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Rafael Leao verso la cessione a gennaio significa che la Serie A non ha la forza per tenersi il suo migliore giocatore. La Superlega è già arrivata e Agnelli non può farci niente

Rafael Leao verso la cessione a gennaio significa che la Serie A non ha la forza per tenersi il suo migliore giocatore. La Superlega è già arrivata e Agnelli non può farci nienteTUTTO mercato WEB
© foto di Lorenzo Di Benedetto
sabato 5 novembre 2022, 13:34Editoriale
di Andrea Losapio

Nella giornata di ieri abbiamo spiegato con tre articoli qual è la situazione di Rafael Leao. Per chi volesse la versione integrale potete trovare sotto le tre puntate in cui è diviso lo speciale.

La prima puntata: TMW - Milan, Leao ai titoli di coda? C'è distanza su qualsiasi cifra e nessun summit in programma
La seconda puntata: TMW - Il Milan si aspetta due offerte per Leao a gennaio. Una arriverà a 120 milioni
La terza puntata: TMW - Il rinnovo di Leao costerebbe al Milan almeno 95 milioni in 5 anni. Ammesso che bastino

La realtà è che c'è stato un momento in cui Maldini e Massara potevano fare firmare il contratto a Rafael Leao ma, come in altre situazioni - Donnarumma, Calhanoglu e Kessie - hanno deciso di nicchiare. Probabilmente per richieste troppo elevate, non sapendo come si sarebbe evoluta (e impennata) la sua carriera, quasi certamente perché il mancato closing con Investcorp e tutte le soluzioni contrattuali bloccate, anche di Maldini e Massara stessi, hanno portato a una stasi che significherà un probabile addio già a gennaio. Questo è quello che si aspetta il Milan: un'offerta molto importante da parte del Chelsea, che ha già parlato con il giocatore mesi fa, con 120 milioni sul piatto. Più dietro c'è il Manchester City, mentre le altre big sembrano molto lontane dallo scegliere Leao (e un investimento così corposo) sia perché ci sono obiettivi a meno, sia perché - più in generale - non hanno i soldi per imbarcarsi in un'impresa del genere. Chelsea e City possono, beati loro.

Leao voleva rimanere al Milan, questo è confermato. Il problema è nato quando il padre di Leao è stato convinto da Ted Dimvula ad affidargli la procura, salvo poi ritornare da Jorge Mendes. Lì la situazione si è complicata dannatamente, come se non lo fosse già abbastanza prima. Le due anime dei rappresentanti di Leao, uno con la procura valida - cioè Dimvula - e l'altro con quella probabilmente morale (cioè Mendes) non hanno avuto la stessa lunghezza d'onda, per usare un eufemismo carino di quel che può essere successo. I litigi sono all'ordine del giorno con trasferimenti così importanti, è normale, ma è strano che si sia arrivati a una rottura che forse non voleva nessuno. Poi, per carità, andare in Premier e guadagnare intorno ai 10 milioni l'anno, per chi ne prende ora 1,5, non è una brutta soluzione.

Quella di Leao però è una cartina tornasole che fa capire quale sarà il prossimo ruolo dell'Italia. Come per Lukaku, anche se l'Inter aveva la necessità di venderlo e forse il Milan economicamente è più sostenibile (ma perde comunque un sacco di soldi l'anno), la Serie A è una Bundesliga probabilmente un pelo più ricca e competitiva, con qualche club che può vincere il campionato dopo nove anni di regno totale della Juventus. Non si vince per. censo, in Italia, ma per merito. Farlo diventare qualcosa di ereditario rischia solo di portarti a brutte figure. La Serie A non ha la forza per tenersi il suo migliore giocatore nel mercato di gennaio, qualche domanda ce la dovremmo fare.

E poi risponderci: la Superlega, con buona pace di Andrea Agnelli, è già arrivata e si chiama Premier League. Poi è chiaro che Milan-Inter sarà più affascinante di Newcastle-Aston Villa, ma lo sarà sempre, al netto dei soldi e del merchandising. Invece costruire un'accozzaglia di x club che si spartiscono proventi come una NBA porta a un appiattimento di tutto. Niente più Coppe, solo un altro campionato, probabilmente bello, con partite che anno dopo anno si ripetono. Meglio come è ora, magari capendo che non è allontanando i tifosi, i giornalisti, l'informazione, rendendo tutto chiuso e lontano dalla gente che si può sperare di fare un prodotto migliore. Gli stadi vuoti sono una tristezza, ma alla fine sono i tifosi, con i calciatori, che ti danno quella adrenalina. E con il Covid si è ben visto.

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