Evan Ndicka, colpito da un malore contro l'Udinese. Ma tutto è bene quel che finisce così
Ce ne fossero di parametri zero così. Questo deve pensare Daniele De Rossi, tecnico della Roma, ogni volta che pensa che Evan Ndicka è arrivato da svincolato. Perché se è vero che il camerunese è stato acquistato a fine contratto dell'Eintracht Francoforte, dall'altra parte è diventato uno dei leader difensivi dei giallorossi, il perfetto compagno di reparto di Gianluca Mancini nella retroguardia a quattro utilizzata dal tecnico capitolino. Anche se non è un stato un qualcosa di calcistico ad elevarlo agli onori - forse in questo caso oneri - della cronaca non sportiva.
Perché lo scorso quattordici aprile Ndicka si portava le mani al petto e cadeva sul terreno di gioco del Friuli. Era il ventesettesimo del secondo tempo di un'Udinese-Roma che, di fatto, viene sospesa lì. Perché per il difensore si pensa a un attacco cardiaco, con due minuti di terrore e con lo stadio ammutolito. Alla fine il malore non porta all'utilizzo del defibrillatore, né sono necessarie manovre di rianimazione, visto che Ndicka è sempre rimasto cosciente e collaborativo durante l'accaduto.
Solo un grande spavento, insomma, a scongiurare quello che sembrava un copione troppe volte recitato negli stadi italiani. Il calciatore è stato poi portato all'Ospedale Santa Maria della Misericordia in codice giallo, quindi non in pericolo di vita. Nessuno, però, se la sentiva più di rientrare in campo per giocare gli ultimi minuti del match. Tutto è bene quel che finisce bene, verrebbe da dire. Oggi Evan Ndicka compie 25 anni.