Beppe Baresi ricorda Brehme: "Compagno di tante avventure, sarà una grande mancanza"
"Ho un ricordo nitido di Andy di quando era appena arrivato, poi ha preso un po’ il mio ruolo e l’ha interpretato in maniera moderna, faceva assist e gol ed era un grande campione in campo e fuori. L’avevo sentito anche negli ultimi mesi, sempre con il sorriso, è stato un compagno di tante avventure. Sarà una grande mancanza per tutti noi e per i colori nerazzurri". Così Beppe Baresi, tramite i canali ufficiali dell'Inter, ha voluto salutare Andreas Brehme, scomparso oggi all'età di 63 anni,
Un Mondiale con la sua Germania, uno Scudetto con la sua Inter e pure una Coppa UEFA, oltre a tanti altri trofei. Ha vinto tanto e ha fatto spesso parlare di sé Andreas Brehme, magico interprete della fascia sinistra di una grande Inter e di una straordinaria Germania. Si è fatto amare un po' ovunque abbia giocato in carriera, il tedesco nato ad Amburgo e spentosi oggi all'età di 63 anni dopo un problema cardiaco che non gli ha lasciato scampo.
"È stato il miglior calciatore con cui abbia mai giocato", disse di lui Lothar Matthaus. "Lo conosco da 20 anni e non so ancora se sia destro o sinistro", raccontava invece Franz Beckenbauer. Due pareri autorevoli di chi lo conosceva bene, che spiegano un po' più nel dettaglio quanto fosse alta la considerazione per lui all'interno del mondo del pallone. Terzino di fascia sinistra, ma come detto naturalmente ambidestro, Brehme aveva una straordinaria intelligenza tattica, uno spirito agonistico fuori dal comune e talmente tanta qualità da arrivare a segnare quasi 100 gol in carriera. Quello più importante? Il rigore trasformato in finale a Italia '90 che regalerà il titolo alla sua Germania.
Dopo gli inizi con Saarbrucken e poi Kaiserslautern, Brehme gioca due stagioni al Bayern Monaco prima di essere ceduto nel 1988, insieme a Matthaus, all'Inter. Arrivato fra lo scetticismo generale a Milano, Brehme si impone rapidamente con Giovanni Trapattoni in panchina, diventando subito punto fermo dei nerazzurri e colonna portante della squadra che vincerà lo Scudetto nel 1989. Le stagioni successive arriveranno poi la Supercoppa Italiana e la Coppa UEFA, nel 1991. Un'avventura nerazzurra di quasi 4 anni che entrerà nella testa del terzino tedesco che anche dopo aver chiuso col calcio giocato non perdeva occasione per ricordare la sua fede interista.