siano molto vogliosi. Quando sono arrivato qua abbiamo avuto 10 giorni incredibili con la Supercoppa, poi contro il Cagliari si è persa quell'anima e quell'energia grandissima presa a Riyad. Come media punti eravamo dietro il Napoli in campionato, poi dopo Zagabria è stato brutto con tanti errori, miei e dei giocatori. Le due partite col Feyenoord c'è stata un po' di sfortuna, a livello di mentalità sembravamo essere un po' più sereni, ma anche alcune decisioni sono al limite: tante volte l'arbitro non ammonisce sulle simulazioni, Theo è stato espulso. Abbiamo perso l'anima e non la dobbiamo perdere, altrimenti cadiamo in un buco. So che sono parole, ma a me costa, costa come ai tifosi. Mi costa stare qua a parlare con voi. L'Arsenal ha battuto 1-7 il PSV e l'anno scorso col Porto ci ho perso solo ai rigori. Non è che da un giorno all'altro non capisco di calcio, non è che sono arrivato dal niente. Io devo giustificare tutti i giorni il perché devo essere l'allenatore del Milan. Voi lo sapete che qua ci sono problemi grandissimi: a livello di ambiente e di mentalità. Ma l'unica soluzione è vincere. La settimana è stata molto buona a livello di lavoro, ma questo non vuol dire che domani vai a Lecce e vinci. Non bisogna guardare indietro, ma avanti".
Formazione piena di altri giocatori?
"Sono il primo che non voglio perdere: sarei masochista se mettessi una squadra che io penso non sia la migliore per vincere la partita. Pagano i leader domani? Sono io il leader, sono io che pago".
Quanto manca per vedere il Milan che vuole lei tatticamente?
"Si sta lavorando. In questo momento non voglio entrare nello specifico. Giampaolo sarebbe contento se dicessi qualcosa del genere. Stiamo lavorando, la settimana è stata importante per le dinamiche che vogliamo quando abbiamo e non abbiamo la palla".
Gimenez è in buone condizioni o ancora non ha smaltito l'infortunio di quando è arrivato?
"Sta lavorando. Arriva in un campionato che non è per niente facile, è diverso in Italia. C'è sempre un periodo di adattamento, è assolutamente normale. Non abbiamo castrato la sua qualità mettendogli un giocatore vicino. Ci stiamo lavorando e lui è molto concentrato sul suo lavoro, ha fatto una bella settimana di allenamenti. Ho visto tanti giocatori che sono arrivati in Italia, vedi Retegui, e hanno fatto fatica inizialmente. Non è facile arrivare in Italia e fare subito 15-20 gol. Lui lo vuole e lo voglio anche io, ma sta lavorando".
Nei momenti topici delle partite alcuni esponenti della squadra commettono qualcosa di imprevedibile e fuori contesto. Tutto questo è per caso conseguenza di un clima di emotività eccessiva? Mancanza di serenità?
"Noi cerchiamo di tranquillizzare i giocatori in quei momenti, non è che se le cose non vanno bene dobbiamo reagire con poca intelligenza. Quest'anno l'ambiente dall'inizio non è bellissimo, noi dobbiamo concentrarci su cosa possiamo controllare: la prestazione. I giocatori devono avere questa responsabilità. Ci sono momenti di una squadra che molti cercano di fare il passo giusto ma comunque non succede".
Cosa ha sbagliato Conceiçao?
"Ho sbagliato come sbagliano tutti gli allenatori. Nei principi e di una dinamica di squadra ho le mie caratteristiche personali, quello che faccio lo faccio pensando al meglio. In questo percorso che ho avuto ci sono state più soddisfazioni che cose negative. Fuori dal gioco io e il mio staff abbiamo le nostre dinamiche, sono dinamiche dove il rispetto tra loro, tra lo staff tecnico e loro, tra loro e chi lavora qua è importante. Sono cose che dico anche ai miei figli. Come campo dico che è stata la prima settimana di lavoro sul campo che ho avuto a disposizione. Io provo a sbagliare il meno possibile. Un'esperienza così, anche nei momenti difficili, ti fa crescere".
Dall'interno come state vivendo questa situazione?
"Cerchiamo di essere molto concentrati sul lavoro. Zlatan e Moncada sono tutti i giorni qua per fare il meglio per la squadra. Dobbiamo concentrarci su quello che possiamo controllare, fuori sono liberi di giudicare. Qualcuno è stato anche il mio allenatore... Sacchi due mesi fa ha detto che ero un signor allenatore, oggi mi spacca tutti i giorni. Lui ha avuto grandissimi campioni ed ha vinto, gli ho anche mandato un messaggio e non mi ha risposto. Viviamo del momento, c'è grande rispetto, le persone possono dire quello che vogliono".
Cosa ha notato in questi due mesi sui giocatori più rappresentativi che spesso hanno deluso?
"Ci sono due cose. L'allenatore con i giocatori e Sergio Conceiçao con Leao, Theo e Maignan. La persona è una cosa, l'allenatore è un'altra. L'ha detto anche un grandissimo come Ancelotti. Come persone sono grandissime persone, come professionisti hanno alti e bassi come tutti. Sono giocatori che hanno dimostrato che qua al Milan possono fare la differenza perché hanno una qualità enorme".
Dopo Zagabria disse che mancava la base: è una situazione irrecuperabile?
"A Zagabria abbiamo preso un gol che succede poche volte, poi c'è stata l'espulsione di Musah e abbiamo anche pareggiato. La base di cui parlavo era l'ambizione che ci portava direttamente agli ottavi di finale. Parlare dopo una sconfitta... Io sono appassionato, vivo le cose in questo modo. Anche se vinco non ho un sorriso pieno, la vivo così tutti i giorni. Sono fatto così, è il mio carattere. Ho 50 anni, è difficile che cambierò. Neanche quando giocavo con i miei figli ero tranquillo, figuriamoci ora nel mio sogno professionale che è stare qua al Milan. È il mio modo di vivere le cose come allenatore. Questa base è avere questo atteggiamento e voglia di migliorare. La vedo? Sì, è chiaro. Altrimenti che ci stavo a fare qua. È difficile spiegare. Contro la Lazio i primi 15 minuti sono stati bruttissimi, ma non era stanchezza. L'ambiente era difficile per i giocatori. Devo stare con la mia squadra, con i miei giocatori e dargli gioia e piacere in un momento difficile. Come uomini e come persone a volte guadagniamo qualcosa in più se pensiamo alle cose positive".
Che cosa le piacerebbe vedere di quel suo Porto che oggi non riesce a vedere qui?
"Parlavo di questo quando ho visto la partita dell'Arsenal... La solidità, la compattezza della squadra, anche con meno qualità rispetto ai giocatori che ho oggi, era fantastica. Deve essere un comportamento armonioso, dove tutti sanno cosa stiamo facendo per rubare palla agli avversari. Tutti i giocatori devono avere un comportamento da soldato: sto trovando più difficoltà di far passare questo messaggio. Ora stiamo lavorando con chi ha giocato di più, abbiamo cominciato questa settimana. Vedremo qualcosa di diverso già domani? Io lavoro veramente su questo... Domani un Milan migliore? Dopo una settimana? Va bene, accetto la sfida (sorride, ndr)".
Termina qui la conferenza.
