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Brambati: "Ai tempi ci davano il Micoren come caramelle. Vi svelo un aneddoto su Maradona"

Brambati: "Ai tempi ci davano il Micoren come caramelle. Vi svelo un aneddoto su Maradona"TUTTO mercato WEB
ieri alle 20:08Serie A
di Pierpaolo Matrone

Massimo Brambati, ex calciatore, ha rilasciato un'intervista a La Gazzetta dello Sport nel corso della quale ha ripercorso la sua carriera: "Di recente a Torino sono andato a rivedere il pensionato in cui vivevo. Il debutto in Serie A nel 1986, Torino-Milan 2-0, Gigi Radice che mi fa entrare al posto del grande Junior. Una volta, in allenamento, provavamo i cambi di gioco da una fascia all’altra e venni abbinato a Junior. Lui da 40-50 metri mi serviva la palla sui piedi. Io no, gliela lanciavo sbilenca, a metri di distanza. Così prese un fazzoletto e lo sventolò: “Ehi, Briegel, io sto aqui!”. Radice – di cui facevo l’imitazione in spogliatoio, e lui si divertiva – mi chiamava Briegel perché diceva che gli ricordavo il tedesco del Verona. Il Toro mi è rimasto dentro e ai tifosi dico che il presidente Cairo ha salvato la società e la tiene in Serie A a buoni livelli. Il calcio è complicato e Cairo è un imprenditore di successo. Non so in quale serie giocherebbe il Toro, senza Cairo".

Maradona, Platini, Baggio, Rummenigge, Van Basten, Gullit… In quegli anni, tra Toro, Empoli e Bari, lei ha marcato una batteria di fenomeni.
"Tutti grandissimi, ma Maradona apparteneva a un’altra galassia. Quanto l’ho menato. Vi racconto questa. Partita d’addio di Ciro Ferrara, a Napoli. Faccio parte dell’organizzazione e sono nel tunnel dello stadio quando arriva Diego, circondato da un gruppo di persone. Mi vede, si fa largo, mi abbraccia e io, senza volerlo, per l’emozione gli pesto un piede. Lui: “C…., Massimo, mi picchi anche qui?”. Era un calcio più umano".

Anno 1996, muore il suo grande amico e compagno Enrico Cucchi (a trent’anni per un melanoma, ndr) e lei racconta che al funerale tanti giocatori parlavano di rigori e di mercato…
"Più che altro mi sembrava che fossero lì perché dovevano. Il dramma di Enrico l’ho vissuto da vicino. Eravamo stati compagni di camera sia all’Empoli sia al Bari. Aveva un neo su una gamba e un giorno, per un infortunio, lo mandarono a fare degli ultrasuoni proprio su quella parte lì. Il neo crebbe, si trasformò, diventò un tumore terribile. E ricordo la tragedia di Massimiliano Catena (scomparso in un incidente stradale vicino a Cosenza nel 1992, ndr). Eravamo giovani e calciatori, ci sentivamo invincibili, eppure si moriva. Cucchi, un centrocampista forte, mi raccontava che nell’Inter aveva segnato un gol con le scarpe da sformare che gli aveva dato Rummenigge, uno dei miei idoli da interista".

Il caso Cucchi ci rimanda all’abuso di farmaci.
"Ci davano le pasticche di Micoren come se fossero state caramelle: per migliorare la respirazione, dicevano. In un club, un’altra pastiglia: per aumentare i riflessi, spiegavano".

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