Caso tamponi per la Lazio, oggi il terzo grado di giudizio: Lotito rischia la carica federale
Pomeriggio di fuoco a Roma. Al Salone d'onore del Coni, alle 15, si riunirà il Collegio di Garanzia a sezioni unite per analizzare il ricorso della Lazio sulla vicenda dei tamponi. È il terzo grado della giustizia sportiva, oggi verrà messa la parola fine su una storia ormai è conosciuta, iniziata un anno fa. Quando, tra ottobre e novembre scorso, la società biancoceleste è finita nell'occhio del ciclone per le mancate comunicazioni alle Asl locali delle positività dei calciatori, il mancato isolamento di alcuni di loro e addirittura all'impiego di uno di loro.
Si riparte dall'ultima sentenza emessa a fine aprile. Quel giorno Lotito chiedeva e sperava nella piena assoluzione dopo il verdetto di primo grado, che lo aveva squalificato per 7 mesi per violazione dei protocolli sanitari. Invece nel secondo grado è arrivata addirittura una pena più severa, di 12 mesi, mentre sono state confermate le inibizioni di un anno ciascuno per i due medici del club, Ivo Pulcini e Fabio Rodia. La multa per la Lazio invece è stata aumentata da 150 mila a 200 mila euro. La difesa sostiene che l'obbligo di comunicazione dell'esito dei tamponi non spettava al club ma al laboratorio incaricato di fare gli esami, mentre la Corte federale ritiene il contrario: su questo punto si giocherà gran parte della partita, anche perché il Collegio di Garanzia non potrà intervenire nel merito ma solo nel diritto.
Il collegio sarà presieduto da Franco Frattini (lo stesso presidente della vicenda della partita fantasma con il Torino) e la Lazio, nella sua difesa, schiererà anche l'ex giudice costituzionale Romano Vaccarella, anche già interpellato dal club biancoceleste per la questione con i granata. Ci sarà ovviamente anche l'avvocato Gian Michele Gentile, mentre l'avvocato Giancarlo Viglione difenderà la Figc.
Tre le ipotesi: rifiuto del ricorso della Lazio, la richiesta di formulare una nuova sentenza oppure, lo scenario meno probabile, annullarla definitivamente. Nel caso in cui dovessero essere confermati i 12 mesi di squalifica, il presidente Lotito decadrebbe da ogni carica federale, perché da regolamento non si possono occupare ruoli in Figc se, nei 10 anni precedenti, si hanno accumulato più di 12 mesi d'inibizione (e Lotito arriverebbe a 14).