Alli: "Ho più ferocia che mai, voglio il Mondiale. Conte? Mi è piaciuto tanto lavorarci"

Dele Alli ha un passato da giocatore di livello assoluto e un presente che si chiama Como, dove vuole rilanciarsi. Nell'intervista rilasciata al sito ufficiale del club lariano, l'ex Tottenham, ha parlato del fatto che Fabregas abbia detto che sarà un mentore per gli altri: "Non so come sarò in questo ruolo, ma sicuramente cercherò di aiutarli in veste di giocatore con più esperienza. Vorrei che imparassero dagli errori che ho commesso io nelle prime fasi della mia carriera. È un gruppo di giocatori davvero talentuosi. Non mi aspettavo che fossero così bravi. Il livello è alto e alcuni ragazzi hanno capacità incredibili".
Ha avuto anche Conte come allenatore.
"Mi è piaciuto tanto lavorare con lui. Era la fine del mio periodo al Tottenham. Ho sempre avuto rispetto per tutto ciò che ha fatto lì durante il mio periodo con il club e per il suo metodo, così come per la passione che metteva in ogni aspetto, è stato incredibile".
Con Pochettino invece che rapporto ha avuto?
"Mi diceva sempre di essere me stesso. Non mi correggeva su cose superflue, mentre invece altri allenatori lo avrebbero fatto. Semplicemente, mi lasciava esprimere nel modo in cui preferivo. vere libertà in campo è fondamentale. Come calciatori, ognuno di noi ha il proprio stile, il proprio modo di giocare. A volte il calcio può diventare troppo schematico. 'Devi correre qui, passare lì' e per me questo toglie la bellezza al gioco. ogliamo intrattenere, vogliamo fare i nostri giochi, e ogni giocatore è diverso, porta qualcosa di unico. A volte capita che pensi a una giocata sul momento e funziona, senza che fosse programmata. Credo che allontanarsi un po’ dalla rigidità della tattica e mantenere la propria personalità è importante".
Quali sono stati gli avversari più difficili da affrontare?
"Ovviamente, non è mai capitato che ci marcassimo direttamente. Ma per me, Messi è il più forte. Kevin de Bruyne è un altro giocatore che metto sempre tra i più forti, perché giochiamo in posizioni simili. Spesso mi capitava di trovarmi dietro di lui, vedevo gli spazi e pensavo: 'Ti prego, ti prego, non vedere quel passaggio'. E invece lo vedeva sempre e andava alla perfezione. È una dote che rispetto moltissimo".
A chi deve dire grazie perché le è stato sempre accanto?
"Ci sono state diverse persone. Fin da piccolo, ovviamente la famiglia che mi ha adottato. Il mio allenatore Dan Micciche e poi Carl Robinson. Fino ai 16 anni, sono stati punti di riferimento fondamentali, dandomi la possibilità di giocare a livello professionistico quando ero ancora così giovane. Poi, quando sono arrivato al Tottenham, Poch e tutto il suo staff. Mi è già capitato di esprimere quanto significassero per me".
Qual è l’età in cui si dice che un calciatore sia nei suoi migliori anni?
"Credo sia proprio 28 anni. Quindi decisamente non ho ancora finito qui. ono una persona molto ambiziosa. Ora ho più ferocia che mai. Gli ultimi due anni sono stati tosti per me, ho dovuto imparare molto e crescere. Credo fortemente che tutto accada per una ragione, e penso che il mio scopo ora sia unirmi al club e superare ciò che ho fatto in passato. Non penso che gli obiettivi che mi pongo siano troppo difficili da raggiungere. Come ho già detto in passato, uno dei miei traguardi più imminenti è tornare in Nazionale per il Mondiale 2026. Ed è ancora la mia intenzione".
Il gioco del Como può aiutarla?
"Sì, è sicuramente spettacolare. Mi sento davvero legato alla squadra. Ora, quando guardo le partite, le seguo con emozione, esulto, e noto come ci sia alta qualità sul campo. Non vedo l’ora di scendere in campo e farne parte. La nostra squadra non gioca come avevo immaginato. Mi ha sorpreso il modo in cui il Como interpreta il calcio grazie al sistema che Cesc ha creato e quanto sia diverso rispetto a tutte le squadre che abbiamo affrontato. Crea molti problemi agli avversari ed è un piacere da guardare. È sicuramente un campionato molto duro, e tutti sanno che è tra i più competitivi al mondo".
Qual è la squadra ideale per un calcetto? Può scegliere solo chi ha giocato con lei.
"In porta metto Hugo Lloris. In difesa, Kyle Walker. Mousa Dembélé deve esserci per forza. Harry Kane. Sta diventando una squadra del Tottenham, vero? Ne manca solo uno, chi metto? Direi Jadon Sancho. È cresciuto giocando a calcio in strada come me. Sarebbe l’aggiunta perfetta per la squadra".
Lei è un tipo superstizioso?
"Lo sono molto. Le mie principali superstizioni sono ad esempio il fatto che mangio sempre spaghetti alla bolognese il giorno prima della partita e anche come pasto pre-partita, ma mai in altri giorni. Il giorno della partita, quando mi sveglio, mi vesto sempre prima dalla parte destra e poi passo al lato sinistro. Ah, e ho gli stessi parastinchi da quando giocavo nell’Under 11… quindi se qualcuno li perde…".
Come va con l'italiano?
"Sto iniziando a prendere lezioni. So ordinare un caffè alla perfezione (sorride, ndr). Per ora è difficile. Inizierò le lezioni la prossima settimana. I ragazzi in squadra mi insegnano qualche parola, ma alcuni mentono! Mi dicono che una frase significa 'ciao, come stai?', poi vengo a scoprire da qualcun altro che non posso assolutamente dirla a voce alta. Mi serve un insegnante che sia professionale. Spero di parlare italiano in modo scorrevole entro la fine dell’anno. Questo è il piano".
C'è qualcosa in cui è bravo al dilà del calcio?
"Trucchi di magia e il cubo di Rubik. Riesco a risolverlo abbastanza velocemente. Dico ‘abbastanza’ perché ho visto gente farlo in 30 secondi, io non sono ancora a quel livello. Il mio record è di due minuti".
Come chiamerebbe la sua barca?
"Bella domanda. Dele-Light, come delight (delizia, ndr). Capito?".
Qual è il suo motto nella vita?
"Mai arrendersi. Penso sia fondamentale ed è qualcosa in cui credo tanto. Qualunque cosa accada, qualsiasi cosa mi succeda, alla fine voglio che la gente dica di me: 'Almeno non si è mai arreso'".
